Toninho Cerezo:| 'Sogno di allenare in Italia'
Cerezo e il sogno dell’Italia.
Il k-way azzurro sembra quella della Sampdoria dei tempi dello scudetto. Anzi, è quello della Sampdoria di vent’anni fa: Baciccia campeggia all’altezza del cuore. Anche chi lo indossa sembra, anzi è, uno dei ragazzi dello scudetto: Toninho Cerezo, stesso fisico asciutto, stesso sorriso. Da lunedì è a Genova. Natale in famiglia dopo l’ennesimo giro del mondo in poco più di ottanta giorni. Tutte le mattine la stessa corvée: Priaruggia-Lungomare di Quinto-Passeggiata di Nervi e ritorno. Unico problema: tutti quelli che lo salutano, lo fermano, lo invitano a scambiare due chiacchiere. «Ma questo è un piacere. È il bello del calcio. L’affetto della gente non ha prezzo».
Cerezo è tornato e c’è rimasto male solo per il derby cancellato dalla neve. Genova è il punto cardinale degli affetti. Belo Horizonte la base operativa, Salvador de Bahia il fascino del suo Brasile, il Pantanal il luogo delle battute di pesca, l’oasi dove ritrovare se stesso. Luogo di lavoro, il mondo. E l’Italia? «Mi piacerebbe. Ma non mi piace offrirmi. Sono fatto così, penso che se uno mi vuole, mi cerca».
Poi, due battute su Antonio Cassano - «lui fa spettacolo, ma il suo comportamento è inaccettabile: anche Mantovani lo avrebbe cacciato» - e su Gasperini «Via? Non ho capito perché».