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Sindelar, il Mozart del calcio: il Wunderteam, il dramma dell'Austria nazista e il rapporto con Hitler

Sindelar, il Mozart del calcio: il Wunderteam, il dramma dell'Austria nazista e il rapporto con Hitler

  • Alessandro Bassi
    Alessandro Bassi
C'è stato un giocatore, più e meglio di altri, che nella sua fascinosa carriera ha saputo – suo malgrado – diventare un'icona di ribellione al destino di tutta una Nazione. Una ribellione forse mai neppure cercata e creata da altri ex post con una narrazione spesso non supportata da uno studio serio e puntuale delle fonti, ma che da sempre qualifica uno dei calciatori europei migliori di tutti i tempi. Quel calciatore è stato Matthias Sindelar.

IL MOZART DEL CALCIO - Nato il 10 febbraio del 1903 in un piccolo villaggio della Moravia meridionale, ben presto si trasferisce a Vienna dove i genitori di umili origini cercano fortuna. Diversamente da quanto da più parti sempre riportato, pare che la famiglia di Sindelar non fosse ebrea, ma cattolica e il fatto lo si rileva anche dal suo certificato di morte dove Sindelar è qualificato come “cattolico”. La vita per Sindelar non è affatto facile, il padre muore sull'Isonzo durante la Grande guerra e tocca a lui aiutare la madre diventando a quattordici anni apprendista fabbro. A Vienna il giovanissimo Matthias si innamora del gioco del calcio, trascorre ore ed ore nelle strade della periferia viennese a rincorrere una palla fatta di stracci. É bravo con la palla Sindelar, tanto che nel maggio del 1918 firma per l'Hertha Vienna il suo primo contratto. Il debutto in prima squadra avviene nel 1921 e da quel momento Sindelar si mette prepotentemente in luce sfoggiando una tecnica sopraffina e realizzando reti di pregevole fattura. Di un paio di anni più tardi, siamo nel 1923, è il primo grave infortunio della sua carriera: Sindelar è un calciatore eccezionale ma il suo fisico è molto fragile tanto che negli anni a venire verrà anche soprannominato Der Papierene, Cartavelina. L'estate successiva viene acquistato dal Wiener Amateur – squadra viennese che nel 1926 muterà la propria denominazione in Austria Vienna – pare su suggerimento di Hugo Meisl – sarà proprio il grande allenatore austriaco a soprannominare Sindelar “il Mozart del calcio” - e dopo un paio di anni di assestamento esplode definitamente nella stagione 1926/27 realizzando 18 reti in 23 partite. Da quel momento l'astro di Sindelar brilla chiarissimo nel firmamento calcistico internazionale tanto che negli anni'30 Sindelar è considerato assieme a Meazza e Sarósi il miglior calciatore dell'epoca. Negli anni più esaltanti della sua carriera tante sono le squadre che cercano di strapparlo all'Austria Vienna: non solo i rivali cittadini del Rapid, ma anche gli inglesi del Charlton e dell'Arsenal, con quest'ultima che arriverà a mettere sul piatto la non indifferente cifra di 40.000 sterline. Sindelar non viene ceduto e chiude la sua straordinaria carriera all'Austria Vienna dopo aver segnato più di 150 reti in 265 partite e aver vinto 1 campionato austriaco, 5 Coppa d'Austria e 2 Coppa Mitropa. Personaggio “globale”, come si direbbe ai giorni nostri, Sindelar viene cercato per numerose campagne pubblicitarie e il suo nome è sinonimo di successo.

DAL WUNDERTEAM ALL'ANSCHLUSSSPIEL - Con la Nazionale austriaca Sindelar esordisce nel 1926 e ben presto diventa uno dei perni di quella squadra che sotto la guida di Hugo Meisl vince l'edizione del 1931/32 della Coppa Internazionale rimanendo nella storia come il Wunderteam, la squadra delle meraviglie. Unico rammarico quello di non aver mai vinto la Coppa del Mondo, perché nel 1934 l'Austria perde in semifinale contro l'Italia e nel 1938...eh, nel 1938 l'Austria al mondiale francese non partecipa, pur essendosi qualificata, perché nel frattempo le mani dei nazisti si sono chiuse su tutta la nazione. Il calcio non c'entra nulla, il delirio pangermanico porta Hitler a minacciare un'invasione tedesca se l'Austria non si piegherà ad una pacifica unificazione tanto che si arriva al 12 marzo 1938 con le truppe tedesche che entrano nel territorio austriaco e al 15 marzo con Hitler che proclama davanti ad oltre 250.000 persone l'annessione dell'Austria alla Germania. Poco meno di un mese dopo, il 10 aprile 1938, le popolazioni di Austria e Germania sono chiamate ad esprimersi con un referendum che si risolve in un plebiscito a favore della già avvenuta unione delle due nazioni. L'Austria smette di esistere, muta il nome in Ostmark e diventa una provincia del Terzo Reich. Il calcio torna ad essere amatoriale su volere esplicito del regime tedesco, da sempre contrario al professionismo nel calcio, le squadre austriache si ritirano dalla Coppa Mitropa e la Nazionale, quel Wunderteam costruito con amore, passione e sapienza da Hugo Meisl, in poche ore viene cancellata da Hitler. Tutto è finalizzato all'imminente edizione della Coppa del Mondo: i nazisti vogliono trapiantare i migliori talenti del Wunderteam nella squadra nazionale tedesca per puntare a vincere il mondiale. Proprio in quei giorni – il 3 aprile 1938 – viene organizzata l'Anschlussspiel, la Partita della Connessione, tra l'Austria e la Germania: un ultimo giro di valzer per la squadra delle meraviglie e un'occasione per molti calciatori austriaci di mettersi in luce davanti al selezionatore tedesco Herberger. Ma anche, per altri, di ribadire la superiorità calcistica dell'Austria. Sette austriaci che quel giorno scendono in campo al Prater di Vienna, adorno di svastiche, verranno convocati dalla Germania per la spedizione ai mondiali francesi, tre giocheranno solamente alcune amichevoli e uno, uno soltanto degli undici austriaci non verrà mai convocato da Herberger: Sindelar. La partita doveva essere una festa nazista, ma dopo un primo tempo terminato sullo 0 a 0, nella ripresa prima Sindelar e poi Sesta segnano le reti con le quali il Wunderteam si congeda dal mondo vincendo la sua ultima partita contro i tedeschi. Su questa partita si è scritto tanto, in special modo circa il mancato saluto nazista di Sindelar al termine dell'incontro ai gerarchi nazisti, tramutandolo di fatto in un vessillo dell'antinazismo. Se leggiamo tutta l'abbondante pubblicistica di settore relativa a Sindelar e a quella partita specifica ci è stato narrato che soltanto due giocatori austriaci si rifiutarono di fare il saluto nazista a fine incontro, proprio Sindelar e Sesta, con quest'ultimo che venne punito dalla Gestapo nei mesi successivi con una condanna a due settimane di carcere. Eppure nessun giornale nei giorni successivi riporta il presunto mancato saluto di Sindelar, ma quell'episodio viene messo da sempre in correlazione con la sua morte, mai chiarita del tutto. Sindelar viene trovato cadavere il  mattino del 23 gennaio 1939 e su quella morte si sono versati i più classici fiumi di inchiostro. Alcuni pensano ad una fuga accidentale di gas, altri alla mano della Gestapo, altri ancora ad un suicidio. L'autopsia – che contrariamente a quanto spesso scritto venne in realtà eseguita – conferma come causa di morte l'intossicazione per inalazione di monossido di carbonio. Perché l'indomani dell' Anschlussspiel nessun organo di informazione riporta la notizia del mancato saluto di Sindelar? Propaganda oppure Sindelar il saluto lo ha invece effettivamente fatto?

SINDELAR CONTRO HITLER: UN ALTRO PUNTO DI VISTA - Il giorno del referendum sull'Anschluss un giornale austriaco, il Völkischer Beobachter, pubblica una foto di Sindelar con una frase scritta a mano che recita: “Noi giocatori ringraziamo il nostro Führer dal profondo del cuore e voteremo SI'!”. Il documento è riportato da Jo Araf nel suo Generazione Wunderteam nel quale l'autore, sulla scorta di un robusto apparato bibliografico e documentale, prova ad imbastire una tesi in contrasto con quanto da decenni si è pensato e scritto circa l'atteggiamento di Sinderlar nei confronti del nazismo. Sindelar non amava la ribalta, non voleva essere per forza una prima donna o un'icona. Era timido e di poche parole. Sindelar non ha mai esposto in pubblico le sue idee politiche, anche se pare che in privato abbia manifestato una simpatia per la socialdemocrazia. Non è mai stata sua intenzione lasciare Vienna una volta diventata nazista: Sindelar nel periodo di arianizzazione dell'Austria rileva l'attività commerciale da un ebreo godendo di un prezzo speciale, come tanti altri viennesi all'epoca, ma questo non basta, d'altro canto, a considerarlo un nazista.

Sindelar non era un nazista. Valga come testimonianza, riportata un po' da tutti, quanto scrive al suo presidente dell'Austria Vienna, l'ebreo Emanuel Schwarz, l'indomani l'imposizione nazista ai dirigenti ebrei di abbandonare i loro posti nella squadra:
“(...) Il nuovo Fuhrer dell'Austria Vienna ci ha proibito di salutarla, ma io vorrò sempre dirle “buongiorno” ogni volta che avrò la fortuna di incontrarla.”

L'idea che ci si può fare esplorando questo nuovo versante storiografico sulla vita di Sindelar è quella di un uomo riservato, non certo nazista ma ben saldo nei suoi principi e nella voglia di godere della propria vita, senza urgenze di manifestare una ipotetica propria contrarietà o vicinanza al nazismo.  

In conclusione l'opera di Araf è meritoria perché pone le basi per riprendere un cammino alla ricerca della verità di alcuni eventi storici. Troppo spesso chi ha raccontato le gesta di Sindelar non ha pesato bene quanto in Austria dopo la fine della Seconda guerra mondiale fosse profondamente sentita l'urgenza di prendere le distanze da quanto era accaduto dalla seconda metà degli anni'30, creando miti che, mai confrontati con le fonti, sono arrivati sino a noi. 


(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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