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  • Calciopoli, la chiavetta di Moggi: le incongruenze del PM, coinvolto tutto il sistema. ‘L’Inter rischia più di tutte? Non ci interessa’

    Calciopoli, la chiavetta di Moggi: le incongruenze del PM, coinvolto tutto il sistema. ‘L’Inter rischia più di tutte? Non ci interessa’

    • Giancarlo Padovan e Federico Targetti
    Prosegue la sintesi proposta da Calciomercato.com in merito al contenuto della chiavetta consegnata da Luciano Moggi, ex dirigente della Juventus, ad Andrea Agnelli dopo lo scoppio dello scandalo plusvalenze: il tema è Calciopoli, il precedente terremoto, e dopo aver offerto intercettazioni dei dirigenti del calcio italiano, si passa alle parole incongruenti del PM Giuseppe Narducci, dell’investigatore Attilio Auricchio e del Procuratore capo di Napoli Gian Domenico Lepore, tre degli attori principali del processo, che stridono se confrontate e aprono uno squarcio che coinvolge l’Inter e il resto del sistema calcio italiano.

    LA PRIMA PARTE: SCOOP Calciopoli, la chiavetta di Moggi: FIGC e CONI in combutta con Milan e Roma contro la Juve. ‘Chi vince troppo nello sport non fa bene’ 
     
    Lepore nel dicembre del 2021, 15 anni dopo i fatti diceva a Radio Punto Nuovo: “Se fossimo andati avanti, sarebbe emerso che tutte le grandi squadre erano coinvolte, compresa l’Inter. Anche il Napoli non si sarebbe salvato, tutto il calcio italiano era marcio. Io non ho mai parlato di ‘cupola’, perché la Juve non era l’unica indagata”.
     
    Narducci, il PM, al tempo delle indagini, per coprire la posizione dell'Inter: "Piaccia o non piaccia, non ci sono mai telefonate tra Bergamo e Pairetto con il sig. Moratti, con il sig. Sensi, o con il sig. Campedelli, Presidente del Chievo, sono balle smentite dai fatti la tesi dell’esistenza di un sistema generalizzato in cui erano tutti a parlare con tutti”. (Posizione, questa e quella successiva di Auricchio, fortemente avversate da Moggi nel documento).
     
    Il Maggiore Auricchio, invece, nel corso delle indagini respinse l’assistente Coppola che era andato a testimoniare le pressioni che l’Inter aveva fatto su di lui affinché ammorbidisse la sua relazione nei confronti del centrale nerazzurro Cordoba che si era preso due giornate di squalifica post partita Venezia-Inter del 16.9.2001. Il Maggiore Auricchio disse a Coppola che “l’Inter non ci interessa”. Nel documento si legge che il Procuratore Federale Palazzi aveva scritto che “L’Inter è la società che rischia più di tutte per il comportamento illegale del suo presidente Giacinto Facchetti”, ma fu estromessa volutamente dal processo.
     
    FACCHETTI JR VS MOGGI - La querela da parte di Gianfelice Facchetti a Moggi, discussa in aula in vari episodi dal 2010 al 2018, è stata respinta dal Tribunale di Milano, che a differenza di quello di Napoli ha sentito le intercettazioni e ha trovato che “è noto a tutti come al tempo del procedimento di Calciopoli fosse opinione comune che il problema non era ascrivibile esclusivamente al sistema Moggi, ma si trattasse di una corruttela diffusa nell’intero ambiente. Facchetti Jr. faceva lobbing con gli arbitri”.
     
    L'ANONIMO - Si fa poi menzione di un’intervista al Corriere dello Sport del 23 dicembre 2011, concessa in maniera anonima da un investigatore che ammette come mancassero i presupposti per l’intera esistenza di Calciopoli, e come lo scandalo avrebbe dovuto travolgere tutto il calcio italiano, non solo la Juventus.
     Come emerge dall’articolo l’investigatore afferma chiaramente che:
    - E’ stata una cosa forzata (processo) non abbiamo mai scoperto una vera partita truccata
    - Scoppiò una lite tra i capi: uno voleva chiudere il caso, l'altro no e si andò avanti
    - Non ho sentito io le telefonate dell’Inter, ma c’erano due colleghi che dopo averle sentite decidevano quali utilizzare, al contrario di quanto ha affermato il PM Narducci quando disse “Piaccia o non piaccia non ci sono telefonate delle altre società”.
     
    Sempre a proposito di Narducci, vengono riprese alcune sue dichiarazioni in merito alle telefonate non prese in esame nell’indagine: “Non costituivano reati perché non erano l’espressione o la manifestazione di accordi che si mettevano in piedi per determinare i risultati di alcune partite”. Si rimprovera quindi al PM una disparità di giudizio anche in merito alla rilevanza dei file in possesso degli inquirenti: a riprova che gli inquirenti avevano familiarità con usare intercettazioni tagliate chirurgicamente, si segnala che il Colonnello Auricchio veniva sanzionato per aver modificato il senso di un’intercettazione in un altro procedimento.
     

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