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  • Real vs City, i futuri campioni d'Europa in campo: i segreti di Guardiola e Ancelotti e l'eredità di Messi e Ronaldo

    Real vs City, i futuri campioni d'Europa in campo: i segreti di Guardiola e Ancelotti e l'eredità di Messi e Ronaldo

    • Gabriele Stragapede
    Il sorteggio dell’urna per i quarti di finale di Champions League è stato tanto benevolo per tutti gli appassionati del grande calcio europeo, quanto malefico per le due formazioni coinvolte, designate sin dall’inizio della competizione come le due grandi favorite per alzare la coppa dalle grandi orecchie nella finale di Wembley, che si disputerà il prossimo sabato 1° giugno 2024. Stiamo parlando, chiaramente, di Manchester City e Real Madrid, ormai una grande classica degli ultimi anni in Europa - sarà il sesto doppio confronto degli ultimi 11 anni -. Definirla una finale anticipata non sarebbe discostarsi così tanto dalla realtà: per qualità tecniche (sia individuali che di gruppo), per gioco proposto, per tecnici, per mezzi economici e per i protagonisti che riempiranno le cornici del Bernabeu e dell’Etihad Stadium nel corso della doppia sfida. Ma proviamo a scendere più a fondo a comprendere i motivi per i quali la partita di domani è quanto di meglio il calcio continentale ci possa offrire.

    ANCELOTTI VS GUARDIOLA – Martedì 9 aprile, ore 21, il primo atto prenderà vita a Madrid. Impossibile non cominciare a snocciolarne i temi, partendo dai due Signori (sì, con la S maiuscola) che siederanno sulle due panchine. Perché saranno di nuovo di fronte, dentro o fuori. Sarà Carlo Ancelotti (che raggiungerà la 200esima panchina in Champions, il primo tecnico nella storia della competizione ad arrivare a un tale traguardo) contro Pep Guardiola (a quota 170 stasera, a -14 panchine da Arsene Wenger - 184 - e a -20 dal 2° posto occupato da Sir Alex Ferguson - 190 -), due tra i migliori allenatori nella storia di questo sport meraviglioso, due signori di calcio che, in Europa, hanno regalato i momenti più iconici della loro carriera professionale. Ma partiamo da un paio di dati: 10 Champions (in complessivo), di cui 7 da manager, vinte tra campo e panchina, i tecnici con più partite nella competizione - 226 a 222 -, gli allenatori con più semifinali - 9 e 10, rispettivamente -, un record destinato ad aumentare per uno dei due, vista la posta in palio nel doppio confronto. Così diversi, ma anche così profondamente unici e accomunati da alcuni tratti. Il pellegrinaggio europeo, in primis, che li ha portati a vincere trofei in tutto il continente: Spagna, Inghilterra, Germania, quell’Italia che Pep ha toccato solo da giocatore a Brescia, ma che fu fondamentale per il suo futuro da tecnico. Ed è anche qui che c’è un tratto di somiglianza tra Guardiola e Ancelotti: esatto, Carlo Mazzone, maestro di vita (e di calcio) di Pep e da sempre ammirato da Re Carlo – la svolta della carriera di un certo Andrea Pirlo non vi dice nulla? -. E domani sera saranno di nuovo avversari: Real Madrid e Manchester City si sfidano per il terzo anno consecutivo in Champions League (e per i due allenatori è la quarta battaglia in semifinale, visto anche il precedente del 2014 con vittoria dei Blancos sul Bayern Monaco), tra tutti gli scontri, Carlo vince 2-1 e chi ha passato il turno, ha poi alzato la coppa. Un destino mica male…

    DREAM TEAM VS GALACTICOS, DENARO VS STORIA – Un destino che vedrà queste due formazioni giocarsi ogni goccia di sudore per raggiungere l’ennesima semifinale di Champions. Ma se Pep e Carletto saranno i primi (nonché diretti) spettatori di questo show, dalla loro privilegiata – e meritata – posizione di tecnici, ecco che il Bernabeu assaporerà la sfida fra i campioni d’Europa in carica, il dream team del calcio europeo, e lo zoccolo duro dei futuri Galacticos, in attesa che, a partire dalla prossima estate, a questo eccezionale team si unisca anche Kylian Mbappé. L’anno scorso, i Citizens di Guardiola hanno raggiunto l’obiettivo finale, il traguardo per il quale la proprietà saudita ha deciso di investire miliardi e di affidarsi al guru catalano: il trionfo a Istanbul contro l’Inter e la vittoria della prima agognata Champions League della storia del Manchester City (condito dal Triplete). Era l'estate del 2008 quando, dagli Emirati Arabi, Mansur bin Zayd Al Nahyan (all’epoca presidente onorario del club) e di Khaldoon Al Mubarak, attuale presidente esecutivo del club inglese, si insediarono a Manchester, sponda blue. Ci sono voluti 15 anni e una media di 150 milioni di euro spesi a stagione per garantirsi di cambiare per sempre la storia degli SkyBlues. E allora ecco che gli acquisti di Ederson, Ruben Dias, Stones, Walker, Rodri (autore del gol vittoria in finale), Bernardo Silva, De Bruyne, Grealish, Alvarez e, soprattutto, Erling Haaland hanno acquisito un gusto sempre più dolce, un gusto che permette di scacciare tutti gli incubi delle annate precedenti e di quella finale persa nel 2021 contro il Chelsea. Certo, ci è voluto un vero e proprio dream team per arrivare al traguardo ambito, ma ogni centesimo (col senno di poi) non si può dire che non sia stato ben speso. Dall’altra parte, ci sono i Blancos, la storia di questa competizione, i 14 volte campioni d’Europa, il più grande club che potrà mai esistere, il sogno di ogni (quasi) ragazzo che comincia a tirare due calci a quel pallone che rotola. Certo, non che Florentino Perez non abbia garantito un esborso economico di prima classe per mantenere il suo Real a un livello d’eccellenza, ma dalla sua ha quel fascino prodotto da una centenaria storia di dominio in Spagna e in tutta Europa, che hanno da sempre permesso ai Blancos di aggiungere al proprio roster giocatori di primo livello. Ma più che Blancos, bisognerebbe cominciare a parlare di nuovi Galacticos (in attesa dell’arrivo di Mbappé), dato che la rosa ha in dote calciatori come Militao, Tchouaméni, Valverde, Camavinga, Kroos e Modric, Rodrygo, Vinicius Jr e, soprattutto, Jude Bellingham. Ecco, l’utilizzo di questo ‘soprattutto’ non è casuale.

    L’EREDITA’ DEL PALLONE D’ORO – Non lo è perché è giusto sottolineare l’ultimo grande confronto tra queste due formazioni: Haaland contro Bellingham. E qui, bisogna esporsi: insieme al 7 transalpino del PSG, si tratta dei due più grandi esponenti che il calcio mondiale moderno ha da offrire (andava detto). I numeri del cyborg norvegese si aggiornano partita dopo partita, rete dopo rete. Di questo passo, rischia di diventare il più grande goleador della storia del calcio a carriera conclusa. 303 presenze complessive (tra club e Nazionale), 244 gol e 54 assist, numeri clamorosi per un classe 2000 di appena 23 anni. Vero trascinatore, al suo primo anno in Inghilterra, verso lo storico Triplete dei Citizens, c’è chi afferma che meritasse di coronare la scorsa annata con la vittoria del Pallone d’Oro (terminato nelle mani di Messi, per il successo ai Mondiali 2022 in Qatar con la sua Argentina). Poco male, altra stagione, altri trofei da vincere, altre reti da gonfiare di continuo, un’altra chance al prestigioso premio - sarà la prima di numerose, è chiaro -. Quest’anno il rivale non sarà Messi, ma ci saranno due contendenti di primissimo livello: Mbappé (suo eterno avversario, i Ronaldo e Messi del prossimo ventennio) e il golden boy inglese per eccellenza, Jude Bellingham. Arrivato a Madrid, ha deciso di essere il centrocampista più dominante che il Bernabeu abbia mai ammirato. Ancelotti lo sposta qualche metro più avanti e Jude ripaga con 20 gol e 10 assist in 32 partite. Numeri da fenomeno. E allora ecco che la sfida per il prossimo Pallone d’Oro aggiunge anche il classe 2003. La Champions League è il palcoscenico ideale per elevare le proprie probabilità di trionfo (non dimenticandosi gli Europei di quest’estate, che non vedranno, però, Haaland protagonista): e se chi passa, storicamente, tra City e Real poi si porta a casa la Coppa dalle grandi orecchie a fine stagione… Ecco che un indizio sull’erede di Messi e Ronaldo può arrivare già nei prossimi sette giorni. Intanto, basta parlare – e anche scrivere, ndr -, godiamoci lo show. Real Madrid, Manchester City: a voi la parola.

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