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  • Ruiu: 'Milan squadra europea, derby vinto meritatamente. Leao super, se continua così rischia la cessione'

    Ruiu: 'Milan squadra europea, derby vinto meritatamente. Leao super, se continua così rischia la cessione'

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Erano davvero tantissimi anni che non si assisteva a un derby così entusiasmante, combattuto, spettacolare e giocato a ritmi altissimi. Non lo scrivo solo perché l’ha vinto il Milan, peraltro legittimamente. Dopo anni di nebbia a S. Siro è tornata la luce di un derby tra due grandi squadre, protagoniste di una partita di calcio moderno, dal sapore realmente europeo. Sembrava che i bei tempi delle semifinali milanesi di Champions League non potessero più tornare e invece il derby di ieri ci ha finalmente rievocato quei fasti che ci riportano indietro di 20 anni. Non stiamo dicendo che Milan e Inter possano già fin d’ora competere per i massimi traguardi continentali, ma che finalmente riescano a giocare partite dai ritmi e dall’atteggiamento tattico simili a quello delle grandi d’Europa e a quello che si vede in Premier League.

    Tra le due squadre, chi da tre anni sta interpretando al meglio questa evoluzione filosofica di gioco è il Milan che, non a caso, ieri ha vinto meritatamente un derby giocato a viso apertissimo, senza troppi calcoli, paure e senza esclusione di colpi. La consapevolezza della propria forza e del proprio gioco è cresciuta a dismisura nella squadra di Pioli: l’anno scorso il Milan aveva vinto il derby di Giroud, ma per 75 minuti aveva subito il predominio dell’Inter. Stavolta invece i rossoneri hanno ingaggiato duelli a tutto campo per 95 minuti, senza mai risparmiarsi e senza mai fare calcoli. Hanno vinto da grande squadra europea. Hanno provato a creare occasioni da gol per tutta la partita, anche quando erano in vantaggio di due reti.

    Naturalmente questo atteggiamento tattico molto aggressivo comporta qualche controindicazione e non a caso, nel finale di partita, è servito un Maignan in versione fenomeno per non vanificare una vittoria sacrosanta è meritata. Alla fine il portiere francese si guadagna la menzione del migliore in campo condivisa con Leao che, per la prima volta si è rivelato determinante è incontenibile in un big match di questo livello e di questa intensità. Al di là dell’assist a Giroud e dei due gol, uno da vero campione, Leao ha dimostrato di poter avere un rendimento eccezionale e una tensione emotiva durante l’intera partita. Se ripeterà prestazioni di questo tipo in Champions League, a partire da martedì in Austria, sarà complicato trovare con Mendes un’intesa per il suo rinnovo di contratto e sarà ancora più difficile resistere alle offerte dei top club europei alla fine di questa stagione. Intanto godiamocelo sperando che questo derby sia solo la prima delle sue apparizioni da fenomeno. È davvero incredibile pensare come veniva criticato e quasi anche contestato quando, due anni fa, alternava giocate di grande qualità a interminabili momenti di blackout. Il talento c’era e si vedeva, si trattava solo di avere pazienza e di creargli l’ambiente giusto per esplodere. Così è stato.

    E la stessa cosa dovrebbe accadere per De Ketelaere che invece, a dir il vero, è stato uno dei più deludenti in questo derby. Ha dato l’impressione che faccia ancora fatica a reggere i ritmi imposti dalla squadra di Pioli e che abbia ancora gravi lacune in fase difensiva. Lo dimostrano i troppi interventi difensivi fuori tempo, qualche passaggio sbagliato e soprattutto il modo in cui non segue Brozovic in occasione del gol del vantaggio interista. Lui e Origi sono state le uniche, lievi, note stonate di questo derby fantastico. L’ex Liverpool non è parso a disagio in quanto a ritmo e atteggiamento tattico, ma ha dato l’impressione di scegliere troppo spesso la soluzione individualista. Cosa da evitare in una squadra che ha fatto dello spirito di gruppo e della grande collaborazione in campo un marchio di fabbrica ormai inconfondibile. Il prossimo step è quello di esportare questo marchio anche in Europa. A partire da martedì.
     
     

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