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  • Sampmania: sorridiamo! Ma ora con Praet...

    Sampmania: sorridiamo! Ma ora con Praet...

    • Lorenzo Montaldo
    Non abbattiamoci per un gol al 90', l'ennesimo in stagione (ma quanti altri ne deve prendere, la Sampdoria?). Non perdiamo il sorriso per un pareggio con la Roma che sa sì di beffa, ma per cui tutti i tifosi doriani avrebbero firmato alla vigilia. Di motivi per essere felici ne abbiamo parecchi. Ad esempio, la Sampdoria si ritrova con un punticino in più. La classifica ora dice che quota 34 è stata raggiunta, finalmente la colonna 'partite giocate' recita ventuno gare, come tutte le altre squadre, e per un ossessivo-compulsivo come il sottoscritto questa è una gioia. I blucerchiati sono sesti in una Serie A competitiva, un traguardo di tutto rispetto. Certo, le occasioni buttate per strada sono tante, troppe, e gridano vendetta. Ma la Sampdoria – eccolo il secondo motivo per sorridere – si è ritrovata definitivamente. A testimoniarlo c'è il gagliardo furore degli uomini di Giampaolo, la capacità di soffrire e una solidità che sembrava una chimera prima sosta. Terzo punto, la piccola crepa che si era aperta con una parte del pubblico è stata medicata. Il Ferraris si è ricompattato attorno ai blucerchiati, e non era così scontato riuscirci.

    La partita con la Roma era un jolly fondamentale, e la Samp non lo ha sprecato. Poteva giocarselo meglio? Forse sì, ma poteva pure sciuparlo, gettarlo alle ortiche era più facile di quello che si può pensare. I giallorossi avevano tutte le carte in regola per mettere in difficoltà l'impianto di gioco di Giampaolo: esterni guizzanti, un centrocampo fortissimo (Strootman, Nainggolan e Pellegrini sono di livello assoluto) e un killer d'area di rigore glaciale e imperturbabile. Su Dzeko si è abbattuta una tempesta mediatica spropositata, il centravanti bosniaco ha chiuso la cerata, e le voci gli sono scivolate addosso come acqua. Resistere a una squadra del genere, anche se stanca e appannata nella notte infrasettimanale del Ferraris, era molto complicato. La Samp ci è riuscita, ha sfiorato il colpaccio e ha retto l'urto finale giallorosso in maniera quasi perfetta. In quel 'quasi' c'è tutto quello che poteva essere e non è stato, pazienza, va bene così. Brava la squadra di Giampaolo a capitalizzare al meglio il regalone di Kolarov con il solito, immortale Quagliarella, arrivato a 16 gol in 21 partite: in questo momento, al numero 27 doriano affiderei il mio bancomat con tanto di pin, figurarsi un rigore pesante come un macigno.

    Se proprio vogliamo trovare un lato negativo nella serata di ieri – si sa, noi genovesi siamo pessimisti e mugugnoni di natura – allora dobbiamo ricercarlo nei tanti problemi fisici che stanno martoriando la squadra di Giampaolo. Strinic dopo due gare consecutive è sempre costretto a rifiatare, Zapata deve ancora scrollarsi la ruggine di dosso, Quagliarella accusa un fastidio muscolare sin dal match con la Fiorentina: per la Samp, sono tre pilastri acciaccati. A tutto ciò, aggiungiamo l'infortunio di Praet che tiene con il fiato sospeso Corte Lambruschini e lo stesso Giampaolo. Qualcuno recentemente mi aveva fatto notare che si tratta di un giocatore integro e che non accusava da anni risentimenti: te lo dico col cuore, che gufata!

    A questo punto sarà interessante vedere cosa studierà l'allenatore per il rematch dell'Olimpico. Per fortuna il mercato è ancora aperto: chissà che la Samp non si inventi qualcosa per provare ad allungare un po' la coperta. Il problema principale è legato al fatto che individuare un giocatore in grado di sostituire Praet, e soprattutto già pronto per assimiliare i dettami tattici del mister, è piuttosto complicato. Anche perchè il processo di inserimento negli schemi blucerchiati è lungo e complesso. Trovare un rimpiazzo dell'ex Anderlecht, però, potrebbe rivelarsi fondamentale anche in ottica estiva. Accaparrarsi già adesso il suo alter ego, iniziando a farlo giocare e a istruirlo, gioverebbe per il futuro e pure a breve termine. Anche perchè di forze fresche a centrocampo, ora più che mai, ce n'è davvero un gran bisogno.

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