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  • Rogerio a CM: 'Che lezioni alla Juve! Alla Nazionale italiana non dico no. Io al Milan? Mi hanno cercato...'

    Rogerio a CM: 'Che lezioni alla Juve! Alla Nazionale italiana non dico no. Io al Milan? Mi hanno cercato...'

    • Marco Tripodi
    Brasiliano di nascita, italiano nel cuore, tedesco per professione. Cresciuto nel vivaio della Juventus, accostato al Milan in estate, pilastro del Wolfsburg di oggi.

    Dopo sei stagioni in Serie A, l’ex Sassuolo Rogerio Oliveira da Silva ha scelto la Bundesliga per spiccare definitivamente il volo nel grande calcio. Lo ha fatto accettando la corte dei Lupi della Bassa Sassonia, senza sciogliere del tutto il  legame che lo unisce al nostro Paese e al nostro calcio.

    Calciomercato.com lo ha raggiunto in Germania per intervistarlo in esclusiva, parlando di pallone e non solo.

    Innanzitutto come stai? Sappiamo che sei alle prese con un problema fisico che ti ha fatto saltare le ultime gare. Riuscirai a rientrare subito dopo la sosta? “Onestamente non so se già con il Leverkusen sarò in campo. Miglioro giorno dopo giorno e la mia speranza è ovviamente quella di tornare a disposizione della squadra il prima possibile. Per fortuna l’infortunio non è grave anche se mi dà parecchio fastidio e per questo dobbiamo stare attenti, evitando di correre rischi inutili forzando i tempi del recupero”.

    Tu sei nato in Brasile, sei cresciuto in Italia e ora ti sei trasferito in Germania: in pratica la tua vita l’hai divisa tra le tre nazioni che hanno vinto più mondiali. Quali differenze e quali similitudini ci sono nel vivere il calcio in questi paesi?
    “Posso dire di essere molto fortunato perché ho potuto imparare, e posso continuare a farlo, dalle tre scuole calcistiche migliori del mondo. Questo è per me un grande onore e mi permette di migliorarmi e di confrontarmi con filosofie differenti. A differenza di ciò che si possa credere sono tre nazioni in cui la passione per il calcio è molto simile. In tutte e tre la gente vive il gioco in maniera calorosa e quotidiana. Per strada succede spesso che i tifosi ti riconoscano e ti vengano a parlare. Tra le differenze forse le principali sono a livello di tattica e nel modo di affrontare le partite.  Ma quelle sono strategie che ogni nazione decide di attuare secondo quelle che sono le proprie attitudini”.


    Al Wolfburg hai trovato alcune vecchie conoscenze nel calcio italiano, da Svanberg a Maehle passando per Vranckx. Che rapporto hai con loro? Parlate mai in italiano tra voi?
    “Vranckx è l’unico che ho conosciuto qui, mentre Maehle l’avevo già incontrato, seppur da avversario, in Italia. Sono entrambi due bravi ragazzi, con cui spesso mi trovo a parlare. Quello con cui ho legato di più in assoluto è però Mattias (Svanberg, ndr). Con lui ho un ottimo rapporto perché fin dai primi giorni in Germania mi è stato molto vicino e mi sta aiutanto a inserirmi in questa nuova realtà. Io purtroppo capisco l’inglese ma faccio un po’ di fatica a parlarlo e lui si è subito offerto di farmi da traduttore. Inoltre spesso mi porta in giro per la città a conoscere i luoghi e i ristoranti più interessanti”.

    A Sassuolo sei stato lanciato da Beppe Iachini ma è grazie a Roberto De Zerbi che sei esploso. Che rapporto hai con lui? Credi che sia pronto per allenare una grande squadra?
    “Con il mister ho un rapporto davvero speciale. Iachini mi ha fatto debuttare da titolare in Serie A e gliene sarò grato a vita. Ma De Zerbi mi ha dato continuità e mi ha insegnato molto a livello di tattica e di gioco. Tanto del giocatore che sono oggi lo devo a lui. Per me Roberto è stato fondamentale anche a livello umano. Lo reputo una persona meravigliosa, in grado di insegnarti e spiegarti cose che vanno oltre il campo. Sono convinto che farà una grande carriera e che vincerà tanti trofei. E sì, è pronto eccome per una big”.

    In estate, prima di passare al Wolfsburg, si è parlato di un interesse del Milan nei tuoi confronti. C'è stato realmente qualcosa?
    “Non vorrei apparire vanitoso. Ma devo ammettere che i club che in estate si sono interessati a me sono stati davvero molti. Tanto che a un certo punto ho chiesto al mio procuratore di non parlarmene più, perché non riuscivo a restare tranquillo. Alla fine, d’accordo con lui, abbiamo scelto il Wolfsburg, un club ambizioso con un bel progetto di crescita. Sono contento di essere qui. Voglio imparare molto da questa nuova esperienza e sono convinto che con loro crescerò tanto”.

    La Juve ti ha preso giovanissimo e ti ha permesso di diventare un professionista. Qual è l’insegnamento più grande che hai ricevuto dai bianconeri?
    “La professionalità che ogni persona che lavora a Vinovo mette ogni giorno in ciò che fa. Quando ho messo piede per la prima volta in prima squadra ero un ragazzino dell’Under 20 che sognava il grande calcio. Potermi allenare al fianco di campioni come Buffon, Dybala, Chiellini e tanti altri non mi sembrava neanche vero. Ma mi è servito per capire cosa distingue un giocatore normale da un fenomeno: ed è una lezione che tengo a mente ogni giorno”.

    Restando in casa Juve, oggi la sua difesa si basa su due pilastri come Danilo e Bremer. Ti piacerebbe un giorno completare con loro una linea tutta brasiliana?
    “Sarebbe davvero bello. Anche perché sono due giocatori molto forti, tra i migliori oggi presenti nel campionato italiano. Credo che tutti vorrebbero giocarci assieme. Chissà che un giorno non ci riesca anch’io. Magari in nazionale. Non si sa mai”.

    Già, la Nazionale. In questi giorni l'interista Carlos Augusto, che fa il tuo stesso ruolo, è stato convocato per la prima volta nella Selecao. Chissà che la prossima volta non possa toccare a te. Cosa ti senti di poter dare alla nazionale brasiliana per convincerla a convocarti per il mondiale 2026?
    “Rappresentare la propria Nazionale è un obiettivo che tutti i giocatori sognano, e nel mio caso, aspirare a partecipare alla Coppa del Mondo del 2026 è un desiderio importante. Ho già fatto il mio debutto nelle squadre giovanili brasiliane, ma essendo un atleta ambizioso, mi sto impegnando per essere parte dei Mondiali del 2026. Vorrei sottolineare che sto attualmente completando il processo di acquisizione della cittadinanza italiana, il che significa che oltre alla Nazionale brasiliana, potrei anche essere considerato per quella italiana. Questo paese ha una grande importanza per me e per la mia famiglia. Continuerò a lavorare instancabilmente per raggiungere il mio obiettivo”.

    Quindi ad un’eventuale chiamata azzurra come risponderesti?
    “Ho trascorso molti anni della mia vita in Italia. Questa nazione mi ha offerto l'opportunità di crescere come giocatore di calcio e, ancor più importante, come individuo. Sono profondamente grato a questo Paese che mi ha accolto e ha fornito un sostegno immenso. Mi sono anche sposato a Sassuolo. E tutto ciò per me è molto importante. Non ho quindi intenzione di escludere alcuna possibilità per quanto riguarda il mio futuro nel mondo del calcio, e sono certo che la cittadinanza italiana sarà un vantaggio in questo percorso. Ad oggi, tuttavia, nessuno della Federcalcio mi ha ancora contattato”.

    Wolfsburg è la città della Volkswagen, a Torino c'è la Fiat e vicino Sassuolo nascono le Ferrari. In più il Brasile è la patria di Ayrton Senna, uno dei più grandi piloti di sempre. La tua carriera calcistica sembra avere un filo invisibile con le automobili. E’ anche per questo che sei un appassionato di motori?
    “Purtroppo non ho fatto in tempo a vedere Senna dal vivo, essendo io nato quattro anni dopo la sua morte. Ma mi hanno raccontato molto di lui. Credo sia stato uno degli sportivi più importanti della storia e anche nel modo che aveva di parlare e di porsi con gli altri lo considero un grande. La passione per la Formula 1, tuttavia, l’ho scoperta solo al mio arrivo in Italia. Oggi seguo sempre i gran premi e anche i film e le serie tv dedicati ad essa. Diciamo che in questa mia scoperta ha influito molto il fatto che a Sassuolo abitassi vicino a Carlos Sainz. Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo di persona ma ne seguo le gesta in pista e sui social e sono un suo grande fan”.

    Tu hai debuttato giovanissimo nella Serie A brasiliana. Quale consiglio daresti a un ragazzo che vuole sfondare nel calcio dei grandi?
    “La cosa più importante è essere umile, ascoltare i suggerimenti dei compagni più grandi e fare di tutto per provare a imparare il più possibile da loro. Ogni giocatore che sogna di sfondare deve pensare più al lavoro quotidiano che alla partita del mercoledì o della domenica. E deve farlo con costanza, senza mai stancarsi. Se non sei costante rimani indietro e non recuperi più”.

    Chiudiamo con una domanda di cucina. Wolfsburg è la città tedesca con la quota più alta di immigrati italiani. Ha già trovato dove mangiare i tortellini buoni come a Sassuolo o preferisci la Sächsische Kartoffelsuppe?
    “Non conoscevo questa statistica ma in effetti sono rimasto sorpreso dall’altissimo numero di italiani presenti in città. E adesso ne capisco il motivo. Ciò mi rende felice poiché, come dicevo prima, l’Italia è un po’ la mia seconda casa e sentire parlare italiano mi fa sentire ancora un po’ lì. La zuppa di patate l’ho assaggiata e sinceramente l’ho trovata buonissima, tanto che la consumo spesso. Però la cucina reggiana è devastante e, seppur qui ci siano decine di ristoranti italiani, mi manca tantissimo…”.
     

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