Sconcerti a CM: 'Il pianto di Wanda mi fa sorridere, ma la Juve teme Milano. Meglio Piatek di Icardi, CR7-Atletico...'
Sconcerti, non si può che partire dal caso Icardi. Wanda Nara ha pianto in tivù.
«A me viene da sorridere quando vedo le lacrime di Wanda Nara, a parte l’esempio fastidioso che ha fatto quando ha detto «E’ come se gli avessero tagliato una gamba», beh, non sa di cosa parla evidentemente. Adesso però Icardi e l’Inter devono risolvere la questione, perché ci sono tanti soldi in ballo. Bisogna trovare un modo per convivere. Anche un compromesso, ma bisogna trovarlo».
Dove sta la ragione e il torto a tuo parere?
«Al di là di tutta la vicenda ci sono delle evidenze. Un rappresentante legale oltre che familiare - quale è Wanda Nara - non può andare in televisione e dire che all’Inter servirebbero giocatori più bravi a servire meglio il marito. Non si può fare perché così si divide la squadra. Il messaggio che Icardi e Wanda mandano è chiaro: siete una squadra di mediocri e non mi meritate. Non si può dire, quello è il punto. Questo è il peccato originale da cui tutto è scaturito».
Sensazione tua: questa estate Icardi parte o resta?
«Ne ho viste tante. Adesso ti direi che parte, ma posso essere smentito. La cosa nuova è un’altra: mi sembra che la Juve staia cercando di inserirsi, non tanto per prendere il giocatore, ma per entrare nelle questioni dell’Inter. Questo ritorno di Milano è a solo danno della Juve, ecco perché i dirigenti bianconeri si muovono così».
Cosa e quanto perderebbe l’Inter se Icardi dovesse partite?
«Ti giro la domanda. Cosa ha vinto l’Inter con Icardi?».
Nulla.
«Appunto. Icardi è un giocatore molto importante che condiziona in modo pesante il gioco della propria squadra. Tra Simeone e Icardi è logico scegliere Icardi sempre, ma tra Piatek e Icardi - per esempio - è più corretto prendere Piatek»
Siamo alla vigilia della Champions. Quali insidie per la Juventus?
«Tante, perché quella della Juve è una partita molto difficile, l’ho già detto: l’Atletico è l’avversario peggiore che le potesse capitare».
L’uomo più pericoloso chi è?
«Griezmann, mi piace tantissimo. Dopo Ronaldo e Messi c’è lui»
La Juventus ha Cristiano Ronaldo.
«Se è vero che è stato preso per vincere la Champions allora è il suo momento. Io penso che la serie A, per quello che si è visto nella prima parte della stagione, l’abbia persino migliorato, ora - rispetto a Madrid - copre più parti di campo»
Come pensi che giocherà Allegri?
«Io sono convinto che Allegri cercherà di indirizzare la partita sulla qualità e sulla velocità. Ho un dubbio: non ho mai visto benissimo Szczesny, un errore a partita lo fa quasi sempre. Forse eravamo abituati all’arroganza di Buffon. Deve crescere anche lui, per ora ti dico che a Roma giocava meglio, con più sicurezza».
Le tue favorite per la Champions chi sono?
«Una è sicuramente la Juventus, poi direi Barcellona e Manchester City. E ti dico che tengo fuori l’Atletico Madrid solo perché gioca con la Juve, ma la squadra di Simeone vale la finale».
Intanto in campionato la squadra del momento è il Milan.
«Riguardati i due gol di Piatek contro l’Atalanta: sono straordinari. Un gol al volo, l’altro di testa inserendosi tra portiere e giocatore. Questo è un centravanti eccezionale, segnerà ancora molto. Con lui e Paquetà, Gattuso ha trovato il Milan che non aveva mai avuto».
Un’ultima cosa: quarant’anni fa - il 20 febbraio del 1979 - moriva Nereo Rocco. Ci spieghi perché è stato un grande allenatore?
«Quando Rocco era alla Triestina e al Padova, ci fu Foni che inventò il calcio all’italiana per le grandi squadre. Rocco a Trieste e Padova e Viani alla Salernitana, non avendo il problema di giocare bene, misero il libero dietro. Non era solo un catenaccio. Ne sapeva molto di calcio. Quando lui arrivò a Milano, cambiò modo di presentare la squadra: giocava con il 4-2-4. Il Milan che vinse la seconda Coppa dei Campioni nel 1969 contro l’Ajax di Cruijff in attacco schierava Hamrin, Sormani, Rivera e Prati. La vera mossa di Rocco fu trovare uno, cioè Lodetti, che si sacrificava per Rivera. Tra l’altro inventò e mise in pratica per primo l’attacco alla fase debole della difesa, a conferma di come sapesse leggere bene la gara. Credo che il suo vero tesoro fu questo saper gestire le varie fasi della partita. Partiva con un modulo e poi lo cambiava in corsa, cosa che poi hanno fatto co successo Trapattoni, Capello, fino ad Allegri».