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  • Sassuolomania: il turnover di Napoli si chiama resa

    Sassuolomania: il turnover di Napoli si chiama resa

    • Luca Bedogni
    Perdere al San Paolo, di questi tempi, è cosa molto probabile, e infatti è capitato anche al Sassuolo. Nonostante gli ultimi precedenti con i partenopei potessero persino stuzzicare le nostre illusioni, ingannandoci rispetto allo stato effettivo delle due formazioni, i neroverdi le hanno buscate, è finita 3-1. Niente di strano, per carità. Non si è presa una goleada, cosa che tien su certamente il morale, ma non si è nemmeno visto quell'atteggiamento positivo di cui ho sentito parlare nel post-partita.

    Pane al pane e vino al vino: Bucchi ha schierato un centrocampo giovanissimo, inedito, per dare un turno di riposo a Magnanelli e Missiroli in vista della gara col Milan ritenuta più abbordabile. Una resa strategica. Non giudico la scelta, che potrebbe risultare anche lungimirante, voglio però prendere atto di un passaggio definitivo. Una cosa del genere il Sassuolo di Di Francesco non l'avrebbe mai fatta. Per carattere e ideologia, Di Francesco non l'avrebbe mai permesso. Questo è difficile: aver a che fare con questo nuovo corso al ribasso, dopo aver ammirato tanto coraggio. E non si dica che il Sassuolo non è più il Sassuolo senza Pellegrini e Defrel (senza Defrel forse sì, ma questa è una mia fissa). E' il manico che comanda, che infonde o non infonde coraggio. Per esempio chiedere di difendere così, con un baricentro bassissimo, non è forse assecondare alla peggio il palleggio del Napoli? E' chiaro poi che soprattutto Sensi poteva evitare quel pasticcio, e che anche gli altri due gol subìti erano -come ha dichiarato Bucchi- "evitabilissimi". Però, dài! Ti credo che prima o poi un gol lo trovano, quelli, se ti difendi a un centimetro dalla linea di porta. Anche il gol di Falcinelli; è un fatto in sé certamente positivo che si sia sbloccato, ma non ditemi che non è stato casuale. Il cross di Politano è bello, è bello anche il colpo di testa del bomber, però è un episodio troppo isolato, troppo poco sostenuto da tutto il resto, per essere indicato come prova che l'attacco o il gioco funziona.

    Da quando si è passati al 4-3-3, dopo l'infortunio di Letschert con la Lazio e quello di Adjapong in Under 21, la manovra si è tornata a impantanare. Il 4-3-3 di Bucchi è una brutta copia di quello di Di Francesco, e Bucchi se n'era accorto fortunatamente in tempo. Poi sfortunatamente per lui sono arrivati gli infortuni, e ha dovuto rifarsi al tridente e alla difesa a quattro, con l'esclusione di Lirola come corollario. Tutto in un colpo. Letschert out, Adjapong out, Goldaniga out, gli ultimi della lista sono Duncan e Berardi. Forse però, anche in emergenza, si poteva fare qualcosa di più a Napoli, contro questo grandissimo Napoli. Nella parte finale della ripresa abbiamo visto buttare in campo altri due ragazzini, Pierini e Scamacca, direttamente dalla Primavera. Un po' troppo, secondo me, se in panchina c'è Matri, c'è Biondini e Magnanelli.

    Almeno una lancia, tuttavia, la vorrei spezzare in favore di Cassata, chiamato in causa dal primo minuto, dopo il debutto da incubo (per via dell'espulsione) a Ferrara. Cassata non ha preso soltanto un palo con un colpo di testa, sfiorando il 3-2, Cassata ha corso come un dannato, più di tutti: 12,176 km. Una generosità che, unita alla scuola di provenienza (Juventus), ci lascia ben sperare.

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