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  • Romamania: l'impresa di Mourinho è unica, ora è lui la Roma. E ha ragione: merita di più da questa società

    Romamania: l'impresa di Mourinho è unica, ora è lui la Roma. E ha ragione: merita di più da questa società

    • Paolo Franci
    You're a fucking disgrace!”. Meglio di così, anche se il linguaggio è parecchio colorito (ci sta, dopo una finale persa in quel modo, diciamolo), Josè Mourinho non poteva sintetizzarlo, l'arbitraggio incomprensibile di Taylor. Lasciamo stare il rigore che si può e non si può dare (e lui non lo ha dato) ma è la folle gestione dei cartellini e della partita che indignano oltremodo. Però quel che è accaduto nella notte di Budapest è il passato. Dolorosissimo e, se vogliamo essere tutti un po' Mourinho, pensiamo al futuro, da subito. Non sono un fan sfegatato del suo gioco, assolutamente, anzi. Però sono un fan di questo straordinario signore dai capelli bianchi e anche un po' imbolsito che ha avuto e ha il merito di aver trasformato tifosi e squadra in una sola cosa, potente, straripante, così piena di orgoglio e di amore. Una cosa che non avevo mai visto. Sì, c'erano state squadre forti e vincenti come la Roma di Liedholm e Capello, ma quelli erano – appunto - squadroni forti e vincenti. Questa squadra non lo è, ma grazie a Mou ha un anima che se l'avesse avuta, ad esempio, la Roma capelliana, avrebbe vinto chissà quanto.

    Un genio, Mou, si sa. Anche ieri, con quella parata in lacrime sotto alla sua gente, ha mostrato come il mondo Roma sia il suo mondo. E della gente che lo ama incondizionatamente. Eppoi, quando dice: “E' bello vedere i ragazzi tristi per la sconfitta, perché vuol dire che dentro hanno qualcosa” è tre passi avanti nel sentimento e nella comunicazione. Ma, soprattutto – udite, udite – ha detto che vuole restare. Finalmente ha svelato cosa vorrebbe. Lo ha detto ai giocatori in cerchio: “Resto qui con voi, non me ne vado”. Però poi si è sfogato in sala stampa perché è stanco di essere la faccia per ogni cosa, dalla lamentela per i trattamenti arbitrali, della comunicazione del club, delle cose tecniche. Dice di volere dal club “le condizioni per dare di più”, lui che fa sold out fisso allo Stadio Olimpico – a proposito: complimenti per la perfetta organizzazione della finale con i maxischermi – e di poter competere un gradino più su. E ha ragione, perché se lo è meritato sul campo portando la Roma in Europa laddove mai avrebbe immaginato. Certo, in campionato è andata come è andata. Motivo in più per uno straordinario, auspicabile, Mourinho Ter.

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