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  • Sampmania: stupirsi non vale

    Sampmania: stupirsi non vale

    • Lorenzo Montaldo
    Gente, non stupiamoci. Siamo questi. Non sorprendiamoci per un pareggio al 90’ contro il Venezia, non incendiamoci troppo per una mancanza di concentrazione, un calo di tensione, un errore in fase di impostazione, o una carenza di lucidità sotto porta. La squadra, ce lo siamo ripetuti tante volte, è quella che conosciamo. Ha delle lacune e alcune fragilità strutturali intrinseche. Altrimenti non avrebbe 19 punti. Debolezze identiche la Samp le aveva pure quando batteva il Verona, la Salernitana o il Genoa nel derby. Non possiamo cadere dal pero ora, e nemmeno arrabbiarci in maniera smodata per un gol al gusto di spreco, incassato ad un minuto fastidioso eppure perfettamente accettabile nella dimensione attuale della Sampdoria.

    Non vale ondeggiare, in due giorni, dalla più smodata esaltazione alla cupa furia. Equilibrio, amici, equilibrio. Non possiamo pretendere dal Doria che non sbagli mai, non possiamo esigere di assistere sempre e solo a partite perfette o grandi giocate. La Samp non è da medio alta classifica, è una formazione in lotta per salvarsi, e da un mese lo sta facendo. Eviterei di infierire troppo per due punti buttati, nell’economia del campionato richiesto ai ragazzi di D’Aversa sono previsti. Anzi, se mai il momento attuale è cruciale proprio per stare vicino ai blucerchiati, e far capire loro che l’impegno profuso, e il coraggio dimostrato dal derby in poi, sono apprezzati e apprezzabili. Mi girano come trottole, vi capisco, avrei preferito essere qua a parlare di un 1-0 sprecone, ma alla fine l’1-1 è frutto di un errore tecnico individuale, e di una prodezza balistica della domenica. Oggettivamente, la Samp di ieri è stata pure parecchio sfortunata. Bastava un impatto tra il pallone e il piede di Henry cinque centimetri più in alto o più in basso, e ora staremmo scrivendo righe di tutt’altro tenore. Manteniamo una parvenza di oggettività.

    Ovvio, da sfide del genere abbiamo anche tanti spunti da evidenziare. Gli abbondanti errori a tu per tu con l’estremo difensore ospite, ad esempio, sono uno stimolo per il futuro. Thorsby non ha i piedi di un giocatore qualitativo come Candreva o Damsgaard. Copre praticamente tutto il campo, spende moltissimo e arriva negli ultimi venti metri in debito di ossigeno. Le qualità tecniche non sono mai state eccezionali, ma l’errore è a monte, ossia pretendere da lui i gol e gli inserimenti di un trequartista. Il problema atavico dell’eccessivo sbilanciamento, quando siamo in controllo e in vantaggio, ce lo portiamo dietro da inizio anno, e credo dovremo imparare a conviverci. Oltretutto, i cambi non aiutano neppure l’allenatore. Lo avevamo notato anche dopo il Torino. Possiamo contare su undici titolari, e al massimo tre o quattro rincalzi di pari livello: Ferrari, Dragusin, Verre e Quagliarella. Ruotare sempre e solo tali elementi toglie imprevedibilità e ossigeno agli altri. Fortuna che il buon Manolo è tornato al 2013: ha già levato (e leverà) parecchie castagne dal fuoco.

    Anche le statistiche evidenziano la netta differenza vista in campo tra i due club. La Sampdoria ha tirato di più e in maniera più pericolosa, le conclusioni nello specchio blucerchiate sono state 8 contro l’unico tentativo ospite, costringendo Romero a 6 parate, mentre il ‘collega’ Audero, tolto uno splendido intervento in uscita su Tessman, non si è mai neppure sporcato i guanti. L’unica volta in cui il Verona ha centrato la porta è stata sul gollonzo di Henry. Ne converrete, giornate così sono stregate

    In chiusura, vi sottopongo una riflessione fatta ieri. Ritengo interessante andare ad analizzare le occasioni in cui la Samp ha fatto punti. E’ un esercizio fondamentale per non perdere il focus sul girone di ritorno. Le cinque vittorie stagionali D’Aversa le ha strappate a Empoli, Spezia, Salernitana, Verona e Genoa, mentre i quattro pareggi sono arrivati con Sassuolo, Inter, Udinese e, appunto Venezia. Dal ruolino appena snocciolato emerge come si sia ottenuto il massimo auspicabile da quasi tutti gli scontri diretti, escluso Cagliari, impattando invece con avversarie all'incirca di livello simile. Il jolly Gabbiadini e compagni lo hanno pescato al cospetto dell’Inter, e stop. E’ stato un girone d’andata praticamente perfetto dal punto di vista dell’ottimizzazione degli sforzi, ma lascia pochissimo margine di errore per il ritorno. Per salvarsi, bisogna mantenere una media pressoché identica nelle sfide a formazioni assimilabili a quella genovese, senza permettersi passi falsi. I nove punti sulla terz’ultima sono un bel bottino da dosare, ma se la Samp 2021-2022 ha insegnato qualcosa, è non pretendere che questa squadra sappia amministrare qualsivoglia tipo di risultato o vantaggio. Bisogna andare a cento all’ora, sempre, da qui a giugno. Se molli, o se tenti di gestire, prendi gol da Henry al novantesimo.

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