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  • Saadi Gheddafi rischia la pena di morte. Passarella prese a calci un raccattapalle: Dio perdona, Riga...no!

    Saadi Gheddafi rischia la pena di morte. Passarella prese a calci un raccattapalle: Dio perdona, Riga...no!

    CAMPIO-NATI il 25 MAGGIO 
    Oggi si celebrano, tra gli altri, due dei più grandi liberi di tutti i tempi. Uno purtroppo non c'è più. 

    GAETANO SCIREA, 1953 tragicamente scomparso in un incidente d'auto in Polonia nel 1989. 7  scudetti, 1 coppa delle Coppe, 1 coppa dei Campioni, 1 coppa Intercontinentale con la Juve di Trapattoni, Campione del mondo con la Nazionale nel 1982. 
    Gianni Brera: "Il povero Scirea era dolce e composto, di una moderazione tipica del grande artista. Non era difensore irresistibile né arcigno, era buono, ma completava il repertorio con sortite di esemplare tempestività, a volte erigendosi addirittura a match winner". 
    Gianni Mura: "Da ragazzino lui sognava Suarez e Rivera, la maglia numero 10, la direzione d'orchestra. Ci è arrivato ugualmente, con la maglia numero 6: direzione della difesa e appoggio al centrocampo e all'attacco". 
    Anche dopo l'esordio in serie A, il 24 settembre 1972, continuò per un po' a lavorare come tornitore nell'officina dello zio a Cernusco sul Naviglio. Mai espulso in carriera. Uno dei pochi giocatori della Juve ad essere amato trasversalmente, per le qualità calcistiche, ma soprattuto umane, anche dalle tifoserie 'nemiche'. 
    Marco Tardelli: "Era uno dei giocatori più forti del mondo, ma era troppo umile per dirlo o anche solo per pensarlo. Il suo essere silenzioso e riservato forse gli toglieva qualcosa in termini di visibilità, ma certamente gli faceva guadagnare la stima, il rispetto e l'amicizia di tutti. Questo non significa che fosse un debole o che non avesse niente da dire: al contrario, era dotato di una grande forza interiore e sapeva parlare anche con i suoi silenzi. Io e lui avevamo caratteri completamente opposti, ma stavamo bene insieme. Una volta venne a trovarmi al mare e giocammo insieme a nascondino. Una cosa strana per dei professionisti, invece faceva parte del nostro modo di stare insieme e didivertirci in maniera semplice. Nel calcio d'oggi credo che si sarebbe trovato un po' spaesato, ma solo a livello personale. Diciamo che personaggi con ilsuo carattere nel mondo del calcio non ce ne sono più". 
    Gli Stadio hanno dedicato a lui e a Facchetti, che fu il suo predecessore in Nazionale, la canzone "Gaetano e Giacinto". 



    DANIEL PASSARELLA, 1953, ex difensore argentino, detto 'El Caudillo' per la sua propensione ad essere leader, in campo e fuori. Campione del mondo nel 1978 e, senza mai entrare in campo perché vittima della vendetta di Montezuma, nel 1986. In Italia giocò in Fiorentina (1982-86) e Inter (1986-88). 
    I neo convocati della Nazionale argentina, ricevevano da lui e da quell’altro simpaticone del centrocampista Gallego questo originale benvenuto: "Ehi, ragazzo, guarda che qui non c’è la democrazia: qui comandiamo noi due". L'antitesi della democrazia corinthiana e infatti quando si trovarono compagni nella Fiorentina si dice che nello spogliatoio più di una volta siano volati i cazzotti. Se Scirea non fu mai espulso, Passarella vanta invece una fedina decisamente burrascosa. In Sampdoria-Inter del 8 marzo 1987 colpì con due calci un giovane raccattapalle, "colpevole" di aver ritardato la consegna del pallone. Il gesto gli costò sei giornate di squalifica, poi ridotte a cinque, e le scuse ufficiali al ragazzo da parte della società che gli donò 5 milioni di lire. Nel 1983, dopo Verona-Fiorentina, pur non essendo stato espulso, Passarella venne squalificato per quattro giornate, poi ridotte dalla Disciplinare, in seguito ad una rissa col massaggiatore dei veneti, Stefani, avvenuta nel sottopassaggio a fine partita. Stefani venne sospeso per tre mesi. L’arbitro, presente alla lite, segnalò tutto e Daniel venne duramente punito. 
    Ha allenato la Nazionale argentina dal 1994 al 1998. In Italia ebbe un'esperienza fallimentare a Parma, nel 2001, esonerato dopo 5 partite e altrettante sconfitte. 

    Buon compleanno anche a: 
    CHRISTIAN RIGANO', 1974, ex centravanti di Lipari, Messina (2 volte), Igea, Taranto, Fiorentina, Empoli, Levante, Siena, Ternana, Cremonese, Rondinella, Jolly Montemurlo, Audax Montevarchi, Benaco Bardolino, Settignanese, Incisa. Si è ritirato a 40 anni. La sua favola ricorda quella di Vardy, centravanti del Leicester. Fino a 25 anni lavorò come muratore. Approdò al grande calcio solo nel 2002, quando Giovanni Galli lo prelevà a Taranto per la Florentia Viola, che giocava in C2, ma con la quale arrivò finalmente alla serie A. Si dimostrò degno della categoria anche a Empoli e soprattutto a Messina, dove segnò 19 gol in 27 partite. Da antologia un suo gol alla Reggina. A Firenze, se Batistuta era stato Batigol, lui diventò "Rigagol", ma anche "Dio perdona, Riga...No!". 



    SERGIO CLERICI, 1941, detto 'El Gringo' ex attaccante brasiliano di Lecco (vinse il titolo di capocannoniere di B nel 1964-65), Bologna (2 volte), Atalanta, Verona, Fiorentina, Napoli, Lazio. Al termine della stagione 1973-74 fu protagonista del scandalo della "telefonata", fu cioè fu accusato dal Foggia di aver favorito nelle ultime due partite di campionato il suo vecchio club, il Verona, e di aver così danneggiato proprio il club pugliese; le successive indagini portarono poi alla retrocessione di entrambe le società, mentre fu ripescata la Sampdoria. Prima di Verona-Napoli alla 26' giornata, vinta dall'Hellas 1-0, ci fu una telefonata del il presidente veronese Saverio Garonzi a Clerici nella quale il primo avrebbe promesso al secondo, ormai prossimo alla fine della carriera, un aiuto per aprire una concessionaria della FIAT una volta rientrato in Brasile. Clerici confermè la telefonata. A suavolta il Foggia avrebbe tentato di corrompere la terna arbitrale guidata dal fiorentino Gino Menicucci, prima dell'ultimo incontro di campionato dei pugliesi, contro il Milan, offrendo loro un orologio ciascuno. Menicucci rifiutò informò immediatamente l'Ufficio Inchieste. 
    Nel 1977-78 fu l'ultimo ultimo giocatore straniero a militare nel campionato italiano dopo la "chiusura" ai giocatori stranieri del 1966 e prima della riapertura del 1980.Una specie di Ultimo dei Mohicani. E' stato lo straniero ad aver cambiato più maglie, 7, in serie A. Al termine della carriera provò ad allenare ma durò poco. "Sì, la carriera di allenatore non mi si addiceva, ho sempre prediletto il campo e non la panchina. Però stando in Brasile avevo l'opportunità di seguire dei calciatori e ogni tanto qualche società mi chiamava per chiedermi di qualche 'talento'. In Italia portaii diversi giocatori, il primo fu Juary quando Vinicio allenava l'Avellino, poi Evair e Bianchezi all'Atalanta. Cercavo di trovare delle sorprese, dei futuri campioni. È troppo facile segnalare i grandi giocatori, preferivo individuare atleti che venendo in Italia riuscivano ad esplodere diventando campioni affermati". 

    SAADI GHEDDAFI, 1973, terzo figlio di Mu'ammar Gheddafi, giocò 1 sola partita con la maglia del Perugia nel 2003-04, guarda caso contro la Juve, di cui era azionista e tifoso. Fu il primo e, probabilmente, per il momento, l'unico giocatore libico a giocare in serie A. Nel 2005-06 disputò una partita nell'Udinese. L'anno successivo passò alla Sampdoria, senza giocare nemmeno un minuto. Nel gennaio 2004 fu condannato dalla Commissione Disciplinare a 3 mesi di squalifica, essendo risultato positivo, in una partita, Perugia-Reggina, in cui era rimasto in panchina, ai metaboliti del nandrolone. Pena clemente perché gli fu riconosciuta la tesi difensiva che faceva riferimento alle terapie mediche a cui si stava sottoponendo in quel periodo, un mal di schiena curato a base di corticosteroidi dal medico bavarese Miller Wohlfart. Attualmente è in carcere in Libia e rischia la pena di morte. 

    VALERIANO PRESTANTI, 1952, ex difensore di Fiorentina, Catania, Vicenza, Pescara, Monopoli e Fasano. Fece parte del Vicenza che nel campionato1977-78 arrivò secondo e l'anno successivo giocò la Coppa UEFA. 
    MATO JAJALO, 1988, centrocampista croato del Palermo dal gennaio 2015, ex Siena nel 2009-10. 
    MARTIN JIRANEK, 1979,  difensore ceco del Tom Tomsk, ex Reggina dal 2001 al 2004. 
    GIANDOMENICO MESTO, 1982,  terzino destro del Panathinaikos (Grecia), ex Reggina, Udinese, Genoa, Napoli. 
    GIANLUCA DE ANGELIS, 1981, attaccante della Casertana. 
    MARCO CABECCIA, 1987, difensore del Savona. 
    ANDREA RUSSOTTO, 1988, trequartista del Catania. 
    FRANCESCO AGNELLO, 1992, centrocampista del Catanzaro. 

    Buon compleanno anche ai dirigenti: 
    GIAMPAOLO POZZO, 1941, patron dell'Udinese, del Granada e del Watford. Nel 1998 è stato accusato di frode fiscale, falso in bilancio e appropriamento indebito. Ha patteggiato nel 2004
    Dall'aprile scorso è indagato per sospetta evasione fiscale di circa 12 milioni di euro. 
    GIANLUCA PAPARESTA, 1969, ex arbitro, figlio di arbitro, e presidente del Bari. Uscito indenne da Calciopoli (Moggi sosteneva di averlo chiuso nello spogliatoio di Reggio Calabria al termine di Reggina-Juve del 6 novembre 2004) è indagato dalla Procura di Milano dall'ottobre scorso per doping amministrativo per aver ricevuto, al fine di poter iscrivere il Bari al campionato di serie B, 500.000 euro da società svizzere legate a Infront. 

    Cesare Bardarossa Bardaro

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