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  • Sampmania: si può sempre scavare

    Sampmania: si può sempre scavare

    • Lorenzo Montaldo
    Questo mondo, il mondo pallonaro intendo, ha la straordinaria capacità di sorprenderti ogni volta. Quando pensi ad esempio che non si possa andare ancora più giù, se già ti trovi al piano terra, scopri che puoi pure scavare ulteriormente nel pavimento, senza alcuna difficoltà. Ti accorgi che il fondo del barile, a furia di grattarlo, riesci persino a bucarlo. A questo punto, non pongo limiti al sadismo e alla cattiveria del Dio del pallone che rotola. 

    Non c’è cosa peggiore che far passare in secondo piano una partita, il gesto tecnico della sfida, l’essenza stessa dello sport. Ieri al Ferraris ci sono riusciti. Una manciata di ometti senza scrupoli è stata capace di violentare per l’ennesima volta la Sampdoria, nel giorno della memoria di Paolo Mantovani. Lo hanno fatto di fronte a ventimila persone, arrivate a Marassi con la speranza di guardare una partita di pallone, magari solo per scordare, per un paio d’ore, il lunedì lavorativo, gli scazzi e le menate della quotidianità. Ma che senso ha uscire, andare allo stadio e tornare a casa più incazzato di prima? Cosa c’entra con lo sport, con il tifo, con tutto il resto?  Quando l’aspetto ludico-agonistico viene accantonato è sempre un fallimento. Probabilmente a certi signori non fregherà nulla, cosa volete gli interessino la brutta reputazione, la moralità, il rispetto o la considerazione da parte degli altri? Niente, meno di zero. Però, i complici di questa serata resteranno per sempre, da imperitura memoria, come fautori e firmatari della pagina più nera della storia della Sampdoria. 

    Non c’è bisogno di fare i nomi, li conosciamo tutti. Sappiamo chi ha apparecchiato con lucida perfidia questa situazione, sappiamo chi sono i facilitatori, gli scagnozzi, i collaborazionisti e, ovviamente, sappiamo come si chiama il frontman di questa banda sgangherata. Magari si sente pure particolarmente maschio e uomo,in tutta la sua imbarazzante pochezza, ad ingaggiare la personale gara in solitaria di celodurismo autolesionista. Suppongo non abbia conoscenza sufficiente della storia per rendersi conto che una fuga ignominiosa e ingloriosa sottoterra, in corridoi bui, è l’estremo atto di umiliazione che accomuna tutti i despoti, un attimo prima del loro crollo rovinoso. Purtroppo, c’è una altissima probabilità che nel suo tracollo trascini anche i 76 anni di storia dell’Unione Calcio. Così, finalmente, il diabolico piano organizzato da anni (più di 8, almeno 10 o 11) avrà compimento.

    Si potrebbe discutere di tattica, di 4-4-2 o di una partita che ha visto la Samp organizzare pure una sorta di reazione nervosa, mettendo in mostra tutti i suoi limiti, non legati ad un allenatore o ad un altro, al 4-2-3-1 o a Caputo troppo solo o alla scarsa grinta, ma piuttosto alla composizione strutturale della rosa e alla sua amalgama malriuscita e goffa di calciator. Però, correrei il rischio di scivolare nuovamente su argomenti triti e ritriti, e alla fine di tornare lì, all’origine di tutto, alla mela di Adamo ed Eva. Combinazione,pure lì c'era un Viperetta. Meglio di no. Si potrebbe cercare uno spunto di ottimismo in una difesa meno tremante rispetto ad un mese fa, controbilanciato però dall’evidente preoccupazione per una fase offensiva sterile e mai pericolosa. Si potrebbe parlare di Leris esterno destro, delle colpe di Giampaolo, o di Stankovic condottiero. Anche lui probabilmente avrebbe meritato una serata diversa. Ma oggi, francamente, non mi va. Non dopo che la Sampdoria è stata umiliata in questo modo, brutalizzata in una maniera che nulla ha a che vedere con il campo. 

    Mi sembrerebbe fuori luogo, anche un po’ futile se vogliamo. Un po’ come nascondere la testa sotto alla sabbia, in un estremo, inutile tentativo di fuggire dalle brutture. Oppure si possono continuare a sognare ad occhi aperti sceicchi e milioni, carovane di cammelli e petroldollari che neppure Sherazade ne ‘Le mille e una notte’. Ma sono i sogni comatosi del tizio attaccato al respiratore, tenuto in vita per crudeltà e perversione, solo per proseguire l’agonia, che tenta di scappare dalla realtà di un polmone artificiale, ormai ad un passo dallo staccare la spina. E adesso venitemi a dire che sono pessimista, un corvo, un menagramo, che destabilizzo l'ambiente o che non posso salire sul carro. Qui non ci sono manco le ruote, altro che carro. Vi aspetto, non vedo l'ora.

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