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  • Se la Juventus pensa di essere nel giusto, perché prova a buttare il pallone fuori dal tribunale?

    Se la Juventus pensa di essere nel giusto, perché prova a buttare il pallone fuori dal tribunale?

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    La Juventus sta disputando 3 partite in cui il calcio è causa e non effetto. C’è la Juventus che con nota e sperimentata strategia difensiva prova ad allungare i tempi già lunghi della giustizia ordinaria, comportamento che appare alquanto bizzarro per chi si dice sicuro di non avere violato alcuna legge. C’è la Juventus che attende di sapere se la Procurale federale, e qui passiamo al lato sportivo, riaprirà le indagini sulle plusvalenze o troverà altra materia sospetta nella manovra stipendi, il tutto alla luce dei nuovi documenti, nati proprio dalle indagini penali. E c’è infine la Juventus che aspetta di conoscere se e come l’Uefa punirà i suoi comportamenti poco trasparenti, il rischio è di stare fuori dalle Coppe, indipendentemente da quel che farà sul campo la squadra di Allegri.

    Il collegio difensivo bianconero ha chiesto che non sia la Procura di Torino a proseguire nell’indagine, per ragioni di competenza territoriale, in quanto i reati ipotizzati dall’accusa sarebbero stati commessi (secondo appunto la difesa) a Milano o Roma. Lo scopo è quello di prendere tempo, costringendo un altro gruppo di magistrati a lavorare sulle ipotesi di reato, partendo da zero. Se la Cassazione darà ragione alla Juventus, sarà un punto a favore del club bianconero. Un po’ meno all’accertamento della verità, visto che i tempi di recupero si allungherebbero ulteriormente.

    La Juventus dice di essere pronta a difendersi, dietro le dimissioni di Andrea Agnelli e del suo cda, pare che ci sia anche la volontà di dare ai loro successori la possibilità di farlo nel modo più duro possibile. E allora, se il gip dirà che deve esserci rinvio a giudizio (perché ora è prematuro parlare di processo) perché perdere ancora tempo? S’è voluta dare una lettura molto positiva alla rinuncia all’appello della Procura torinese contro le misure cautelari respinte per Agnelli & C. ma in realtà, era un atto atteso e necessario: caduto il cda, erano venute meno anche le ragioni che potevano richiedere l’arresto, ovvero reiterazione e inquinamento (alla fuga di un Agnelli si suppone non abbia pensato nessuno). La censura degli avvocati penalisti di Torino al tentativo della Procura di predisporre l’udienza preliminare entro il 31 gennaio, è un altro assist per buttare la palla lontano.

    La giustizia sportiva ha tempi più corti, i ritmi li dettano le competizioni e perciò all’Uefa non importerà nulla di quello che prima o poi deciderà, se deciderà, il tribunale di Torino (o di Milano o di un’altra città). A Nyon stanno spulciando gli stessi bilanci che hanno attirato l’attenzione della Procura, sulla base dei quali la Juventus ha raggiunto un accordo per sanare le violazioni al FFP (3,5 milioni di multa, che diventerebbero 19 in caso di mancato rispetto dell’accordo nel 2026). Il rischio evidente, stante quanto emerge dalle accuse penali, è che il settlement agreement si sia basato su presupposti non veritieri, e allora cadrebbe all’istante e per la Juventus arriverebbero le sanzioni più pesanti: dalla limitazione dei giocatori in lista, al blocco del mercato, all’esclusione dalle Coppe per una o più stagioni. Proprio nessuno, oggi può escludere anche questa durissima punizione.

    Infine c’è il procuratore federale Chiné, che magari proverà a riaprire la questione plusvalenze, così chiaramente raccontate dalle intercettazioni, che la Figc non aveva quando ha archiviato la questione, non solo per la Juventus. E poi c’è la manovra stipendi, che ha alterato i bilanci, ma non è stata fatta per iscriversi al campionato, che costerebbe molto. Qui il rischio è minimo. È la partita più semplice per i bianconeri, quasi un’amichevole.
    @GianniVisnadi
     

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