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  • Tramontana: 'Traditi da Lukaku, Skriniar è il vero interista. Indeboliti? Forse...'

    Tramontana: 'Traditi da Lukaku, Skriniar è il vero interista. Indeboliti? Forse...'

    • Filippo Tramontana
      Filippo Tramontana
    L’attesa è finita! L’Inter è tornata in campo a San Siro davanti ai suoi tifosi con lo scudetto sul petto e ha regalato loro un debutto da favola. Questa estate per noi è stata difficile. Siamo rimasti traumatizzati dall’episodio drammatico capitato al nostro Eriksen. Per fortuna tutto è finito nel migliore dei modi, Christian sta bene e questo basta e avanza. I tifosi non lo hanno dimenticato, le maglie dedicate al danese a San Siro si contavano a migliaia. Peccato dover ricominciare senza di lui ma la speranza di poterlo rivedere in campo con i nostri colori addosso per ora rimane viva in noi.

    Voltando pagina la nostra estate di mercato è stata quanto più destabilizzante possibile. La storia la conosciamo tutti. Per un motivo o per un altro abbiamo visto Conte, Hakimi e Lukaku lasciare Appiano Gentile e, diciamoci la verità, dal belga ci siamo proprio sentiti traditi! La bufera estiva ha nascosto un sentimento di gioia che comunque ancora presente. Siamo campioni d’Italia in carica, abbiamo interrotto il dominio bianconero evitando che vincessero il decimo di fila e sabato a San Siro saremo i campioni anche senza alcuni big della scorsa stagione.

    Abbiamo però apprezzato in campo gli altri, gli eroi a cui dobbiamo dire grazie per averci fatto urlare di gioia con una cavalcata tanto imponente quanto divertente.  Pensiamo da troppo tempo a chi se ne è andato e parliamo troppo poco di chi indosserà ancora la nostra maglia. Barella e Bastoni infatti sono scesi in campo anche da campioni d’Europa e Lautaro (squalificato contro il Genoa) giocherà contro il Verona anche da campione della coppa America.
    Si ricomincia anche con i nuovi. Abbiamo accolto Dzeko, Calhanoglu e Dumfries e siamo pronti a sostenerli come mai fatto prima. Il bosniaco ha giocato davvero bene. L’ex Roma ha offerto una prova di sostanza e di classe e ha trovato un gol tanto bello quanto importante. Bagnare il debutto a San Siro con la maglia numero 9 sulle spalle è stato, per lui e per noi, sicuramente un toccasana dopo la vicenda Lukaku.

    Se Dzeko ha debuttato alla grande la “prima” di Calhanoglu è stata un vero e proprio spettacolo. In 14 minuti l’ex rossonero ha “conquistato” San Siro e tutti i tifosi nerazzurri con l’assist per Skriniar e con il meraviglioso gol del 2-0. Ne avrebbe segnato un altro altrettanto bello ma il Var, giustamente, ha strozzato il secondo urlo di gioia. Il gol di Skriniar che apre le marcature di questa stagione è simbolico, è quello di chi ha voluto a tutti costi indossare la maglia dell’Inter, diversamente da chi si giurava innamorato ma che al primo soldo in più è scappato senza nemmeno salutare.

    Si parla sempre troppo male di noi, si esagera. Ci siamo indeboliti? Forse sì ma non siamo stati a guardare inermi. Abbiamo reagito e siamo intervenuti dove serviva. Manca ancora qualcosa, la punta deve arrivare e sono sicuro che Marotta e Ausilio non tarderanno a risolvere il problema.
    Inzaghi contro il Genoa ha avuto problemi veri di formazione. Sensi dietro Dzeko è stata una soluzione d’emergenza che ovviamente non potrà essere riproposta all’infinito.

    Finalmente il pubblico! Quella di San Siro è stata un’atmosfera strana, la conoscevamo ma è stato come se ce l’avessero tolta da almeno 20 anni. E’ stata come rivivere una cosa che già si conosce ma di cui avevamo perso il gusto e un po’ la memoria. Siamo stati abituati dalle leggi del Covid ad ascoltare ogni parola che arrivava dai giocatori in campo, ogni indicazione o imprecazione degli allenatori, è stato bello e curioso ma è stato bellissimo tornare all’antico. 
    Mancavano le facce di chi dagli spalti gioiva, esultava o imprecava a modo suo per le fortune o le disavventure della propria squadra. 

    E’ stato strano perché i tifosi dell’Inter contro il Genoa non hanno urlato il nome di Lukaku o incitato Hakimi mentre corre veloce sulla fascia, non hanno salutato Conte che li ha condotti allo scudetto ma hanno reso omaggio a chi è rimasto, a chi ha vinto e con orgoglio porta lo scudetto sul petto e hanno fatto già sentire a casa chi quella casacca quest’anno l’ha scelta senza lasciare spazio a dubbi di sorta.

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