Romamania: squadra imbarazzante, ora basta alibi. Se Petrachi è in discussione deve esserlo anche Fonseca
Sì ma non è solo questo. C'è anche la qualità delle prestazioni a sfiorare l'orrido. La Roma difende male, attacca male, fa errori individuali incredibili. Per dirne una: tre gol incassati tra Sassuolo e Atalanta arrivano da un errore di partenza di Pellegrini, che tecnicamente dovrebbe essere uno dei migliori della rosa. Per non parlare delle recenti sbandate di Mancini e Smalling, che fino alla sosta marciavano a livello delle migliori coppie difensive del campionato. In questo momento, a parte rari sprazzi in altrettanto rare buone prestazioni individuali, non c'è giocatore che stia rendendo in linea con i propri standard. Forse è vero, è un problema mentale come dice Fonseca. Però la sensazione è un'altra e cioè che il buon lavoro con il quale Petrachi ha rabberciato la squadra dopo i disastri di due anni - l'ha spiegato proprio lui nel monologo – e che pareva discretamente solido, abbia mostrato definitiva fragilità negli uomini che dovevano portare qualità ed esperienza. Kalinic è scomparso. Mkhitaryan ci mette voglia, ma non incide. Veretout s'è perso nelle nebbie, Mancini è un fantasma rispetto a prima della sosta. E potrei andare avanti ancora.
Ok, i tanti troppi infortuni hanno pesato, ma questo alibi, anche giustificato, non può certo assorbire le inguardabili prestazioni degli ultimi tempi. Solo Cagliari, Torino, Spal e Brescia hanno fatto peggio della Roma e tre di queste quattro hanno cambiato allenatore. Quest'ultimo non è un riferimento a Fonseca. Non che stia qui a difenderlo e insospettisce il trend fin troppo simile a quello che l'anno scorso affondò Di Francesco. Senza contare che la Roma che sta passando di mano, da Pallotta a Friedkin, non dà esattamente l'idea di un club armonico e organizzato. Però, è un fatto che la Roma perda, giochi male, non difenda e faccia fatica a trovare la porta. E se Petrachi è in discussione per il mercato, soprattutto quello di riparazione, con lui non può che essere in discussione l'allenatore, ancora una volta impotente rispetto alla necessità di dare una svolta.