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  • Zaniolo gioca per sè, Abraham non vede più la porta: e ora la Roma come farà senza Dybala?

    Zaniolo gioca per sè, Abraham non vede più la porta: e ora la Roma come farà senza Dybala?

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Quando segna Zaniolo? Quando segna Abraham? Quando segna Belotti? Sì, perchè adesso che Dybala per un po’ (almeno un mese, ma la faccia funerea e le parole di Mourinho suggeriscono ben di peggio) non ci sarà, la domanda è obbligatoria intorno alla Roma che, anche ieri notte, ha faticato a battere un Lecce (2-1), ridotto in dieci (scandalosa l’espulsione Hjulmand da parte della coppia Prontera-Banti) dalla metà del primo tempo. A dispetto di una produzione da gol tutt’altro che disprezzabile (undici tiri verso la porta solo nel primo tempo), la squadra di Mourinho, per vincere, ha avuto bisogno di un colpo di testa di Smalling (6’ del primo tempo) e di un rigore di Dybala (46’) generosamente concesso dal solito Prontera e confermato dal solito Banti. La firma dei soliti ignoti. Come arbitri non valgono nulla, ma sono disposti a tutto pur di catturare un quarto d’ora di celebrità. O di consenso. E all’Olimpico ce n’era tanto.

    Se il Lecce fosse stato in parità numerica, sarebbe stata dura per la Roma, nonostante il vantaggio iniziale. E il problema, come da un po’ di tempo vanno ripetendo colleghi più autorevoli di me, sono gli attaccanti. Non il gioco (che pure non è trascendentale), ma chi dovrebbe finalizzarlo (le punte). Zaniolo, ormai, fa lo sfondatore. Palla al piede, pianta il testone a terra e tenta di abbattere l’avversario o con la velocità (ma gli manca il guizzo) o con la forza (ma gli manca l’esplosività). Non gioca con gli altri, anche se gli altri giocano per lui. Sintomatico il più macroscopico dei gol falliti, sul finire del primo tempo, quando, messo davanti alla porta da un assist di Dybala, ha controllato, preso la mira e tentennato fino a quando non è stato rimontato da un avversario. Ci hanno spiegato che non è rientrato nella ripresa per via di un colpo alla testa (e sarà certamente così), dubito comunque che, anche senza l’inconveniente, Mourinho lo avrebbe ripresentato.

    Spazio, dunque, a Abraham che, se è partito dalla panchina, una ragione ci sarà (non vede più la porta). Un gol, nel finale, l’inglese l’avrebbe anche fatto (era solo davanti alla porta, eppure ha trovato il modo di alzarsi la palla con un maldestro controllo), ma Pellegrini, che gli aveva servito l’assist, era in fuorigioco di molti metri. Chi lo difende, e ne ha ancora fiducia, dice che Abraham si è procurato il rigore decisivo un minuto dopo essere entrato in campo. E’ proprio vero, ammesso che lo fosse (e io non ho visto nessun calcio di Askildsen a Abraham), il nazionale inglese è stato furbo (non certo bravo) a mettere il suo piede davanti a quello del leccese per provocare il contatto. Mestiere, forse. Qualcos’altro, forse. Fatto sta che il rigore è venuto per merito suo. Accertato tutto ciò, basta questo per voler essere il centravanti titolare della Roma? Anche perché i tentativi di far gol (un paio) più che arrabbiattura hanno provovato ilarità. Tranne, ovviamente, in Mourinho che da Abraham vorrebbe anche un po’ di aiuto quando la palla ce l’hanno gli avversari. L’unica cosa davvero buona è stato un colpo di testa schiacciato (cross di Cristante) che Falcone ha messo fuori.

    Anche Belotti, a modo suo, è stato utile alla causa. Hjulmand è stato espulso per un fallo su di lui e la Roma non può aver tratto beneficio dalla superiorità numerica. Il Gallo non ha cantato, ma ha portato la croce sfibrandosi in un lavoro fisico contro i difensori del Lecce, abbassandosi sotto la linea della palla, ricorrendo gli avversari quando ce l’avevano loro. Tutto encomiabile, ma il gol non si vede. Unica occasione propizia un colpo di testa deviato in angolo dal suo marcatore. Il posto di Belotti (77’) l’ha preso Shomurodov e, a due anni di distanza dall’acquisto, non riesco a capire perché Mourinho l’abbia voluto e la Roma lo abbia accontentato. Confuso e confusionario, è pure egoista e le sue iniziative raramente portano a qualche pericolosità. Dettaglio di grande importanza: è in difficoltà nell’uno-due in poco spazio. Ama il campo largo (non quello che pensate)

    Il Lecce, che aveva pareggiato con Strefezza (39’), grazie ad un destro di precisione dopo difesa della palla in area di Umtiti (l’azione veniva da un angoloi), ha fatto una buona partita e, nel finale, sempre con un paio di calci d’angolo e con la vivacità dei neo-entrati Di Francesco e Colombo, ha messo un po’ di apprensione all’Olimpico intero. Mai, però, quanta i tifosi della Roma debbono patire per l’infortunio a Dybala. Calciando il rigore di sinistro, un muscolo ha fatto crac e si dovrà fermare per molto tempo. Purtroppo la classe del calciatore è direttamente proporzionale alla sua fragilità. Sottovoce, alla Juve, dicono di avere rinunciato a lui per questo. Ma nessuno, tantomeno chi ha a cuore il campionato italiano e i suoi non molti campioni, può gloriarsi degli infortuni di Dybala. Tornerà, naturalmente. Però la Roma ne aveva bisogno adesso.

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