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  • Un anno fa l'umiliante 5-0 di Bergamo, è stata la fortuna del Milan: le 5 mosse che hanno segnato la rinascita

    Un anno fa l'umiliante 5-0 di Bergamo, è stata la fortuna del Milan: le 5 mosse che hanno segnato la rinascita

    • Luca Fazzini
    Umiliazione. Non c'è modo più semplice e chiaro per definire ciò che fu un anno fa. Bergamo, ore 12.30. Il catino del Gewiss Stadium e un'Atalanta sempre più in fiducia. Il resto è (triste) storia scritta nelle pagine più nere dell'era rossonera, un 5-0 a tratti vergognoso e avvilente. Un anno dopo, è proprio il caso di dirlo, è cambiato tutto. È sufficiente prendere in mano la classifica della Serie A. Il Milan è lassù. 

    MERCATO E LEADER - Inutile nasconderlo, gran parte del merito va a Zlatan Ibrahimovic. Leader e fenomeno. Presentatosi con la sua consueta autorevolezza e sicurezza, ma anche con altrettanta intelligenza e umiltà, vere doti di chi gode dell'etichetta di campione. Raccogliere in poche righe ciò che c'era nel bagaglio da Los Angeles - via Stoccolma - è quasi impossibile: gol, entusiasmo, personalità, adrenalina, voglia di riportare il Milan al top. E un elogio lo merita senza dubbio anche la società: proprio dopo il ko di Bergamo, l'allora Cfo Boban spiegava: "Mercato? Stiamo pensando di rinforzare attacco e difesa, ma il mercato di gennaio è complicato". Ebbene, dalla sessione invernale il Milan ha ricavato il massimo. La dirigenza è riuscita a convincere Elliott, puntando anche su giocatori d'esperienza: ha riportato a casa Ibra, ma ha pescato anche un coniglio dal cilindro. Chiamasi Simon Kjaer, arrivato proprio dall'Atalanta via Siviglia: sei gare in tutto in nerazzurro, subito buttato nella mischia rossonera. Da dove non è più uscito, diventando perno imprescindibile della retroguardia. E poi il jolly Saelemaekers, frutto di un ottimo lavoro di scouting e utile tuttofare nell'undici che oggi guida la Serie A.

    MODULO, CONTINUITÀ ED ENTUSIASMO - Già, il lavoro di mediazione tra la proprietà e la dirigenza. Paolo Maldini lo ha sottolineato più volte, rimarcando l'importanza di unire le necessità del bilancio e di una visione pluriennale alle necessità di campo: "La mia figura è legata a un Milan vincente, io non devo pensare solo a salvaguardare i conti, i tifosi si aspettano tanto da me. E' lì che a volte spingo con la proprietà: a volte i risultati hanno dato ragione a noi, a volte a loro. In questo momento c'è un'idea comune, che aiuta il progetto". Così, dopo i colpi Ibra e Kjaer, ecco anche l'inaspettata e meritata conferma di Pioli, proprio quando Ralf Rangnick aveva già un piede e mezzo a Milanello. Avanti con Pioli, in un processo di continuità che in casa rossonera non si vedeva da anni, e il suo Milan sempre più solido e bello. Solido, perché i numeri del 2020 sono da record. Bello, perché Pioli ha ridato gioco a una squadra che 365 giorni fa si affidava ai lampi di Suso e sperava nei (pochi) gol di Piatek, mentre oggi vanta un arsenale molto più ampio di tutto rispetto. L'intuizione è il 4-2-3-1 che ha esaltato le qualità di Bennacer e Kessie, ha ridato slancio a Calabria, ha aiutato Calhanoglu. Il risultato è un gruppo, prima ancora che una squadra, che oggi vola: primo posto in classifica, 2020-2021 senza sconfitte in campionato, primo posto in Europa League. Pioli is on fire, cantano oggi i calciatori rossoneri sul pullman, simili a ragazzi spensierati in gita scolastica che guardano però tutti dall'alto in basso della Serie A, a un solo anno di distanza da un ko epocale. Che è stato, molto probabilmente, la fortuna del nuovo Milan. Che, senza quel ko, non avrebbe abbracciato Zlatan Ibrahimovic. Il resto è storia, decisamente più dolce rispetto a quel lunch-match di  Bergamo...


     

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