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  • Sampmania: Romei e il dono dell’ubiquità

    Sampmania: Romei e il dono dell’ubiquità

    • Lorenzo Montaldo
    Ero convinto che il dono dell’ubiquità spettasse ad una ristretta cerchia di persone, anzi, giusto ad una sola, per di più raccomandata da rapporti di stretta parentela con l’Alto Capo assoluto. Invece mi sto ricredendo. Da qualche tempo, pare che il mondo Sampdoria graviti esclusivamente attorno a Antonio Romei, il consigliere del CdA di regola indicato da articoli e news come “il Vicepresidente”. 

    Già qui, emerge la prima stranezza, dal momento che nell’organigramma dell’U.C. Sampdoria, pubblicato sul sito ufficiale blucerchiato, di vicepresidenti non ne esistono. Viene semplicemente indicato un Presidente, Marco Lanna, che si è preso l’onere connesso alla carica mettendoci la faccia, e tre “consiglieri”: Bosco, Panconi e, appunto Romei. Peraltro elencati in rigoroso ordine alfabetico. Curioso notare come invece, sul bilancio societario, Romei venga definito sì come vicepresidente, ma del Consiglio di amministrazione. Un dettaglio, forse un refuso, ma lo trovo significativo. Sarebbe il caso, con tutta probabilità, di dipanare una volta per tutte questa ambiguità e di allineare i piani, ammesso che collimino e ci sia questa volontà da parte dei diretti interessati.

    D’altronde Romei non è nuovo a questo genere di equivocità. All’inizio della sua esperienza blucerchiata, ad esempio, l’avvocato neppure figurava nell’organigramma societario. E la sua evanescenza è durata anni. Nel frattempo, però, incontrava i giocatori, parlava con la stampa, trattava gli acquisti e le cessioni e rilasciava interviste in qualità di vicepresidente ‘in pectore”. Si tratta di particolari, come già detto, eppure con il tempo ho imparato a dare molta importanza alle minuzie, specialmente quando si tratta di minuzie formali.

    Curiosamente, nel verbale del CdA di attribuzione delle deleghe ai nuovi consiglieri viene esplicitato il fatto che a Romei sia stata attribuita la carica di Vice Presidente. La frase oltretutto è significativa. Durante il Consiglio si è stabilito di nominare Romei numero due di Corte Lambruschini e, in contemporanea, di “delegare le seguenti attribuzioni e i seguenti poteri da esercitarsi anche disgiuntamente al Presidente e agli altri consiglieri ai quali vengono conferiti i medesimi poteri e attribuzioni”. Converrete con me che non si tratti di una quisquilia trascurabile, dal momento che vengono attribuite al vicepresidente peculiarità proprie del presidente e, soprattutto, la possibilità di agire in disaccordo rispetto agli altri membri del CdA.

    Tornando all’ubiquità, però, mi sorprende come il nome di quello che, ad oggi, è il legale di Ferrero - poiché ancora coinvolto lavorativamente parlando con il Viperetta per diretta ammissione dello stesso Romei, in alcune aziende e vicende dell’ex presidente blucerchiato - sia di regola collegato ai profili più altisonanti e, diciamola tutta, irrealizzabili del mercato. Fabregas, Villar, Praet, fino all’incredibile Torreira, vengono tutti trattati in esclusiva e con un filo diretto dall’avvocato romano. Curioso ci sia la pretesa di ricondurre tutti gli affari corposi e mediatici, veri o presunti, al Vice Presidente quando la Samp a libro paga vanta già due direttori sportivi di lungo corso.

    Di domande da fare a Romei ce ne sarebbero milioni. Due anni e mezzo fa, in questo Sampmania, ne avevo già poste alcune. Ad esse oggi vorrei aggiungere alcune ulteriori precisazioni. Cosa intendeva esattamente il professionista capitolino quando affermava di recente: “Non nascondo il mio intenso rapporto lavorativo con Ferrero, penso che in quegli anni siano state fatte cose importanti per la Samp, sportive e strutturali”? Davvero ritiene che il suo operato, congiuntamente con quello del suo assistito, da lui presentato alla precedente proprietà, abbia lasciato ad oggi eredità ‘importanti, sportive e strutturali’? E ancora, nel giugno 2018 in un’intervista Romei sbandierava: “L’obiettivo di partenza era quello di patrimonializzare la Sampdoria e la nuova proprietà ci è riuscita. Aumentarne il valore e portarla il più vicino possibile a ridosso delle big, dove deve stare”. Alla luce dei fatti, sul serio è convinto che la sua gestione e quella di Ferrero abbiano ‘patrimonializzato la Samp’ portandola ‘a ridosso delle big’? Se sì, da dove derivano il bilancio disastrato, e la situazione permanente di apnea a cui assistiamo, e con cui nel quotidiano Lanna e Panconi si scontrano, prendendosi addirittura qualche immeritato strale da parte dei tifosi che scordano le origini dell’attuale disastro gestionale? 

    In chiusura, propongo altre riflessioni. Quando Romei dice “Non voglio ricadere nel giochino di tre anni fa, dove qualcuno ha messo becco per creare una frattura tra me e Ferrero”, sembra rammaricato della rottura con l’allora presidente. E’ vero? Sempre nella maxi intervista di un paio di settimane fa, mi preme sottolineare un paio di passaggi: “Sono stato richiamato per portare la barca in porto perché conoscevo a fondo il club”. Di preciso, ci può dire chi è stato a richiamare, per curare la Sampdoria, lo stesso medico che aveva inoculato, nel 2014, l’agente patogeno responsabile dell’attuale salute precaria? Romei sottolinea che molte critiche nei suoi confronti sono state “pretestuose a maggior ragione perché in quel momento bisognava fare quadrato”. Può essere più specifico, elencando quali critiche valuta ingiuste in merito al suo operato? Considerando il dono dell’ubiquità, che gli invidio un sacco, non penso avrà grossi problemi nel trattare Torreira e Praet e, contestualmente, fornire alcune doverose spiegazioni a quei tifosi a lungo incensati nella stessa intervista.

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