Torino, ora va gestito il caso Ljajic
Un segnale forte che l’allenatore ha voluto dare non solo al numero 10 ma a tutta la rosa. Un colpo di spugna energico a cancellare dalla lavagna la lista dei graditissimi al tecnico. Tutti uguali. Poche storie. Come scrive Tuttosport in edicola oggi, facile pensare che tra i due il confronto anche verbale possa essere stato teso, trasformando una plausibile panchina (già ventilata ieri) in una tribuna. Ben più del ventilato, e classico, virus intestinale dell’ultimo momento. Che, in ogni caso, non ha impedito a Ljajic di litigare dal suo posto con i tifosi circostanti, tanto da essere trascinato via a fine primo tempo, mentre sul campo esplodeva la baraonda-Immobile. Un segnale, si diceva, che dovrà cogliere al più presto lo stesso Niang, rimasto a Torino per i postumi di una botta sulla coscia. Il fatto che Cairo abbia deciso di girare la clessidra che scandisce il tempo della sua pazienza non è una montatura giornalistica ma la pura verità di cui ha preso piena coscienza Mister Miha. Tra l’altro Ljajic rappresenta il sacrificio economico più “invasivo” a cui il patron ha dovuto dire sì, prima del Niang di questa estate, ed entrambi hanno un mandante dall’identikit preciso: Sinisa Mihajlovic. Che ha capito come il tempo delle attese sia finito e si è assunto una responsabilità enorme; decisione che in un certo senso lo rimette al centro del progetto Toro. Per quanto ancora lo si capirà abbastanza in fretta.