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  • Speziamania: caro Italiano, un bel tacer....

    Speziamania: caro Italiano, un bel tacer....

    • Gianni Salis

    Partiamo dalla fine. Caro Italiano, nessuno l’ha voluta etichettare come non merita, lei, caro Italiano, si è etichettato da solo la scorsa estate. Certo presentarsi poi davanti alle telecamere come ‘vittima’ in questa serata di San Valentino dopo 8 mesi di silenzio assordante e dopo aver tradito la propria sposa dato che il matrimonio (firma del rinnovo) era già stato celebrato e concluso, che l’aspettava al banchetto nuziale, ecco, diciamo che non è stato elegante. Altro che ‘comunicazione errata’ genericamente espressa e che non dice proprio nulla, tanto da non entrare mai nel merito di questa pseudo ‘comunicazione errata.

    Si è ricordato, caro Italiano, dello Spezia e dei suoi tifosi solo alla vigilia di questo rendez-vous, andando per altro anche a scomodare telefonicamente uno storico capo tifoso della curva per annusare un po’ che aria tirasse in riva al Golfo. Diciamo che alla vigilia del match la toppa che aveva cercato di metterci (con tanto di scuse alla tifoseria) era già stata peggio del buco, ed ora invece di glissare vuole far passare il messaggio di una contestazione, per altro verbale, non dovuta? O avrebbe preteso caso mai un tappeto rosso per aver lasciato squadra, società e città nel ‘pacciame’, quello vero, a  20 giorni dal ritiro? Dopo aver spento il cellulare per due settimane, rientrando in un pomeriggio estivo per andarsene di notte. Ah, dimenticavamo, probabilmente era, come da sua esternazione, un ‘sottopagato’.

    Allora perché le scuse? Non riusciamo proprio a capire: Perché se uno si scusa significa che come minimo ha sbagliato qualcosa, ma non certo la comunicazione: per favore, non abbiamo l’anello al naso. Piuttosto, la mano sul petto, Porto Venere a piedi, la firma sul contratto, il post di incondizionato amore e quel ‘ancora insieme Forza Spezia’ sul proprio profilo Instgram, via su: un bel tacer….

     
     
     
    Con un po’ più di attenzione si poteva portare a casa un pareggio che sarebbe stato oro colato, non solo perché conquistato al cospetto di una squadra dalla cifra tecnica importante e nettamente superiore ma perché ottenuto anche al termine di un match obiettivamente dominato dall’avversario. Il rammarico, l’unico appunto, è questo, aver perso ad un paio di giri di lancette dal termine dopo aver avuto comunque anche la palla del raddoppio maldestramente calciata da Colley. Ora bisogna guardare avanti, sapendo benissimo che c’è ancora margine, non molto per la verità, così come la consapevolezza che dietro spingono, nessuna esclusa. Contro Cagliari il 13 marzo e Venezia il 3 aprile, entrambe al Picco, come andiamo dicendo da tempo, ci si giocherà molto, se non tutto. Due gare spartiacque di un’altra stagione che se, portata in porto, avrebbe del miracoloso, ancor più della precedente: per come è nata, si è sviluppata e proseguita.
     
     
     
    Che fossimo questi, tecnicamente parlando, lo si sapeva. Nel senso che siamo ovviamente lontani da quel minimo sindacale richiesto per affrontare una serie A con cauto ottimismo. Eppure siamo ancora vivi. Certo, grazie ad un ‘animus pugnandi’ che molte altre squadre non hanno nel proprio Dna e a quel pizzico di buona sorte che ci ha baciato in fronte in talune occasioni. Aiutati che il ciel ti aiuta, recita l’antico adagio, e finora lo Spezia quell’aiuto se lo è andato a cercare. Salvi non lo siamo mai stati e siamo in lotta, in trincea col 'soldato Thiago', fino alla fine. La strada è lunga, ma la coesione, la voglia e determinazione di andare avanti restano. Avanti Aquile !
     
     


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