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  • Toromania: dall'autarchia all'Internazionale Torino

    Toromania: dall'autarchia all'Internazionale Torino

    Con il Parma, il Torino dello scorso campionato condivideva – oltre che, spesso, la posizione in classifica e l'ambizione europea – il primato di “squadra più italiana della Serie A”. In numerose occasioni, fra gli undici scelti da Ventura per gli impegni di campionati c'erano appena due stranieri (capitan Glik ed El Kaddouri), con le variabili Maksimovic, Farnerud e – nella seconda metà di campionato – Kurtic che però mai portavano il totale oltre i 4 atleti provenienti da oltreconfine.

    E invece ora, quasi come un riflesso dovuto alle avventure continentali che – preliminari permettendo – attendono i piemontesi nella prossima Europa League, la rosa del Toro si è riempita di stranieri come non si ricordava da anni, sicuramente da prima della gestione Cairo. Ben 14 sono al momento le nazionalità rappresentate in organico: Italia, Belgio, Serbia, Polonia, Uruguay, Svezia, Montenegro, Brasile, Albania, Spagna, Marocco, Argentina, Venezuela. Un'internazionale granata, che raccoglie giocatori che hanno racchiuso in sé svariate e multiformi esperienze, accanto a giovani scommesse il cui adattamento all'Italia è un grosso punto interrogativo.

    Di certo, bene hanno lavorato gli osservatori di cui si avvale Petrachi, su tutti quel Luciano Zavagno che dopo aver operato da calciatore agli ordini di Ventura (e dello d.s. salentino) coordina ora le indicazioni dall'America Latina. Il mister granata, che non aveva mai gradito particolarmente doversi orientare in una Babele, ha invece accettato di buon grado questo inedito mosaico ora che è giunto alla bella età di 66 anni. Un modo, anche per lui, di rimettersi in gioco. D'altronde, dopo quasi 40 anni in panchina vivrà il proprio esordio in Europa; Mister Libidine si sente un ragazzino.

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