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  • Roma, Monchi: 'Non vogliamo, ma dobbiamo vendere. Andrei a cena con Gesù'

    Roma, Monchi: 'Non vogliamo, ma dobbiamo vendere. Andrei a cena con Gesù'

    Il direttore sportivo della Roma, Monchi, ha parlato a Fox Sports della sua visione del calcio e della stagione dei giallorossi: "Monchi deriva da Ramon, che è il mio nome. In Spagna è così, come Pepe corrisponde a José e così via. Sono uno che allena il pensiero, leggo libri di storia soprattutto, guardo serie tv sulla storia e molti giornali. Ricordo sempre il primo giorno da direttore sportivo, ricevetti un consiglio dal direttore responsabile del Siviglia: 'Tutte le mattine, leggi la stampa sportiva'. Prima di tutto vado in palestra, alle 7.30, a Trigoria. È un allenamento mentale e fisico, butto fuori lo stress. Dopo leggo i giornali, italiani e spagnoli, per circa 35-40 minuti al giorno".

    SUL SIVIGLIA - "Il mio addio al Siviglia e quello di Totti alla Roma sono immagini bellissime che tengo sempre nel cuore e nella testa. Sarò sempre riconoscente per l'affetto ricevuto durante gli anni passati lì, sia come giocatore che come ds. È stato un giorno incredibile, inimmaginabile. Quel giorno indossavo la maglia di Puerta, era un omaggio semplice ad Antonio. La storia del Siviglia recente nasce da un suo gol contro lo Schalke 04, ma purtroppo non ha potuto vivere il resto. Poi ho dato un bacio al terreno di gioco, il centro nevralgico del campo. Era un gesto simbolico". 

    SULLA ROMA - "Perché ho scelto la Roma? Avevo la necessità di continuare ad essere Monchi, sono arrivato alla conclusione che era ciò di cui avevo bisogno. Io mi sento speciale e avevo bisogno di una squadra a cui servisse non solo di un ds, ma una persona. Nel mio lavoro, la persona è importante come il ds. Mantengo sempre una teoria che non so se sia giusta o sbagliata, ma non possiamo dimenticarci che un calciatore è un calciatore e una persona. Il giocatore difficilmente dimentica di giocare a calcio, se ha qualità quella rimane. Alcune volte dimentichiamo che il rendimento del giocatore non ha nulla a che vedere con il giocatore, ma con la persona che sta dietro al giocatore, pertanto dobbiamo provare a conoscere, più rapidamente possibile, questa persona per approfondirla sotto tutti i punti di vista, informandoci direttamente sul giocatore e su quello che gli sta intorno, come la famiglia. Perché se arriviamo alla persona e siamo capaci di porla in uno stato di felicità, il giocatore giocherà meglio. La virtù della società e della squadra deve essere quella di accorciare i tempi di inserimento e adattamento. Fortunato quando Rakitic trovò una fidanzata andalusa? Questo rientra nel fattore fortuna che anch'esso esiste. La capacità di generare incassi che un nuovo stadio evidentemente presuppone farà in modo che vengano reinvestiti per diventare una società più moderna e soprattutto più potente. Mercato? Questo è il nostro pane quotidiano, come si dice in Spagna, l'eterna discussione se si vende tanto o meno. La Roma vende, quasi tutte le squadre del mondo vendono. L'ho già detto tante volte, non si vende perché si vuole vendere ma perché ci sono delle norme da rispettare che ti obbligano a far quadrare il bilancio e generare una plusvalenza per poter avere un organico di alto livello. È lo stesso discorso che facevo a Siviglia e lo conoscete a memoria. Se dovessi scegliere tre persone che non conosco per andare a cena? Difficile, andrei possibilmente con Gesù Cristo, con un politico importante e con uno storico. A me piace molto la storia, la politica e sono molto cattolico, per questo scelgo queste tre persone".

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