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  • Sabatini a CM: 'Inter e Inzaghi al passo d'addio, ma la semifinale di Champions è più importante del 4° posto'

    Sabatini a CM: 'Inter e Inzaghi al passo d'addio, ma la semifinale di Champions è più importante del 4° posto'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Premessa: il rapporto tra Inzaghi e l’Inter sta finendo. Fiducia reciproca incrinata, tifosi contro, squadra capace di automotivarsi solo per le sfide importanti. Più varie ed eventuali, come si scrive nelle assemblee di condominio (e discutere spogliatoio) dove si finisce per litigare tutti contro tutti.

    Il rapporto tra Inzaghi e l’Inter andrà dunque a terminare. E sarebbe ridicolo, oltre che poco professionale, per nulla manageriale, legare la permanenza dell’allenatore all’eventuale - seppure improbabile - conquista della Champions League. Dipendesse dalla “coppa dei dettagli” (cit. Mourinho) già adesso non ci sarebbero dubbi sulla conferma dell’allenatore. L’Inter ha lottato con il Bayern Monaco. Poi ha eliminato Barcellona e, quasi, Benfica. Ovvero la squadra che spadroneggia in Spagna sul Real Madrid e quella che domina in Portogallo, che aveva vinto il girone superando il Paris e disintegrando la Juventus.

    L’Inter di Coppa è una grandissima squadra, non ci sono dubbi. Ma l’Inter di Coppe e campionato? Per la risposta, attenzione a questa formazione: Handanovic; Skriniar, De Vrij, D’Ambrosio; Bellanova, Gagliardini, Asllani, Calhanoglu, Gosens; Lukaku, Correa. Questa è la squadra dei panchinari in Champions League: in campionato arriverebbe 7a, 8a al massimo. Giusto per dire la forza della rosa. E la forza dei titolari. Perché se giochi come a Lisbona, quante ne perdi in campionato? Una o due. Tre al massimo. Non dieci!

    Scrivere che Inzaghi è forte contro i forti e debole contro i deboli, contrasta con la sua immagine. Come tipologia di allenatore, è quello cui “spiaze” rassegnato, non quello che gonfia il petto per rispondere al “rumore dei nemici”. Però, di fatto, la sua Inter è tanto forte e concentrata nelle grandi occasioni, quanto svagata e slegata nelle piccole partite di routine. E un’altalena di rendimento così è inaccettabile. Ingiustificabile. È come se un manager dà il meglio di sé giusto al Consiglio d’Amministrazione, oppure - non esistono discriminazioni professionali - se un contadino lavora soltanto quando piove. Però una riflessione è d’obbligo. Attenzione…

    Attenzione al paradosso che è colonna sonora di questi giorni in casa Inter: “Inzaghi non deve fallire il quarto posto”. Ecco. Questo è l’errore. Ormai la gente ragiona da commercialisti anziché da tifosi. Da tristi ragionieri anziché da ambiziosi sognatori. Vale di più essere tra le prime quattro in Italia oppure tra le prime quattro in Europa? Risposta facile: economicamente, vale di più l’ammissione alla prossima Champions rispetto a una semifinale o finale nella Champions attuale. Ma questo è un conto, anzi un estratto conto, che non assomiglia per nulla a un ragionamento di sport, competizione, agonismo. L’ottimo cammino europeo dell’Inter di Inzaghi vale di più del suo balbettante percorso in campionato.

    Qui c’è sicuramente qualcuno pronto a commentare alzando il ditino del saccentino: i soldi arrivano dal piazzamento Champions. Ma questo è un problema societario, non tecnico. Se l’Inter per la sopravvivenza ha bisogno di soldi anziché di gloria, è un problema di Zhang, di Marotta e di come hanno amministrato finora. Non facciamo confusione, ecco: il quarto posto è un traguardo da ragionieri, la semifinale Champions da sportivi.

    Così si arriva alla conclusione che è un “copia e incolla” della premessa. Il rapporto tra Inzaghi e l’Inter è in dirittura d’arrivo. E complessivamente sembra giusto così. Ma non giudicatelo con la testa dei ragionieri, perché il calcio merita opinioni (e opinionisti) di più alto livello.

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