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  • Toromania: Benassi, i tifosi e l'equivoco dei giovani

    Toromania: Benassi, i tifosi e l'equivoco dei giovani

    Il day after Zenit-Torino è un florilegio di accuse, insulti e perfino minacce nei confronti di un ragazzo di 20 anni. Lui è Marco Benassi, loro sono “tifosi” granata; il primo si è macchiato della colpa di aver lasciato in 10 i suoi compagni per due terzi della partita di San Pietroburgo, i secondi hanno deciso che i propri beniamini hanno perso unicamente a causa sua. Ovviamente, non è vero e lo sa anche un bambino; ma l'appassionato dei propri colori, in quanto a ragionevolezza, nei momenti di rabbia è comprensibilmente cieco. Sia chiaro: Benassi ha commesso un doppio errore pazzesco, quello di farsi ammonire dopo 12' di gioco (giallo forse leggermente severo) e ancor più ripetere la stessa genialata 20' più tardi, per un intervento inutile a centrocampo; cercava la palla, ma l'irruenza del suo intervento era incompatibile con la sua situazione di giocatore già cartellinato. Così, ha lasciato in inferiorità numerica la squadra per un'ora, e naturalmente questo ha avuto il suo peso sul prosieguo della partita. 

    In realtà, il copione del primo terzo di gara non era stata poi così diverso da quel che sarebbe venuto dopo: padroni di casa che fanno girare la palla, creando però poche occasioni da rete. Una sola, di notevole, in 11 contro 11; ma anche dopo, le vere e proprie palle-gol hanno continuato ad arrivare con la stessa, scarsa frequenza. Questa è stata caratteristica – in negativo – della formazione russa per tutti e 90 i minuti: quella di puntare troppo di rado a superare l'ultimo steccato ospite. E, in superiorità numerica, è una colpa non averla chiusa con un terzo gol. Quel che non è cambiato mai, né prima né dopo il rosso, è il fatto che il Torino non l'abbia vista mai. Fin dalle primissime battute si è affidato a lanci in avanti per Martinez, palloni su cui Neto e Garay potevano quasi scherzare il piccolo venezuelano. Poi, ecco gli errori: come quello di Darmian che si perde completamente – inusuale, da parte sua – Criscito sull'azione della seconda marcatura, quella senza la quale il discoso qualificazione sarebbe ora apertissimo.

    Ma il terzino della Nazionale ha commesso uno sbaglio tattico, di situazione di gioco, di quelli che possono capitare per bravura dell'avversario. A differenza di quello di Benassi, gratuito. O di quello di Glik, che spalanca la porta a Witsel – aiutato dall'abituale incertezza di Padelli – con un intervento insensato, cercando un tackle spettacolare ma sproporzionato rispetto a una palla completamente alla portata del suo piede e a un avversario che avrebbe potuto murare senza difficoltà. Quel che è sproporzionato fuori dal campo, si diceva, è però la reazione di parte della tifoseria nei confronti di Benassi. Un ragazzo che nel corso della stagione, specie dall'inizio del 2015, è talmente cresciuto che il ct Conte ha mandato un osservatore a seguirlo in ottica azzurra. Un ventenne (i suoi coetanei – o ancor più “vecchi” – usciti dalla Primavera granata vivacchiano nelle serie inferiori) che fenomeno non è, ma che ha personalità invidiabile, che non toglie mai la gamba (anche troppo...), che cerca ogni voltala giocata pure rischiosa, a dispetto di mezzi tecnici non eccelsi, anzichè rifugiarsi nell'"appoggino", perchè ci prova sempre; un ragazzo che, in teoria, dovrebbe piacere molto alla gente del Toro.

    Purtroppo per lui, però, per molti è rimasto segnato indelebilmente dalla palla persa all'ultimo secondo della più recente stracittadina con la Juve. Particolarmente sfortunato, visto che le sue ingenuità costano care; visto che in quell'occasione l'arbitro avrebbe potuto fischiare un fallo contro di lui, e nessuno se ne sarebbe mai ricordato. E visto che aveva ricevuto una palla, difficile e sballata, da Bruno Peres: uno che di errori ne fa tantissimi. Come i suoi, se non di più. Ma gli vengono perdonati. Perchè più fortunato nelle conseguenze (anche se contro il Palermo costò un gol, ma pochi lo hanno in mente), perchè li commette sulla fascia dove i danni sono meno immediati, perchè è entrato nel cuore dei tifosi con quel gol nel derby stesso. Fattostà che lui non viene segnato a dito. Così come l'amore dei tifosi fa sì che capitan Glik non sia quasi per niente stato criticato nelle ultime 48 ore, nonostante una papera indegna dell'Europa. Punti di vista, legittimi – i tifosi non devono per contratto essere equi o equilibrati – ma non certo ben a fuoco.

    Val la pena ripetere un mantra: se i giovani giocano, i giovani sbagliano, meglio farsene una ragione. Benassi ha accumulato una quantità di errori notevole, in questa prima stagione al Toro, pur per avere vent'anni; troppe ingenuità anche in rapporto all'età verde. Ma ha fatto e fa di tutto perchè gli vengano perdonati, e dei tifosi che vogliono che un ragazzo cresca – e non che si bruci – dovrebbero tributargli una dose di affetto raddoppiata, quando accade. Anche perchè hanno in casa un bel potenziale. I giovani sbagliano, esclusi forse i fenomeni, che però non sono di casa da queste parti. Ventura ha deciso di puntare su parecchi ragazzi: Martinez, che di errori sta facendo collezione, ma – perchè attaccante e dunque non causa reti avversarie, stesso discorso di Peres – non è nell'occhio del ciclone; Makismovic, autore di un inizio di stagione da incubo, poi – non massacrato dalla sua gente – fortunatamente ripresosi; e poi El Kaddouri, pure lui in risalita, ma preso di mira – con delle ragioni – per mesi da molti tifosi per ragioni opposte alle caratteristiche di Benassi. Ci vuole tempo, ma vale la pena di lasciare che Giampiero Ventura lavori serenamente sui ragazzi: basti guardare il Darmian e il Glik di oggi, e pensare a quanto siano lievitati rispetto ai loro timidi inizi.

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