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  • Rubata la carrozzina all'atleta Giusy Barraco: 'Mi hanno tolto le gambe. Per la seconda volta'

    Rubata la carrozzina all'atleta Giusy Barraco: 'Mi hanno tolto le gambe. Per la seconda volta'

    • Valeria Grassi
    Amareggiata e furiosa, queste le dichiarazioni a caldo della campionessa paralimpica di nuoto


    La scoperta del furto ha destabilizzato Giusy Barraco che dichiara: “È come se mi avessero rubato le gambe. Sono arrabbiata perché per loro sarà qualcosa di non prezioso o poco importante, ma per me la sedia rappresenta le mie gambe, con cui mi sono sposata. I miei ricordi. Tanti ricordi. Fa parte di me". I ladri hanno messo a soqquadro la sua casa di Petrosino (TP), privandola soltanto della sua sedia a rotelle che ormai, per l’atleta, era un prolungamento del suo corpo. 

    Giusy Barraco è stata una campionessa paralimpica di nuoto, è salita su un palcoscenico teatrale per raccontare la sua storia e, proprio su quella carrozzina, ha iniziato a danzare, si è innamorata e sposata, ha viaggiato dentro e fuori dall’Italia. «Mi hanno tolto le gambe. Per la seconda volta. La prima è stata la malattia a farlo. Ora invece la colpa è di quei delinquenti che mi sono entrati in casa e mi hanno rubato la carrozzina» afferma la giovane donna di 41 anni. 

    Barraco soffre di una patologia molto rara che le ha cambiato la vita per sempre: la malattia di Charcot-Marie-Tooth (più semplicemente CMT), ovvero una neuropatia genetica ereditaria che Interessa i nervi del controllo del movimento e sensoriali. I molteplici viaggi con i genitori (perfino a Lourdes) e i percorsi in cliniche specializzate sin da bambina, le hanno dato la forza e perseveranza di diventare ad oggi un’atleta di nuoto, di fatto Giusy commenta “La specialità dorso mi permette di guardare il cielo. In acqua ho ricominciato a camminare”. 

    I ladri hanno colpito nella casa al mare mentre la giovane atleta era a Firenze per capire se potesse ancora affrontare una maternità. Giusy afferma: «Lì non c’erano cose preziose, hanno rubato solo quella carrozzina. Non capendo quanto possa essere importante. Ma non mi fermerò. Lotterò, come sempre. Perché ho una vita. E non mi arrenderò. Non la darò vinta a questa malattia. Mai».

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