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  • Thiago Motta e De Zerbi, i nuovi profeti attesi al varco: sarà uno spasso

    Thiago Motta e De Zerbi, i nuovi profeti attesi al varco: sarà uno spasso

    • Massimo Callegari
      Massimo Callegari

    "Non vedo perché, con giocatori più forti di quelli che alleno ora, non dovrei giocare altrettanto bene e/o ottenere risultati migliori". (Maurizio Sarri, ultime settimane a Empoli prima di approdare a Napoli). Il campo, giudice supremo, sembrava aver reso fattuale questa verità con il triennio di Napoli e l'anno a Londra, chiuso con la stupenda vittoria del suo Chelsea contro l'Arsenal nella finale di Europa League. Poi venne la Juventus, con i lampi promettenti di inizio stagione (grandi prove in casa di Atletico e Inter) annientati dalla pausa covid e da uno scudetto conquistato senza l'atteso gioco ammaliante. Da quella stagione si sono perse le tracce del sarrismo ammirato a Empoli e Napoli: il secondo posto alla Lazio è arrivato nel segno di un faticoso equilibrio, che non ha evitato passaggi a vuoto nelle coppe nei primi due anni e in questo campionato. 

    Perché Sarri? Perché è l'esempio più recente di un allenatore straordinario in provincia che non è riuscito fino in fondo nella missione di imporre il suo calcio con qualità e longevità anche a livello "Top Class". 

    Oggi il dibattito ribolle, in vista di un ribaltone europeo delle panchine che potrebbe dare spazio alla nouvelle vague: in prima fila Xabi Alonso, De Zerbi e Thiago Motta. Il confronto ideologico è sempre più acceso e questa prospettiva spacca il popolo. I tradizionalisti si appellano al riduttivo "ma cos'hanno vinto finora?" che per Xabi, padrone della Bundes con il Leverkusen, potrebbe peraltro avere vita brevissima; i futuristi invocano la chiamata di una big per impreziosire finalmente la bacheca dei loro prescelti/prediletti. Implicitamente ammettendo, quindi, che club e giocatori di prima fascia sono la base del successo di ogni allenatore. 

    Come dimostrano due esempi lampanti quanto opposti. Il lato positivo: Arrigo Sacchi, diventato "il profeta di Fusignano" anche grazie a un gruppo di campioni straordinari e al sostegno del presidente Berlusconi, che rafforzò la sua posizione davanti allo spogliatoio dopo il tracollo di Lecce in Coppa UEFA contro l'Espanyol.

    The dark side of the moon: Gian Piero Gasperini, delegittimato da Massimo Moratti già alla firma del contratto e abbandonato da una squadra sul viale del tramonto, come dimostrato dai risultati di quella stagione e delle successive. In cui, per la verità, anche Gasp si è confermato uno straordinario plasmatore di sogni in provincia, senza convincere club di prestigio a concedergli una seconda chance. 


    "Nessuno vince da solo": il caposaldo degli ideologi del calcio collettivo vale insomma anche per gli allenatori. E il confine tra i due "perfetti impostori" (Dr Enrique Rojas, El Confidencial, 30 gennaio 2022), successo e fallimento, non dipende solo dalla qualità del gioco ma anche dalla gestione delle risorse umane, delle "crisi" in senso lato e della comunicazione. In una parola: credibilità. Che si acquisisce anche con l'esperienza. Thiago Motta oggi è certamente più completo di quando ha allenato Genoa (esonerato) e Spezia (salvezza miracolosa con un calcio tutt'altro che spumeggiante). Così come Roberto De Zerbi si sente più pronto rispetto alle esperienze a Foggia, Benevento e Sassuolo ma pure agli inizi a Brighton, quando le sirene delle big della Serie A lo hanno solo accarezzato. 

    E gli anni da calciatore ad alto livello? Aiutano, ma non sono la chiave per definire il valore di un allenatore. Gli affanni in panchina di tanti campioni del Mondo del 2006 ne sono la prova lampante, in attesa di risolvere il giudizio su De Rossi al momento sospeso tra il buio di Ferrara e i lampi di Roma. E di vedere Alberto Gilardino su un palcoscenico ancora più alto del Genoa, il meno reclamizzato ma finora più convincente di tutti. 

    Ok, finiti tutti questi bei discorsi, posso mettermi ad attendere l'approdo di Thiago Motta in una big per osservare la sfida fra oltranzisti/pro Max (Allegri) e negazionisti/no Max (copyright Sandro Sabatini): il senso della diatriba, in fondo, è tutto qui. Mi verrebbe da dire "Io sto bene lì, seduto in riva al fosso" ma forse, restando in zona Liga(bue), è ancora meglio "Lambrusco e pop corn": se e quando accadrà, sarà uno spasso… 
     


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