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  • Toromania: due anni senza il 'Mondo'. Quanto ci mancano le sue lezioni

    Toromania: due anni senza il 'Mondo'. Quanto ci mancano le sue lezioni

    • Andrea Piva
    Noi siamo gli indiani contro i cowboys, chissà che una volta gli indiani non vincano la loro battaglia”. Con queste parole Emiliano Mondonico prima di un derby provò a caricare il suo Toro. Parole che oggi, a due anni esatti dalla sua morte, riecheggiano più forte che mai. La parte degli indiani la fa la sua Rivolta d’Adda, la sua Bergamo, ma anche la sua Torino e tutta l’Italia intera chiamata a resistere non dall’assalto dei cowboys, né dalle qualità tecniche dei calciatori della Juventus, ma da un virus che ha fatto fermare il Paese intero. 

    Gli indiani vinceranno, proprio come voleva Mondonico: lo faranno con pazienza, grinta, ma anche qualità, quella di tutti coloro che combattono in prima linea il Coronavirus. Caratteristiche che aveva anche il suo Torino, l’ultimo capace di alzare al cielo un trofeo (la Coppa Italia del ’93) e di sapersi imporre anche a livello internazionale, come dimostra la Coppa Uefa del ’92 persa senza perdere: nella doppia finale, i granata pareggiarono 2-2 in casa con l’Ajax e poi 0-0 ad Amsterdam (colpendo tre pali). 

    Emiliano Mondonico manca al Torino ma manca anche al calcio in generale: mentre i presidenti delle varie squadre battibeccano a difesa dei propri interessi, l’acume, la sobrietà e la semplicità di un uomo - prima che un allenatore - come “il Mondo” sono qualità di cui si sente il bisogno. Un uomo come lui, sempre molto attivo nel sociale e vicino a chi ne aveva più bisogno, manca anche al di fuori di un mondo del pallone che troppo spesso appare lontano dalla società. Oggi, che ricorre l’anniversario della sua morte, oltre che ricordare Mondonico, ricordiamoci anche le sue lezioni. Di vita oltre che di calcio.

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