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  • Sampmania: Praet, il bell'addormentato (dovesse svegliarsi domenica...)

    Sampmania: Praet, il bell'addormentato (dovesse svegliarsi domenica...)

    • Lorenzo Montaldo
    I principi delle favole spesso ricalcano uno stereotipo ben preciso di uomo: biondi, capelli lisci e fluenti, occhi azzurri, lineamenti regolari, portamento sicuro e figura slanciata. Praticamente la descrizione di Dennis Praet, che difatti gode di grande successo tra le fanciulle, genovesi e non solo. Praet viene dalle Fiandre, storicamente terra di principi e nobili, ma ultimamente più che un principe azzurro (o blu…cerchiato, fate voi) alla Sampdoria sembrava più il ‘bell’addormentato’. Che poi un bacio della sua splendida fidanzata - l’ho vista qualche volta al Ferraris, è un quadro - possa risvegliare anche i morti, è un altro discorso. Ci riuscisse in tempo per il derby, sarebbe ancora meglio. 

    Da qualche tempo, dicevamo, Praet dà l’impressione del bell’addormentato. “Bello” perché tecnicamente è meraviglioso, e su questo non si discute. Il suo stile ricorda proprio quello della pittura fiamminga: nel gesto tecnico il centrocampista classe ‘94 è pulito, preciso, attento pure al più piccolo dettaglio. Esattamente sul modello dei suoi predecessori, con l'unica differenza che loro, al posto dei piedi, usavano il pennello. E anche tatticamente non si discute: vede la luce, lo spazio giusto, l’esatta posizione da tenere in ogni istante della partita. Come nella corrente raffigurativa che ha caratterizzato le Fiandre dal ‘400 sin quasi al ‘600, però, non c’è solo la luce nel gioco di Praet, ma anche un attento studio delle ombre, dei punti bui, del lavoro da svolgere in fase di non possesso, quando i riflettori si spostano e non illuminano più. Perché per rappresentare un qualunque elemento del mondo in maniera accurata serve anche la descrizione del suo cono d’ombra. I pittori fiamminghi lo avevano capito subito, e così il loro pro pro pro nipote Praet alcuni secoli dopo.

    Già ma allora perché “addormentato”? Perché nella stagione che doveva consacrarlo definitivamente, proiettandolo nell’Olimpo del Pallone, in quel Gotha a cui il belga si sente destinato sin dai primi calci all’Anderlecht, Praet sta faticando. Intendiamoci, il calciatore di Lovanio ha giocato parecchie partite sufficienti, alcune ampiamente. Gare che potrebbe disputare un onesto mestierante della Serie A, un buon giocatore, non un potenziale crack. Le prestazioni offerte dal numero 10 blucerchiato andrebbero bene per un Ekdal, senza nulla togliere allo svedese. Non a colui che si candida come leader tecnico e morale di una squadra giovane costruita - stando alla dirigenza -  guardando almeno con la coda dell’occhio all’Europa. Eppure in questo 2018 Praet non ha ancora inciso. Né un gol, né un assist (pochini in tutta l'esperienza genovese), sono diventati rari persino quei dribbling che sino a poco tempo fa erano il suo marchio di fabbrica. Ne ricordo un paio, non molti di più. L’impressione è sempre la medesima da un anno a questa parte: quasi come se a Praet mancasse sempre quel guizzo finale capace di far diventare una buona partita una grande partita, e un buon giocatore un grande giocatore. Era un impressione che qualcuno avvertiva già l’anno scorso, e che si è acuita nel campionato in corso.

    Ad onor del vero bisogna anche ammettere che Praet è stato fortemente limitato da alcuni problemi fisici. Il suo andamento sino ad ora risulta costellato da infortuni: il trauma al ginocchio sinistro con leggero interessamento del legamento in avvio di stagione lo ha frenato, il problema all’anca e conseguenti infiltrazioni hanno fatto il resto nelle uscite pre-sosta. Resta però la scarsa attitudine ad offendere, e la poca incisività dal limite dell'area, punti deboli decisamente rivedibili per un giocatore con pretese (legittime) di valutazione da oltre 20 milioni. Per un calciatore del calibro di Praet, la partita della definitiva consacrazione non può sempre essere “la prossima”.  Ecco, magari in questo caso in parecchi a Genova sperano che realmente sia “la prossima”. Vuoi mettere esplodere in un derby? E’ l’unica partita, tolti i match con le big, ad avere risonanza internazionale: occasione abbastanza ghiotta, direi. Riuscisse a svegliarsi, magari domenica sera, potrebbe anche dipingere un bel capolavoro. Non dite che non vi avevo avvisati...

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