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  • Trump l’ultima beffa, il Four Season lo sfratta e l’incontro con la stampa finisce tra un crematorio e un sexy shop

    Trump l’ultima beffa, il Four Season lo sfratta e l’incontro con la stampa finisce tra un crematorio e un sexy shop

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    No, non sta bene prendere in giro chi ha perso. Sia pure uno smargiasso, un contaballe, uno capace di negare l’evidenza ecc. Non sta bene irridere Donald Trump proprio adesso, censurare le sue minacce sui social, bandire da YouTube i proclami del suo amico Bannon che, in stile Isis, afferma essere il Presidente troppo buono e quindi Antony Fauci (il medico che metteva in guardia contro il Covid) “non va licenziato, ma decapitato”.

    Non sta bene, ma stavolta la legge del contrappasso scatta da sola, si sprigiona miracolosamente o grottescamente proprio dallo staff (ex) presidenziale. Saprete tutti che Trump non ci sta: dove ha vinto, i voti sono regolari; dove ha perso sono manipolati. La sconfitta in Pennsylvania lo manda su tutte le furie, perciò ordina di indire immediatamente nel più prestigioso albergo di Philadelphia una conferenza stampa con lui o Rudolph Giuliani e i suoi avvocati. Deve essere il Four Season e non si deve badare a spese. E che ci vuole! Gli uomini della comunicazione partono come spade, ma al Four Season si dicono dispiaciuti: le sale sono tutte prenotate, non c’è disponibilità. Donald insiste: vuole il Four Season. Allora qualcuno ha un’idea geniale: “Andiamo nella dipendenza dell’albergo, fuori città. Più piccola, ma il posto è ameno”. D’altra parte si chiama Four Season Total landscaping, lo spazio c’è, il giardino sembra ampio e il proprietario fa un buon prezzo anche se maggiorato. Parte il tam – tam, i giornalisti sono invitati a partecipare all’inizio della riscossa di Donald dal palco del Four Season Total landscaping di Philadelphia.

    Quando Giuliani arriva, vede il leggio all’aperto davanti a un muro scrostato tra una veranda arrugginita e qualche aiuola secca. Non ci crede, ma non può tirarsi indietro. La poderosa macchina è partita. I giornalisti, in piedi nel parcheggio in mezzo a balle di terriccio e vasi di plastica rotolanti pensano che sia uno scherzo dei Monty Python, che quello sia il sosia di Giuliani. L’assenza di Trump fa il resto. Chi ci crede? Chi può aver scambiato il più lussuoso albergo della Pennsylvania con un vivaio in disuso, situato fra un crematorio discount (“Prezzi giusti per l’ultimo addio”; “Qui non si bara”) e un altro, più vitale discount: il “MegaSex”, migliaia di metri quadrati di tentazioni. 

    Una posizione strategica, quella scelta dalla squadra trumpiana, visto che alcuni giornalisti, dopo i ripetuti annunci bellicosi che non riconoscono la sconfitta, si prendono un po’ di tempo prima di scrivere il pezzo o montare il servizio. Vanno al crematorio per preparare il proprio futuro o al sex-shop per pensare al proprio presente. Giuliani, intanto, continua a parlare.

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