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Toromania: serve una rivoluzione totale. Ma Cairo ha voglia di salvare il Toro?
Il problema principale del Torino non è però l’Abisso in giacchetta nera, ma l’abisso nel quale sta sprofondando sempre di più: ultimo posto in classifica condiviso con il Crotone, appena 6 punti conquistati sui 36 disponibili, 30 gol incassati finora (nessuno ha fatto peggio). In altri tempi, anche con numeri migliori di questi, Cairo non ci avrebbe pensato due volte a mettere alla porta Giampaolo, ora invece sta continuando a confermare l’allenatore, forse perché il calendario prevede molti impegni ravvicinati, forse perché esonerarlo significherebbe certificare l’ennesimo fallimento della propria gestione.
Il Torino, per salvarsi, avrebbe però bisogno di una vera e propria rivoluzione: a gennaio mezza squadra è da rifare (e magari sarebbe cosa buona e giusta affidarla anche a un altro allenatore). Anzi, sarebbe stata da rifare già in estate: era evidente a tutti dopo la miracolosa salvezza conquistata da Longo, non lo è stato per Cairo, che mentre non rinforzava il suo Torino e la contestazione dei tifosi si faceva sempre più sentire, promuoveva con un 7 la sua presidenza. Il Torino è andato avanti con gli scontenti Sirigu, Izzo e Nkoulou, ha confermato giocatori che finora hanno molto deluso come Rincon, Meité e Zaza (al primo è stato anche rinnovato il contratto) e allo stesso tempo non si è rinforzato a dovere: sono arrivate un paio di scommesse, Vojvoda e Gojak, una discreta mezzala come Linetty (che non basta da solo a far fare il salto di qualità), giocatori che non spostano gli equilibri come Murru e Bonazzoli. Ora la domanda che sorge spontanea è: Cairo avrà voglia di spendere per questa necessaria rivoluzione per salvare il Torino dalla retrocessione?