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    Mourinho, il cabarettista mascherato: il triste show di un uomo solo e stanco

    Mourinho, il cabarettista mascherato: il triste show di un uomo solo e stanco

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Il gesto di questa settimana è lo show di Mourinho, prima e dopo Sassuolo-Roma, non durante, perché - al netto della vittoria incassata stavolta - il piatto forte del menù di José è ormai da anni l’antipasto prima e il dessert poi. La sostanza abita altrove. Lo faceva anche una volta, l’ha sempre fatto - nessuno può permettersi il lusso dello stupore - perché la provocazione è sempre stata la sua cifra esistenziale, ma forse ora ha superato il limite del buonsenso.

    L’attacco gratuito all’arbitro Marcenaro alla vigilia ha segnato un punto di svolta nelle dinamiche che regolano il rapporto tra allenatori e classe arbitrale. Con Mou siamo arrivati alla lamentela/critica preventiva. Tiro il sasso, non nascondo la mano, anzi la alzo e annuncio che sì, sono stato io. La Procura Federala ha aperto un’indagine, ma indovinate un po’ come andrà a finire. E’ servito a qualcosa? I tifosi romanisti diranno di sì, gli altri alzeranno il sopracciglio.

    E ancora: il penoso teatrino della conferenza stampa in portoghese - oltre ad essere offensivo per chi aveva davanti, professionisti che si aspettano di essere trattati come tali - è suonato triste e malinconico, ancor più se riferito all’uomo che una volta incatenava le folle alle sue parole, moltiplicava pani, pesce e titoli in bacheca. Qui siamo al cabaret, all’avanspettacolo anni 50, alla commedia di Totò, al comico delle emittenti private che alle due di notte - tra una televendita di tappeti e uno spot sui materassi - va di boutade in boutade, qui siamo al vecchio prestigiatore che fa il gioco delle tre carte ma non gli riesce più, gli si attorcigliano le mani.

    Chi lo adora parlerà del suo essere-contro tutti, la verità è che José Mourinho oggi è soprattutto un uomo solo, stanco di un triennio alla Roma che immaginava assai diverso, con una squadra che - nelle sue intenzioni - avrebbe dovuto lottare per il titolo. Daje Roma, aveva annunciato all’inizio della sua avventura. Daje e ridaje, la Roma è rimasta lì, lontanissima da qualsiasi ipotesi di scudetto. E la Conference League spacciata come una Champions con il passare del tempo acquisirà il suo reale valore.

    Cosa vuole ottenere Mourinho? Lo sa solo lui, noi possiamo intuirlo. Il suo obiettivo più intimo - sempre e comunque, ovunque sia andato - è stato quello di provare a farsi rimpiangere, per guadagnare una nostalgia che - evidentemente, siamo tutti carne, ossa e cuore - lo consola. Ma la sensazione è che la sua parentesi romana stia per finire, forse è puro sfibrato dal fatto di dover interpretare più ruoli all'interno di una società/invisibile. La sobrietà non è mai stata nelle sue corde, lo è men che meno adesso. E sinceramente spiace vederlo costretto a recitare la parte del cabarettista mascherato. Qualcuno gli dica che non ha bisogno. Ha una storia, una gloriosa storia, da difendere. La sua.

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