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  • Preziosi: 'Genoa-Como è la mia partita. Anche se il ricordo che ho lasciato è negativo '

    Preziosi: 'Genoa-Como è la mia partita. Anche se il ricordo che ho lasciato è negativo '

    All'antivigilia della sfida tra Genoa e Como, in programma domenica a Marassi, l'ex presidente di entrambe, Enrico Preziosi, ha parlato della gara ai taccuini de La Provincia di Como: “Sarà la mia partita - ha esordito l'imprenditore irpino - Non mi chieda per chi tifo. Scontato: Genoa. Diciotto anni non si cancellano".

    Legatissimo al Grifone, malgrado anni quanto meno burrascosi in riva al Mar Ligure, Preziosi ha raccontato quale sia il rapporto che ancora lo lega anche al club lariano: "Avete presente quando qualcuno ti fa del male, e l’unica maniera per dimenticare è cancellare? Ecco, Como mi fa quell’effetto. Abito a Lugano, e se devo attraversarla di passaggio, mi prende un sentimento di disagio. Le cose non sono mai raccontate bene. Mi spiace. Se la gente a Saronno, a Como e a Genova ha finito per insultarmi, o screditarmi, significa che qualche errore l’ho commesso anche io. Non sono soddisfatto di quanto ho fatto, perché alla fine ho perso. Se questo è il ricordo che si ha di me, ho perso“.

    Rivangando il passato Preziosi ha parlato anche delle negative vicende di Como e Saronno: "A Saronno mi hanno addebitato un fallimento arrivato due anni dopo dalla mia partenza mentre a Como mi hanno tirato un bel tranello. Con tutti i soldi che ci ho messo. Ma non ce l’ho con nessuno".

    Tornando al Genoa il Joker dice la sua sull'ultima sfortuna stagione in rossoblù, culminata con l cessione alla 777 Partners e la retrocessione in B: “Mi è spiaciuto. Anche perché era facile concludere che avevo messo il Genoa in mani sbagliate. E non era vero. Ma sono stati fatti errori importanti, come prendere Shevchenko. Urlavo al telefono con i proprietari, chiedevo 'ma cosa state facendo?'. Va beh, torneranno su“. 

    Sulla lontananza dal calcio aggiunge: "Sono sincero. In questo anno mi sono disintossicato, sono tornato a fare le cose che so fare bene, a dedicarmi alla azienda e alla famiglia con più serenità, meno frenesia. Anche le partite le guardo con più distacco: da una parte me le godo di più, dall’altra c’è meno adrenalina. Se ho voglia di tornare? Il mio calcio è finito. Questo è un calcio senz’anima, tutto business. Le proprietà straniere non vengono per passione, ma per fare affari. Il tempo dei padri padroni-tifosi, come ero io, è finito. Anche se posso farle una previsione. Tra qualche anno le proprietà straniere torneranno da dove sono venute“. 

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