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  • Sampmania: una sconfitta che nasce ad agosto

    Sampmania: una sconfitta che nasce ad agosto

    • Lorenzo Montaldo
    Ma tu guarda se mi tocca fare il difensore di un allenatore per cui in estate nutrivo (e nutro) perplessità. Che non stessimo parlando di Jurgen Klopp, lo sapevamo anche due settimane fa, quando la Samp ha fatto 9 punti e si è issata via dal brodo primordiale del fondo classifica. E invece, l’esaltazione smodata ha lasciato il terreno alla disperazione più nera e alle critiche più feroci oggi. Lo avevo già scritto: equilibrio, gente, ci vuole equilibrio. Sempre. Equilibrio, e voglia di vedere le cose nel loro insieme. Proviamo ad aprire il grandangolo, a considerare l’intero spettro cromatico e non a focalizzarci esclusivamente su un colore, peraltro di solito il bianco o il nero.

    La Sampdoria ieri ha perso una partita orrenda? Sì, certo. Tremenda. Mal giocata, mal interpretata, con parecchi interpreti non adatti alla Serie A. Non c’erano sei punti in palio, erano quasi nove. Vincendo il Doria si sarebbe tolto dalla zona retrocessione, e avrebbe di fatto condannato il Cagliari, arrivato davvero all’ultima spiaggia. Invece la Samp ha concesso terreno ai rossoblù, non li ha uccisi, ha permesso loro di tirare un’ultima boccata d’aria, e con l’ossigeno residuo i sardi si sono rialzati, hanno reagito e ci hanno fregato. La  Samp era mal messa in campo? Sì, i tre mediani blucerchiati sono stati presi regolarmente d’infilata dalle mezzali ospiti. Sì, la difesa a tre sbanda paurosamente, soprattutto con questi interpreti. Sì, la condizione fisica era precaria. Ma ditemi, in quale altro modo avrebbe potuto sistemarsi la squadra?

    Ieri D’Aversa ha fatto fatica persino a trovare un sistema di gioco adatto a mettere in campo una formazione di undici giocatori. Ha dovuto cambiare assetto, modulo, protagonisti, impiegando fuori ruolo almeno tre pedine e 'costringendo' un paio di ragazzi a scendere in campo anche infortunati. Secondo voi, si sarebbe comportato in questo modo anche con alternative a disposizione? Oppure avrebbe dato continuità, sulla falsariga del filotto da 11 punti appena inanellato, tutti ottenuti con identico schieramento e identica filosofia nell’interpretazione delle gare? Pensate che, con anche un solo cambio a disposizione, avrebbe coscientemente deciso di stravolgere l’intero impianto, o si sarebbe affidato a quelle poche fragili certezze, racimolate a fatica in questo primo girone d’andata?

    La verità è che la Sampdoria ha pagato la sfortuna, la raffazzonata gestione estiva del mercato e l’approssimativa costruzione di una rosa incompleta, corta e fornita di pochissime alternative. Siamo questi. Era noto che tali problemi si sarebbero presentati e avrebbero chiesto, prima o poi, il conto. Tra l’altro, la Samp è stata persino risparmiata dal Covid. Ai difetti strutturali appena citati va aggiunta poi la pessima gestione del caso Silva, a cui da Corte Lambruschini hanno concesso un’istantanea e immediata rescissione contrattuale. Intendiamoci, non rimpiango Silva in quanto calciatore, con una rosa ben ragionata di certo non spenderei lacrime per un regista portoghese ormai sul viale del tramonto da due anni. Però, nell’attuale contesto Samp, la concessione di partire per gli Emirati a due giorni dalla partita con il Cagliari, sapendo di avere Ekdal quasi indisponibile, Askildsen squalificato e Verre infortunato, assume i contorni della scelta dilettantistica. Non penso fosse tassativa, per Silva, la presenza istantanea in Medioriente. E credo pure che l’Al Wahada avrebbe potuto attendere 48 ore, a maggior ragione vedendosi gentilmente omaggiata del cartellino del calciatore. Non fosse altro per una questione numerica, o per far rifiatare il povero Ekdal.

    Già, la Sampdoria la partita l’ha persa proprio a centrocampo. E’ vero, il regista svedese ha giocato male, molto peggio rispetto al suo standard. Il problema è che già solo la sua presenza sul terreno di gioco era un mezzo miracolo. Il numero 6 blucerchiato ha in pratica disputato 90 minuti da infortunato, con un allenamento alle spalle. In un altro multiverso, un multiverso normale, forse non sarebbe neppure andato in panchina. Ne sono certo, al solito Ekdal il Cagliari non avrebbe sradicato dai piedi la moltitudine di possessi concessi ieri. Il resto delle decisioni sono logica conseguenza della penuria di capitale umano a disposizione. Candreva da interno perde il 50% della sua pericolosità, e comunque non si può pretendere dall’ex Inter un intero campionato ai ritmi visti sino ad oggi. Le corsie con Murru e Bereszysnki non garantiscono spinta, Thorsby ha girato sottotono, per una volta, e con Ekdal a mezzo servizio risultava quantomeno complesso trovare una sponda con cui provare ad imbastire un dialogo con i piedi. Tra l’altro, non sono convinto neppure che l’innesto di Rincon cambierà tale ordito.

    L’altro punto su cui ragionare è la difesa. Sottrarre contemporaneamente Yoshida e Colley alla nostra squadra equivale ad aprire voragini nella retroguardia. Pensare di depauperare ancora una rosa già risicata e ai minimi termini, è pura follia. Né Chabot né Ferrari sono a livello del gambiano e del giapponese, l’unico avvicinabile ad essi forse è Dragusin, seppur con tutte le cautele del caso. Sento inoltre critiche su Audero. Ieri, le reputo folli. Imputargli il primo gol, per una respinta non perfetta su tentativo di Deiola a distanza di un metro e mezzo, è da pazzi. Idem sul controllo e girata di Pavoletti al limite dell’area piccola. Anzi, a ben vedere Audero ha tenuto il risultato inchiodato sull’1-2, parando (bene) prima su Joao Pedro, poi ancora sul brasiliano e per finire su Faragò. Capisco la rabbia, ma almeno tentiamo di centrare come si deve il mirino. Chiudiamo con l’attacco. Tolto Gabbiadini, il reparto soffre da matti. Caputo è stato ancora ampiamente insufficiente, Quagliarella fa una fatica immane, e Torregrossa è inadeguato alla categoria. Difficile anche tentare di apparecchiare pericoli se, in un’intera rosa, troviamo soltanto due giocatori in grado di saltare l’uomo.

    Ieri è stata una pessima Sampdoria. Ma francamente, rispetto ad altre circostanze, ritengo si possa imputare poco ai giocatori, che hanno fatto il possibile per le loro caratteristiche e i loro limitati valori, e all’allenatore, impedito ad operare qualsivoglia scelta. Lo stesso allenatore che, per inciso, un mese fa ha compiuto un mezzo capolavoro compattando l’ambiente e presentando un Doria gagliardo al derby. Responsabilità ne hanno tutti a Bogliasco, per carità, ma il suicidio con il Cagliari lo valuto maggiormente frutto delle scellerate decisioni societarie condotte da giugno ad oggi. Le macerie del tifone Ferrero sono queste, sono ancora fumanti e sono sotto agli occhi di tutti da anni. Stupirsene ora, non vale. Speriamo quantomeno serva di lezione: accorciare e tagliuzzare questa rosa, non si può. C’è se mai soltanto da portare la nave in porto e pregare, ma con tutte le forze eh, per un cambio a livello di proprietà.

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