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  • Serie A in sciopero, l'esperto 'Nessuna ripercussione sui contratti dei calciatori'

    Serie A in sciopero, l'esperto 'Nessuna ripercussione sui contratti dei calciatori'

    • Luca Talotta

    La serie A sciopera, ma cosa succederà ai giocatori? Per saperne di più Calciomercato.com ha deciso di chiedere un parere autorevole all'avvocato Jean-Christophe Cataliotti, agente FIFA, esperto di diritto sportivo e degli aspetti economico-aziendali legati al mondo del calcio, nonché titolare del corso di preparazione all'esame da agenti Fifa che si terrà a Reggio Emilia a settembre (LEGGI QUI).

    Questo sciopero potrebbe avere ripercussioni sui contratti dei calciatori?
    Premetto che non c’è neppure da discutere sulla legittimità o meno del diritto di scioperare, diritto derivante dal fatto che la prestazione a titolo oneroso del calciatore costituisce oggetto di contratto di lavoro subordinato, come sancisce l’art. 3 della legge 23 marzo 1981, n. 91. Mi spiego meglio: se un lavoratore subordinato nel mondo del lavoro in generale può scioperare, non capisco perché un calciatore che è lavoratore subordinato – come sopra detto – non possa avvalersi dello stesso diritto!

    Ne consegue che, essendo lo sciopero la principale forma di autotutela dei lavoratori, nessuna ripercussione potranno subire i contratti dei calciatori. Lo sciopero – legittimato dall’art. 40 della Costituzione – non è da considerare come una semplice libertà, ma come un vero e proprio diritto soggettivo fondamentale e irrinunciabile che deve essere rispettato dai datori di lavori (nella fattispecie le società di calcio)

    Le società potrebbero decidere di non pagare la settimana di "non lavoro" ai calciatori?
    Il contratto di lavoro si basa su un rapporto sinallagmatico, cioè alla prestazione di una parte (la prestazione lavorativa) corrisponde la contropresatazione dell’altra (la retribuzione). Questo principio generale non può essere fatto valere non solo perché lo sciopero si configura come una astensione - legittimata della Costituzione - totale e concertata dal lavoro da parte di più lavoratori subordinati per la tutela dei loro interessi collettivi, ma anche e soprattutto, nel caso di specie, perché la partita non giocata nella prima di campionato verrà in ogni caso recuperata, senza che possa, quindi, venir meno la prestazione lavorativa del calciatore!

    Mancando il contratto collettivo, non viene a mancare il documento che coordina anche legalmente i calciatori con le società?
    Lo sciopero è finalizzato proprio al rinnovo del contratto collettivo. Senza un nuovo contratto presumo che i calciatori non scenderanno in campo.

    In futuro è possibile che le società decidano di mettere delle clausole nei contratti per salvaguardarsi da situazioni simili?
    Lo escludo categoricamente, per quanto detto sopra.

    Ma quali sono i punti da risolvere ancora?
    La novità, conseguente alla manovra economica del Governo, riguarda il contributo di solidarietà. Problema che si va ad aggiungere a quello legato alla querelle sui “fuori rosa”. Quanto al primo punto, penso che debbano essere i calciatori a far fronte al “piccolo” sacrificio imposto dal Ministro Tremonti (si andrebbero altrimenti a discriminare i “normali” lavoratori!). Circa il secondo punto, sul quale si concentrano ancora le maggiori perplessità, ritengo che, da un punto di vista giuridico, al calciatore debba essere garantita la tutela della professionalità così come prevedeva l’art. 7 del vecchio accordo collettivo che sanciva espressamente “il diritto di partecipare agli allenamenti e alla preparazione precampionato con la prima squadra”.

    Ma gli appassionati di calcio storcono il naso perché ai calciatori sembra spettino solo diritti! Hanno anche dei doveri?
    Sono d’accordo in parte, visto che – lasciando da un lato i discorsi sentenzianti sui lauti guadagni – i calciatori sono comunque tenuti ad “…adempiere la propria prestazione sportiva nell’ambito dell’organizzazione predisposta dalla  Società e con l’osservanza delle istruzioni tecniche e delle altre prescrizioni impartite per il conseguimento degli scopi agonistici”. Quindi il calciatore è tenuto a rispettare i doveri di diligenza e obbedienza previsti dagli art. 2104 e 2094 del c.c. applicabili anche al lavoro sportivo in forza del rinvio operato dalla legge n. 91. In particolare, il calciatore è obbligato a curare la propria integrità psico-fisica e ad astenersi da ogni forma di attività che possa pregiudicare la sua incolumità e la migliore condizione sportiva. Il calciatore è anche tenuto ad osservare strettamente il dovere di fedeltà nei confronti della Società. Così almeno in base al vecchio accordo, che su questi punti non dovrebbe subire alcuna modifica.

    Però Avvocato i calciatori non vengono quasi mai puniti in caso di negligenza…
    Rispondo che, in caso di violazione dell’obbligo del calciatore di rispettare le istruzioni tecniche e le prescrizioni impartite dalla Società per il conseguimento degli scopi agonistici, la Società può esercitare il potere disciplinare consistente nell’applicazione di vari provvedimenti graduati in relazione alla gravità dell’inadempimento, come la multa, la riduzione della retribuzione, l’esclusione temporanea dagli allenamenti (in tal caso legittima, avendo natura sanzionatoria) fino addirittura alla risoluzione del contratto. Le norme, quindi, ci sono, ma andrebbero applicate senza troppi scrupoli!


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