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    Sampmania: meno male che Piccini non ha urlato 'Tafazzi'

    Sampmania: meno male che Piccini non ha urlato 'Tafazzi'

    • Lorenzo Montaldo
    La storia di Piccini che grida “Calma”, ma la panchina della Sampdoria capisce “Cambio” e lo toglie, è fantascienza. Però è anche la perfetta metafora di quello che è il club blucerchiato oggi. Il Doria odierno è un enorme groviglio di confusione, un gomitolo di disordine. E quando c’è caos in tutte le componenti, questo scompiglio si trasmette per osmosi inevitabilmente a squadra e allenatore, producendo ‘spettacoli’ tipo Sampdoria-Brescia.

    Che peccato! Questa partita lascia un amaro in bocca incredibile, perché Pirlo l’aveva preparata bene, e la squadra l’aveva interpretata in maniera buona per lunghi tratti. La difesa a tre, che diventava a cinque in fase di non possesso, funzionava con i giusti meccanismi, manteneva distanze equilibrate e tempi sincronizzati nei movimenti. Il tutto con le attenuanti che ormai conosciamo a memoria: infortuni, squalifiche, sfighe, una gestione arbitrale quantomeno dubbia eccetera eccetera. Poi, però, ecco la frittata. Il cambio di Piccini è una topica da dilettanti, inconcepibile per una squadra professionistica. Tra l’altro Pirlo, che ho sempre difeso, ha grosse responsabilità nell’errata gestione tattica e nella sbagliata lettura del momento.

    Incolpare un ragazzo del 2006 sarebbe miope ed ingeneroso. Sampdoria-Brescia l’hanno buttata via Pirlo, lo staff, la squadra e la dirigenza, ed è un sacrilegio. La Sampdoria però non ha solo gettato alle ortiche un match, come è già capitato cento volte quest’anno. No, la Samp rischia di sciupare anche una stagione, e sta facendo tutto da sola, con le sue mani. E’ questo che fa imbestialire. Il Doria ha sprecato la spinta dell’entusiasmo per il cambio di proprietà vivendo situazioni tragicomiche, al limite dell’assurdo. La sensazione che si respira è quella dell’improvvisazione. Quest’anno c’erano tutti gli ingredienti per poter fare bene, pur tra le mille difficoltà ben note.

    Nel match di ieri sono emersi anche tutti i limiti di una rosa che teoricamente dovrebbe poter lottare a testa alta con quasi tutte le altre formazioni del campionato. Però la punta dopo due sessioni di mercato manca ancora. De Luca pare spaesato e in bambola, la ciabattata ad un metro dalla porta è surreale per uno che di mestiere fa il centravanti, il dinamismo di Askildsen entrato fresco all’85’ minuto ricorda il mio al martedì sera nel Calcio Liguria, e Stojanovic ha per l’ennesima volta commesso un errore determinante, questa volta non in fase difensiva, bensì sparando addosso al portiere del Brescia il pallone che avrebbe virtualmente chiuso la partita.

    Come ho scritto in un altro commento, io non avrei voluto che Pirlo raccontasse la storia del cambio. E’ stata la cosa più cringe del pomeriggio, peggio persino della macchinina che scorrazza in campo all’intervallo. Già così sembriamo Tafazzi, che si dà le bottigliate sull’inguine da solo. Quella di ieri più che una partita in effetti sembrava una puntata di Mai Dire Gol,  dei Corti di Aldo Giovanni e Giacomo. A proposito, meno male che Piccini non ha urlato “Tafazzi”. Vallo a spiegare poi alla panchina…

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