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Roma: Di Francesco ripudia se stesso e vince coi baby, ma è comunque finito

Roma: Di Francesco ripudia se stesso e vince coi baby, ma è comunque finito

  • Enrico Maida
La Roma baby esce dalle sabbie mobili ma il mio edicolante di riferimento, Giorgio P., dice che il tempo di Di Francesco è finito. Porto questa testimonianza perché il signore in questione, romanista sfegatato, ha il dono della preveggenza quando si parla di cose giallorosse. Anticipò la cacciata di Garcia e ancora prima quella di Ranieri, sancita, guarda un po’, da una sconfitta surreale proprio contro il Genoa. Già, il Genoa non lascia mai indifferenti gli spasimanti giallorossi.

A Marassi fu celebrato il primo scudetto del dopoguerra, quello di Viola e Liedholm. E ancora con il Genoa, la scorsa primavera, fu invitato all’addio di Totti con 60.000 persone in lacrime per un’ora abbondante. Adesso tocca al Genoa di Prandelli, ultima scommessa di Enrico Preziosi partecipare alla serata in cui la curva Sud organizza una forma di protesta che prevede un assordante silenzio nei primi dieci minuti della partita.

Di Francesco deve essere proprio alla frutta per ripudiare tutte le certezze tattiche del suo repertorio: difesa a tre, tridente giovanissimo con Under, classe 97, e Kluivert e Zaniolo, classe 99. Schick finisce in panchina: siamo davanti a una bocciatura che sembra senza appello.

Appena la curva Sud ritrova la parola (e non sono belle parole per Pallotta) il Genoa, disposto con un classico 3-5-2, passa in vantaggio. È la scena madre scritta su un copione maligno: Olsen non trattiene un tiro di Hiljemark senza pretese e si addormenta invece di recuperare il pallone sul quale si avventa Piatek, capocannoniere del campionato.

La Roma si spappola mentre i cori dei tifosi si fanno sempre più crudeli. Il pareggio arriva su azione da calcio piazzato: ci pensa Fazio a rimettere le cose a posto, ma il sollievo dura poco: questa volta il tiro di Hiljemark non si prende. Il primo tempo sta per finire, ma c’è ancora tempo per il pareggio di Kluivert che sfrutta le sue doti di velocista e conclude con un pregevole diagonale destro. Una curiosità: Di Francesco ha ascoltato il suggerimento televisivo di Capello: Kluivert di fatto fa il centravanti e non l’esterno.

Alla ripresa la sindrome di Alisson colpisce ancora il povero Olsen, che ricorderà questa serata come un incubo: il pallone colpito da Lazovic gli sfugge e sarebbe il terzo gol del Genoa se non intervenisse il Var scovando un fuorigioco infinitesimale di Piatek (questione di centimetri avrebbe detto tanti anni fa l’ingegner Viola).

Dal possibile 2-3, ecco il 3-2 firmato da Cristante dopo un ottimo scambio con Kluivert. Il finale è da cuori forti con un palo di Cristante e due super occasioni per il pareggio genoano sciupate da Piatek e Pandev. Ultimo brivido per Florenzi che spinge Pandev. A me sembra rigore ma non ho il fischietto. E adesso tutti a Boston per capire le intenzioni dell’americano.



IL TABELLINO
Roma-Genoa 3-2 (primo tempo 2-2)


Marcatori: 17′ Piatek, 31′ Fazio, 33′ Hiljemark, 45′ Kluivert, 16’st Cristante

Assist: 33’ Sandro, 16’st Kluivert

Ammoniti: 14' Zukanovic, 2'st Zaniolo, 42'st Schick, 45'st Rolon

Roma (3-4-3): Olsen; Manolas, Fazio, Jesus; Florenzi, Cristante, Nzonzi, Kolarov; Under (31′st Santon), Zaniolo, Kluivert (35’st Schick).
All.: Di Francesco

Genoa (3-5-2): Radu; Biraschi, Romero, Zukanovic (15’st Pereira); Romulo (23’st Pandev), Hiljemark, Sandro (20’st Rolon), Bessa, Lazovic; Piatek, Kouamé.
All.: Prandelli

Arbitro Di Bello

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