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  • Vialli, il ricordo di Weah: 'Luca con me è stato un fratello'. E quei 5 mesi insieme...

    Vialli, il ricordo di Weah: 'Luca con me è stato un fratello'. E quei 5 mesi insieme...

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi

    Luca Vialli era nel cuore di tutti, uno di quei campioni trasversali, amati oltre il colore delle maglie. Il calcio gli ha voluto bene da sempre, non è stata la malattia e questa maledetta morte prematura a elevarlo nel pantheon dello sport più amato. Un posto sarebbe stato in ogni caso suo, campione sul campo e uomo vero. Un modello e un trascinatore per i compagni, la stima e il rispetto degli avversari. Sui social e in tv si sommano le testimonianze di affetto di grandissimi campioni. Eccone un’altra, speciale.

    Squilla il nostro cellulare: George Weah, presidente della Liberia e già giocatore di Luca Vialli nel Chelsea, da gennaio a maggio 2000, 15 partite e 5 gol, ma soprattutto la vittoria nella prestigiosa FA Cup, con Big George in campo al fianco di Gianfranco Zola (1-0 all’Aston Villa, gol di Di Matteo; nei Blues anche Deschamps e Desailly). «Gianni, ho saputo di Vialli. Sono triste, molto triste». La voce è davvero scossa. «Che brutta giornata, sono appena stato al funerale di un amico e adesso ho saputo questa cosa». Non servono dettagli, il presidente Weah sa tutto. «Al Mondiale avevo incontrato degli amici di Eros Ramazzotti, mi avevano raccontato che c’era stata una ricaduta, che stava per morire. È una notizia tremenda, davvero. Vialli con me era stato un fratello, mi aveva voluto in un momento particolare. Voglio fare attraverso il tuo sito le condoglianze alla famiglia e a tutto il calcio italiano». Eccole, inattese, sincere e profonde.


    Riviviamoli quei mesi, George.
    «Non è stato semplice lasciare il Milan, io ero milanista, avrei chiuso volentieri a Milano, una città che adoro. Zaccheroni però non mi voleva più, io avevo ancora molto da dare. Mister Vialli l’ha saputo e mi ha chiesto di andare con loro. Ci siamo messi d'accordo in 10 minuti, 2 telefonate. Sapevo che erano pochi mesi, ma l’ho fatto col cuore. Non era ancora il Chelsea di Abramovich, ma era già una grande squadra, e infatti abbiamo vinto».

    Che coach era Luca Vialli?
    «Aveva idee chiare, era stato un grande giocatore, rispettava i giocatori, tutti. Il suo calcio mi piaceva: 4-4-2, all’epoca in molti giocavano così, per me era l’ideale. Credo che avrebbe potuto continuare, non so perché abbia smesso. Poi un giorno ci siamo incontrati e gliel’ho chiesto: perché hai smesso? E lui ha sorriso, ma non mi ha risposto».

    Il ricordo più bello al Chelsea è ovviamente la finale vinta…

    «Non solo quello. Il debutto forse è stato persino migliore. Parto da Milano il martedì mattino, il mercoledì sera giochiamo a Stamford Bridge contro il Tottenham. Vialli al mattino mi dice: ti porto in panchina, te la senti? Ricordo tutto come se fosse adesso. Poi, a mezzora dalla fine, mi chiede: te la senti di entrare? E io, come no! Entro, faccio gol e vinciamo la partita: Luca era felice almeno quanto me. Piango, è morto un grande uomo, sono triste. Gli ho voluto bene».
    @GianniVisnadi
     


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