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  • Violamania: 240 chilometri di silenzio

    Violamania: 240 chilometri di silenzio

    • Luca Cellini
    Pochi giorni e per fortuna la palla tornerà a giocare, si ricomincerà ad andare con frequenza allo stadio, ad ipotizzare formazioni, a fare la conta di assenze e presenze nelle varie partite e a riorganizzare la propria vita intorno agli impegni della Fiorentina. Il tour de force da gare senza sosta che ha visto la squadra gigliata coinvolta da inizio 2015 fino a dieci giorni fa, ha cozzato fortemente con quell’aria rarefatta che si è respirato soprattutto lo scorso week-end quando, in virtù dell’impegno delle nazionali, non si è giocata la serie A e per giunta la rosa viola ha fatto coincidere tre giorni e mezzo di vacanza, dunque non allenandosi e non dando motivi per parlare concretamente di calcio.

    E’un bene che si torni a pensare al campo di gioco perché dopo il pareggio di Udine, che ha ridimensionato fortemente i sogni di un piazzamento in Champions League l’anno prossimo per Pasqual e compagni, sono seguite una serie di voci e di indiscrezioni sul mercato che hanno montato e rismontato il futuro della Fiorentina tanto da togliere l’ottimismo anche al tifoso più fiducioso. Fra le poche certezze emerse ve ne sono due che inevitabilmente avranno riflessi importanti sul domani del club gigliato. La prima è la dipartita del direttore generale Eduardo Macia. Al di là della buona novella raccontata in giro da dentro il club, ovvero una volontà dell’ex d.s. di Valencia e Liverpool di cercare nuove avventure diverse da una squadra che sceglie la strada dell’italianizzazione, qualcosa sembra essersi rotto nei rapporti fra lo spagnolo classe ’74 ed una parte della società. La perdita di un uomo di calcio come Macia è grave primo perché ha fatto un ottimo lavoro sul mercato, prendendosi anche alcune rivincite personali nelle scelte (vedi alla voce Alonso e Badelj) e poi perché dimostra che l’ambito amministrativo-contabile spesso ha la meglio su quello meramente sportivo dentro la Fiorentina.

    E qui veniamo alla seconda certezza di questo periodo: le parole di Vincenzo Montella nell’intervista ad Agon Channel hanno fatto riemergere la necessità del tecnico gigliato che per far fare un definitivo salto di qualità alla sua squadra necessità di acquisti importanti e di unità di intenti. Tutte cose che erano mancate dopo la fine della scorsa stagione, tanto da portarlo ad un passo dalla rottura con i vertici del club. Oggi il mister gigliato ribadisce le volontà espresse più volte nello scorso maggio, e stavolta non vuole accontentarsi di promesse, al netto o meno di offerte di altre società per offrirgli un’altra panchina.

    Ci ha messo tanto, troppo l’Aeroplanino a ritrovare la sua Fiorentina dopo la scorsa turbolenta estate. Una delle chiavi per riacquistare credibilità davanti ai suoi giocatori, che avevano capito bene come il loro allenatore fosse stato delegittimato negli scorsi mesi, furono le parole del presidente onorario Andrea Della Valle, dopo la sconfitta contro il Napoli, ma anche e soprattutto quel lungo silenzio che raccontò David Pizarro, uno dei senatori dello spogliatoio, qualche mese f  accompagnò il pullman viola nei 240 km che separano Genova da Firenze dopo il pesante k.o. dell’andata contro la Sampdoria. Un bagno di umiltà che mise tutti davanti alle proprie responsabilità.

    E’nel prossimo mese che la Fiorentina vuole costruirsi il suo futuro sul campo, restando competitiva su tre fronti, ma deve farlo anche dietro le scrivanie e sul mercato. Sarebbe sbagliato attendere i risultati finali di quest’annata, e poi da quelli cercare una ripartenza. Farsi sfuggire Montella, e la sua straordinaria ambizione, dopo aver perso il preziosissimo Macia, farebbe piombare tutto l’ambiente viola in un silenzio ed in un’apatia difficilmente smaltibile in qualche centinaia di chilometri di viaggio. 
     

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