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  • Pippo Russo: Zamparini, Allegri e il bonus-malus su Dybala

    Pippo Russo: Zamparini, Allegri e il bonus-malus su Dybala

    Insegnare a altri come far bene il loro mestiere. Per certuni sembra una missione, e certamente lo è per Maurizio Zamparini. Che per soprammercato ci mette quel tono soave, da mercato ittico, nel dire le cose. L’ultimo in ordine di tempo a sperimentare la vis pedagogica del presidente e patron del Palermo è stato Massimiliano Allegri. Che da allenatore della Juventus, e per di più con qualche medaglia conquistata in carriera, non si sarebbe aspettato di sentirsi dire che deve ancora crescere. Ma si sa com’è: la pedagogia è pedagogia, e in fondo viviamo l’epoca del lifelong learning, la formazione permanente.

    E tuttavia, se si allarga il discorso rispetto alle due figure (l’educatore e l’educando) di questo processo pedagogico, si scopre che il quadro della polemica presenta qualche incoerenza. A partire dal motivo per cui Zamparini ha sostenuto che Allegri, sostanzialmente, non ne capisce nulla: il mancato impiego di Paulo Dybala nella formazione iniziale scesa in campo domenica allo Stadium contro l’Udinese. Troppo poco quella mezz’ora concessa nella ripresa al giocatore, secondo Zamparini. Ma non è stato solo questo il problema. C’è che al presidente del Palermo non è proprio andata giù la giustificazione data da Allegri a proposito dell’utilizzo parziale dell’argentino: “Dybala deve ancora crescere”. Da qui la reazione di Zamparini: piuttosto cresca lui, Allegri. Affermazione forte, e non solo per il contenuto. Perché il contesto da cui quell’affermazione nasce porta a leggere in modo diverso le parole del presidente rosanero, e a dirla tutta suscita qualche imbarazzo.

    C’è infatti che è stato Zamparini a cedere Dybala alla Juventus, giusto un paio di mesi fa. Per la cifra monstre di 32 milioni più 8 di bonus (LEGGI QUI). E guardando al fatto che i bonus ammontino a un quarto della cifra base (se non è un record, poco ci manca), ci si aspetterebbe che Zamparini se ne stia muto e mansueto a attendere che maturino i benefici.

    E invece il presidente-patron del Palermo mantiene un atteggiamento sollecito verso il suo ex giocatore, quasi da padrino di cresima anziché da ex datore di lavoro. Probabile che in ciò vi sia anche della gratitudine per l’esorbitante plusvalenza realizzata, tanto più perché essa è arrivata in un momento che stava vedendo declinare la fama di Zamparini come scopritore di talenti. E questa fama rischiava di andare in frantumi proprio a causa di Dybala, arrivato nell’estate del 2012 per una cifra da azzardo, soprattutto perché spesa per un diciottenne proveniente dalla B argentina: 12 milioni. E gli esiti delle prime due stagioni parevano dare ragione agli scettici. Perché durante l’avvio della prima stagione Dybala era parso troppo acerbo e leggero fisicamente per il campionato italiano, tanto più se calato in una squadra destinata a retrocedere. Per lui, in quella stagione, più panchina che campo. E l’anno dopo, quello della promozione dalla B, il rendimento era stato da giocatore di categoria, non certo da elemento che nella serie cadetta fa la differenza. Infine, giusto per completare la negatività della prospettiva, nei giorni che precedevano l’esordio in A da neopromossa il Palermo si è visto appioppare una mazzata dal TAS di Losanna, per questioni relative proprio all’acquisto di Dybala. Una vicenda di soldi non versati a Pencilhill, il fondo d’investimento controllato da Gustavo Mascardi che reclamava per sé il pagamento del calciatore al momento dell’approdo a Palermo. Un conto salatissimo: 8 milioni (LEGGI QUI). La stessa cifra dei bonus che la Juventus sarebbe disposta a riconoscere al Palermo entro i prossimi cinque anni, ma questa è solo una coincidenza.

    Quello è stato forse l’unico momento in cui Zamparini ha maledetto di aver fatto un investimento così impegnativo. Ma per sua fortuna, con l’inizio dello scorso campionato di serie A, Paulo Dybala ha preso a mostrare il valore necessario per giustificare l’oneroso esborso dell’estate 2012. Fino a fargli raggiungere la quotazione che la Juventus ha riconosciuto al Palermo, permettendo fra l’altro a Zamparini di riprendersi la fama da scopritore di talenti. Quanto ai soldi di Mascardi, è tutto fermo. L’agente argentino ha mandato a dire che il Palermo non ha ancora pagato quanto stabilito dal TAS (LEGGI QUI). Dal canto suo, però, la società rosanero ha investito del caso la Corte Federale Svizzera, opponendosi alla sentenza.

    Se ne riparlerà. Per adesso tiene banco la polemica con Allegri. Che quando si tratta d’inserire i nuovi è un allenatore vecchio stampo: non troppi in una volta e non subito, come facevano notare anche stamattina dalle colonne della Gazzetta dello Sport. In fondo, il tecnico sta riservando a Dybala il trattamento che nella scorsa stagione è toccato a un certo Alvaro Morata. Giocatore diventato decisivo nel corso della stagione, specie in Champions. E dunque perché prendersela tanto, specie tenendo conto che si va a ficcare il naso nelle questioni interne di un altro club? Sarà mica, caro Zamparini, che col mancato impiego di Dybala tutti quei bonus a maturare rischino di trasformarsi in malus?

    @pippoevai

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