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  • Sassuolomania: Dionisi e De Zerbi, il sabato della verità

    Sassuolomania: Dionisi e De Zerbi, il sabato della verità

    • Luca Bedogni
    È inevitabile, signori. Potevamo anche far finta di niente, ma con che amari sottintesi… Tanto valeva dirlo apertamente: il sabato disastroso di Dionisi a Napoli è coinciso simbolicamente col sabato trionfale di De Zerbi a Brighton. Il confronto si impone da solo per tutta una serie di motivi, ed è molto triste, soprattutto per i nostalgici.

    L’eco del poker rifilato dall’ex tecnico del Sassuolo al Chelsea di Potter, suo predecessore sulla panchina dei gabbiani, si diffonde in Italia come una conferma ulteriore (se mai ce ne fosse stato bisogno…) delle doti del talento bresciano, ma insieme porta con sé una punta di nostalgia per i tifosi neroverdi, perché arriva proprio nello stesso giorno della disfatta di Napoli (4-0). Il parallelo sembra suggerito non solo dal risultato finale e dalle prestazioni opposte fornite dalle rispettive squadre, ci si mette pure la cadenza dei gol, quasi che a ogni rete del Napoli rispondessero quelle del Brighton. A infierire idealmente, a sottolineare una differenza perduta.

    È la seconda volta consecutiva che prendiamo gli schiaffoni dal Napoli. Il 30 aprile un 6 a 1, ieri un solenne 4 a 0. Partite senza storia, partite in cui aggrapparsi all’ alibi della svista del singolo (vedi Ceide sul 3 a 0 o Erlic sui primi due gol), oppure a quello della forza dell’avversario è ugualmente sbagliato. La verità è che il gioco del Sassuolo è peggiorato e non è più in grado di tenere testa alle big su questo piano. E il Napoli, che è la squadra più ‘dezerbiana’ del campionato italiano, funziona proprio come pietra di paragone, soprattutto col Sassuolo. Ci smaschera, ci mette a nudo, ci smonta i progressi apparenti, ridimensiona le vittorie di corto muso...

    Così viene da fare un bilancio severo: dopo un anno di imbastardimento del gioco di De Zerbi, coperto dall’ascesa di Scamacca e Frattesi, ma con conseguente ‘distacco’ della bandierina Raspadori (che non a caso è finito nel dezerbissimo Napoli di Spalletti), si è passati al calcio di Dionisi vero e proprio, alla fissazione per il 4-3-3, con una proposta offensiva più modesta, convenzionale e prevedibile, e una solidità difensiva programmatica puntualmente sbugiardata. Insomma abbiamo perso ciò che vi era di buono senza migliorare quel che andava migliorato.

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