Sousa vince la sfida con Sarri grazie a un Bernardeschi che sembra Antognoni
Salcedo - sventato almeno quanto Tomovic, che aveva regalato il 2-1 del vantaggio a Mertens - ha commesso fallo sullo spiritatissimo belga e Tagliavento ha concesso l’ineccepibile rigore. Non è una notizia che il Napoli l’abbia trasformato, ma che a batterlo, anziché lo stesso Mertens, ormai in lotta per la classifica di capocannoniere, sia stato Gabbiadini, entrato solo sette minuti prima, quando la barca del Napoli stava affondando.
E’ un po’ paradossale, insomma, che, a salvare la squadra dalla sconfitta ormai inevitabile, sia stato il calciatore meno celebrato, lo stesso che verrà ceduto a gennaio perché Sarri non si fida di lui. Sia come sia, Gabbiadini ha fatto centro privando la Fiorentina di un risultato che l’avrebbe perentoriamente rilanciata in classifica e nel morale.
A consolare Sousa che, a mio giudizio ha vinto ai punti il confronto con Sarri, non foss’altro per le scelte che hanno orientato la squadra verso il sorpasso, resta la prestazione di Bernardeschi la cui gara non può essere raccontata solo dai gol e dai colpi sopraffini.
A distanza di molti anni e fatte le dovute proporzioni, in lui ho rivisto l’eleganza, la grazia e la classe di Giancarlo Antognoni. Certo, il calciatore di Carrara è solo all’inizio, mentre Antognoni è un mito soprattutto per Firenze. Fatto sta che Bernardeschi è un elemento completo, capace di corsa e copertura, contrasti e controlli, iniziativa e respiro. La proiezione di un grande campione.
La partita è stata bella, avvincente e lardellata da qualche errore di troppo. Sul gol del primo vantaggio del Napoli - quello di Insigne con un tiro a rientrare dal limite dell’area che si infila all’incrocio dei pali: stupendo - sbaglia uno degli assistenti di Tagliavento. Il calciatore del Napoli, infatti, è in fuorigioco, ancorché di poco, sul passaggio di Hamsik.
E’ solo sfortuna, invece, la “sporcatura” di Callejon in barriera quando Bernardeschi calcia la punizione verso la porta e trova il gol. Ma l’errore più grave l’aveva commesso Maksimovic, sostituto di Chiriches, che aveva fermato Kalinic con un fallo su palla scoperta. L’assist, neanche a dirlo, era stato ancora di Bernardeschi. Da lì è venuto il gol dell’1-1.
Tuttavia lo scarabocchio più vistoso, e costoso, l’ha fatto Tomovic quando, al limite della propria area, si è fatto sfilare palla da Mertens. Il belga, ispiratissimo, ha trovato l’angolo sul palo opposto.
E’ stato a questo punto - si era a metà ripresa - che Bernardeschi ha cominciato a pesare come forse mai prima. Meno di un minuto dopo il vantaggio del Napoli, il carrarino ha abbozzato lo sfondamento centrale e dal limite ha mirato l’angolo alla sinistra di Reina. Gol di chirurgica precisione e bellezza.
Sul 2-2 Sarri ha pensato di vincere, magari per forza d’inerzia. Sousa, invece, ha voluto vincere e ha inserito Zarate al posto di Cristoforo. Così la Fiorentina, senza perdere equilibrio, si è ritrovata con quattro elementi d’attacco (Chiesa, Zarate, Bernardeschi, Kalinic), due centrocampisti (Sanchez che ha preso il posto di Badelj, e Vecino), la solita difesa a quattro: Salcedo, Tomovic, Astori, Olivera. Per me non è un caso che abbia segnato Zarate e l’abbia fatto, d’interno destro al volo, su assist telecomandato di Bernardeschi a cambiare il campo. Più casuale, piuttosto, il rigore all’ultimo secondo provocato da Salcedo.
In forza di tutto questo - lo ripeto - avrebbe meritato la Fiorentina. Sia per la reazione propiziata, oltre che da Bernardeschi, da un promettentissimo Chiesa che ha sventrato la fascia destra presidiata da Ghoulam, sia per la quantità di azioni offensive.
Eppure non si può dire che il pareggio sia frutto solo di un episodio. Nello snocciolare le occasioni, non va dimenticato che Mertens, al 17’ della ripresa, ha toccato a colpo sicuro trovando il salvataggio di Olivera. Piuttosto voglio dire che questa volta il Napolli mi è sembrato meno preciso, meno vario e anche meno feroce. che in precedenza. E in classifica si è allontanato dalla Roma.