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Radice, applausi ai funerali. Perché non siamo più capaci di restare in silenzio?

Radice, applausi ai funerali. Perché non siamo più capaci di restare in silenzio?

  • Mino Fuccillo
Gigi Radice, ai funerali applausi. Visti in tv gli applausi e vista in tv la gente che in ottima fede applaudiva. Ai funerali applausi. Come per chiunque muoia non nell'anonimato tenerissimo della propria famiglia. E solo della propria. Famiglia, amici e basta, allora nessuno si sogna di applaudire al funerale.

Per gli altri, per i morti che diventano morti di tutti per ciò che sono stati in vita, invece funerali con applausi. E' questo il dress code della morte pubblica.

Quando e perché abbiamo cominciato ad applaudire ai funerali, a questi funerali? Non da sempre. Qualche decennio fa non lo facevamo, nessuno la faceva e farlo ci sarebbe apparso clamorosamente, urticantemente fuori luogo. Applaudire ai funerali? Avremmo detto che quel qualcuno aveva bevuto o non ci stava con la testa.

Non da sempre, ma da qualche anno lo facciamo sempre. Perché?
Cosa applaudiamo? La morte? No di certo
. Allora la non morte, un simulacro di eternità, l'illusione irrinunciabile quanto posticcia dell'eternità? Applaudiamo la rimozione della morte dalla nostra mente che non sa più letteralmente pensarla, insomma pedestramente non la regge?

Applaudiamo noi stessi che siamo là, al funerale?
Dice: applaudiamo la vita del morto, i suoi onori e fasti in vita. Ma quello del funerale è il giorno della morte, del lutto. E allora perché nel giorno del lutto lo stesso gesto dell'atto della festa?

Già, lo stesso gesto, l'applauso, per chi se ne è andato e per chi entra in scena. Lo stesso gesto per il concorrente di turno a X Factor e la bara che esce dalla chiesa. Applausi per l'ospite che irrompe o incede per partecipare allo show e per chi è immobile dentro una cassa. Perché lo stesso gesto?

Forse perché ci piace definire la morte...come la definiamo nei racconti, notiziari e ormai anche tra la gente? La definiamo sempre o quasi assurda la morte. Assurda, quindi fuori del normale. E così, in nome di un regolamento che non esiste, l'abbiamo espulsa la morte della partita. Abbiamo dichiarato la morte colpevole dell'imperdonabile fallo di esistere.

E quindi siamo andati in corto circuito, di gesti. Ma non solo. Applaudiamo ai funerali e non riusciamo a tenere un minuto di vero silenzio e lutto in uno stadio perché non sappiamo più commuoverci davvero, se non in rarissimi casi. Perché abbiamo scisso emozione ed empatia da silenzio e riflessione. Perché consideriamo gravità e serietà degli ingombri difficili da portare. E perché la morte è pensiero complesso e ogni pensiero complesso abbiamo preso a consideralo una tassa.

Applausi ai funerali...un applauso ci resusciterà. Che in fondo è un'idea illogica solo per il pensiero logico, quello in ritirata e sconfitta. Avanza invece il pensiero magico, quello che sta vincendo. Ovunque. Nelle cose pubbliche, nella res publica. Nelle cose private. Nella tv del pomeriggio, in quella di prima e seconda serata, sui social. E per il pensiero magico un applauso che resuscita...insomma, ci sta.
Un altro esempio di pensiero magico, stavolta leggero per finire in leggerezza dopo tanto corrucciare la mente. Italia dimezzata in Europa (da quattro a due squadre in Champions, da due ad una in Europa League). Complotto e manovra anti Italia...di Moscovici! 
 

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