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  • Sampmania: il Sampmania che non pensavo più di scrivere

    Sampmania: il Sampmania che non pensavo più di scrivere

    • Lorenzo Montaldo
    Probabilmente non ho ancora realizzato. Probabilmente nessuno di noi lo ha fatto. Erano anni che sognavo di scrivere questo pezzo, e ora che è successo, non so cosa dire. Credo sia un sentimento diffuso, comune a tutti. Me ne sono reso distintamente conto ieri sera. Quando Marco Lanna ieri sera alle 22 si è affacciato dal ballatoio di Corte Lambruschini per pronunciare, con un filo di voce, quelle quattro parole che tutti aspettavano da troppo tempo, c’è stata un’esplosione di gioia enorme, sì, ma queste notizie troppo grosse per essere digerite non ti arrivano tutte insieme in testa. Il tuo cervello non le processa. Le realizzi piano piano, ed è ancora meglio, perché le endorfine si liberano più gradatamente, il piacere si protrae più a lungo e ti permette di assaporarlo meglio. La natura ci salva: con una scarica di adrenalina così, tutta assieme, rischi di lasciarci le penne. Ti scoppia il cuore.

    Fino all’ultimo l’ex presidente e ormai ex proprietario della Sampdoria non si è smentito. Ha provato a rubare la scena ad una persona decisamente più meritevole di lui. Ha tentato di battere sul tempo Lanna annunciando, qualche minuto prima e con una sconnessa telefonata in tv, di aver venduto la Sampdoria. Anzi, di averla praticamente regalata. Purtroppo per lui, non lo ha cagato nessuno. Tutti i riflettori erano puntati addosso a chi, da dicembre 2021 ad oggi, ha vissuto due vite invecchiando di dieci anni per la Sampdoria, pur di salvarla. Ferrero ha detto che lo rimpiangeremo, che ha regalato la squadra perdendo un sacco di soldi, e si è dipinto come un padre di famiglia ingiustamente massacrato. Creda un po’ a ciò che vuole. Da oggi la sua esistenza non è più un problema nostro.

    I sampdoriani questa mattina li riconosci. Hanno un sorriso sulla faccia, gli occhi stanchi e hanno dormito poco. Tutti, dal primo all’ultimo. Anche perché per quattro giorni hanno vissuto sulle montagne russe, in un’altalena di emozioni capaci di stroncare chiunque. Siamo sopravvissuti ad un vero e proprio attentato, pianificato, studiato e preparato meticolosamente in piena coscienza. La parte migliore è che non saremo neppure costretti a ringraziare, nemmeno a denti stretti, chi ha aiutato ad organizzare questo crimine. Non si sa come ma siamo riusciti a rimanere vivi. Ci hanno ripreso per i capelli quando sembrava troppo tardi. Oggi quindi è davvero il nostro 25 aprile. E, come dice il mio collega e amico Stefano Rissetto, servirà una vera amnistia Togliatti tra di noi. 

    Abbiamo bisogno di un’indulgenza plenaria, per ripartire da zero e ricostruire da quello che di buono ci ha lasciato questa vicenda. Attenzione: ripartire, non dimenticare. Questa storia ci ha insegnato qualcosa. Ci ha mostrato il valore della Sampdoria nelle nostre vite, quanto sarebbe brutto perdere questa parte di vissuto, e cosa siamo disposti a fare pur di non lasciarla morire. Ecco, ai nuovi proprietari viene da dire ciò. Guardate quale capitale avete comprato. Guardate che credito enorme vi siete assicurati, guardate quanto è pieno il serbatoio di fiducia e di entusiasmo. La Sampdoria è uno di quei gioiellini semisommersi da robaccia che potete trovare in una soffitta dimenticata. Vi basterà lucidarla, togliere un po’ di polvere e valorizzarla per bene, e vivrete di rendita. Non traditela. Capitela e rispettatela, e riceverete in cambio tutto quello che avete soltanto assaggiato ieri.

    Vi dico la verità, non pensavo che lo avrei mai più scritto, questo Sampmania. Ero certo che saremmo morti di stenti, dissanguati e utilizzati come ostaggi sul fondo della Serie D. Temevo ci avrebbero usato come merce di scambio, tirando la corda fino a quando non sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro. Abbiamo guardato a lungo nell’abisso, troppo a lungo, e l’abisso di rimando ha scrutato dentro di noi. Eppure ci ha sputato fuori. Sono convinto che qualcuno lassù ci abbia messo una pezza. Qualcuno con i capelli ricci, l’orecchino e il numero 9 sulle spalle. Qualcuno che avrebbe firmato per noi, e che forse ieri ha firmato per davvero.

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