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  • Roma, il Comune a Pallotta: 'Sì al nuovo stadio solo se tagliano 200mila metri quadri'

    Roma, il Comune a Pallotta: 'Sì al nuovo stadio solo se tagliano 200mila metri quadri'

    L'assessore all'urbanistica del Comune di Roma, Paolo Berdini parla del nuovo stadio giallorosso in un'intervista al Corriere della Sera: "Via a 200 mila metri quadri che sono di troppo. Se è così va bene, ma non un metro in più. Ma l’impianto si fa, anche il club si convincerà che tutti devono rispettare le regole. Quello che finora qui non c’è stato". 

    Pronto a sbloccare subito lo stadio della Roma? 
    "A patto che rispetti le volumetrie riconosciute dal piano regolatore". 

    Tanto lei sa che a queste condizioni Parnasi e Pallotta non lo faranno mai, vero? 
    "In 63 mila metri quadrati c’entra eccome uno stadio per il calcio. E c’entrano pure le strutture commerciali. Se è così, va bene, ma non un metro in più". 

    Ma ci sono sempre le deroghe ai piani regolatori. 
    "Appunto. Quella delle deroghe per varianti ispirate solo a interessi privati è una storia che deve finire. Un giochetto che ha fatto accumulare 15 miliardi di debiti". 

    Non c’è una grande città europea dove le squadre non abbiano uno stadio proprio. 
    "Ben venga lo stadio. Ma loro chiedono di fare a Tor di Valle anche 900 mila metri cubi di uffici e strutture commerciali. E nessuno ricorda che lo stesso soggetto ha chiesto e ottenuto anni fa il cambio di destinazione d’uso da uffici ad abitazioni per 600 mila metri quadrati di terreno edificabile di sua proprietà alla Bufalotta. Nei giorni scorsi è stato perfino nominato un commissario ad acta per attuare quel cambio". 

    Cosa si aspetta? 
    "Nel progetto ci sono 200 mila metri quadrati di troppo". 

    Si mormora che i vertici grillini avessero dato via libera all’operazione e che lei abbia minacciato le dimissioni se avesse prevalso una linea più morbida. 
    "L’unica verità è che c’è stato un momento in cui sembrava prevalere un atteggiamento più elastico. Ma ora la giunta è compatta nel pretendere il rispetto assoluto del piano regolatore. Basta con le deroghe».

    Allora lo dica chiaramente: lo stadio non si fa. 
    "Si fa, invece. Anche la Roma si convincerà che qui tutti devono stare al rispetto delle regole. Proprio quello che finora qui non c’è stato". 

    La città è ferma, assessore. Lei passa per essere uno che non vuole far costruire nemmeno un metro cubo. 
    "Sono contro il consumo sconsiderato del suolo. Roma è una città che ha innanzitutto il problema della rigenerazione e del riuso. Servono migliaia di case popolari, che possono essere in parte realizzate utilizzando le vecchia caserme dismesse al Trullo o al Tiburtino. Ho contato almeno 40 compendi immobiliari pubblici abbandonati per due milioni di metri cubi, che si dovrebbero riutilizzare". 

    Con cambio di destinazione d’uso. E qui casca l’asino. 
    "Vero. La variante urbanistica si deve fare quando c’è l’interesse collettivo. E non come ora in 4 anni, ma in tre mesi". 

    Lei s’impegna a farlo? 
    "Lo sto già facendo. Vuole un esempio? A Casal Del Marmo c’è un asilo abbandonato e i carabinieri di Ottavia sono sotto sfratto. Andranno nell’asilo: si passa dal degrado al presidio pubblico". 

    Un piccolo segnale. 
    "Ma significativo. Stiamo anche rivitalizzando a Pietralata le aree che erano destinate al famoso Sdo. Lì sarà portata la sede dell’Istat, e si sta ragionando con il governo l’eventuale trasferimento del ministero dei Trasporti. Poi toccherà a Tor Vergata, dove interverremo su 300 ettari di proprietà pubblica ancora liberi. Abbiamo intenzione di farla diventare la città della ricerca". 

    Accanto alla città dello sport. Che ne sarà di quel monumento allo spreco? 
    "L’Università ne farà una serra sperimentale". 

    Bene. Ma la città continua a essere ferma, assessore. 
    "Lo so, ed è un cruccio. Ci sono stati due anni di indagini su Mafia Capitale. Il malaffare si era incistato anche nei gangli più profondi". 

    Questo ha fermato la città? 
    "È la ragione principale. Oggi sblocchiamo 30 milioni di debiti fuori bilancio che vanno a imprese oneste ma affidate con procedure opache. C’era chi aspettava i soldi dal 2012, pensi". 

    Gli unici che ci rimettono sempre, insieme ai cittadini. 
    "Ora quei debiti li mandiamo alla Corte dei conti. Chi li ha fatti dev’essere chiamato a rispondere. Tutto questo è finito: mai più somme urgenze, proroghe, appalti oscuri. In pochi mesi la giunta Raggi ha portato a casa questo. Segnale straordinario". 

    Uno, almeno. Lei parla di malaffare incistato nei gangli profondi. Anche nell’amministrazione, dunque. 
    "Sì. Ma gli ultimi arresti dicono che siamo arrivati al termine della traiettoria". 

    Lo speriamo. Resta il fatto che nelle municipalizzate, dall’Atac all’Ama, sono stati rimessi al loro posto tutti i vecchi dirigenti epurati. 
    "Sul Corriere Ernesto Galli della Loggia ha centrato il punto. Com’è possibile che un sistema capace di produrre arricchimenti mostruosi, come per i rifiuti, non abbia controlli automatici e trasparenti? Chi risulta implicato in vicende di malaffare non deve mai più lavorare per la Pubblica amministrazione, punto e basta. E ci devono pensare i dirigenti e i politici, non si può sempre aspettare la magistratura". 

    Deve valere anche per Raffaele Marra, immagino. 
    "L’ho detto. Chi nelle posizioni apicali non incarna il nuovo deve farsi da parte". 

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