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  • Zaniolo: 'Stavo per smettere. Critiche giuste, ma ci sono rimasto male. Ai tifosi della Roma dico...' VIDEO

    Zaniolo: 'Stavo per smettere. Critiche giuste, ma ci sono rimasto male. Ai tifosi della Roma dico...' VIDEO

    Nicolò Zaniolo, centrocampista offensivo della Roma, si racconta a Dazn, nel format Piedi X Terra: "Falso nueve? Ci dobbiamo ancora lavorare. Ho fatto vedere tante cose in poco tempo? Speravo di farle vedere, pensavo di poterle fare ma non in così poco tempo. Trequartista? Mi sono sempre divertito giocando, perché quando vado in campo penso a giocare e divertirmi, e da trequartista ci riesco meglio. Poi posso fare la mezzala e l'esterno. Ora come ora non mi vedo in un ruolo definito, perché come giocatore mi devo ancora definire bene". 



    SUL RUOLO - "Interno di centrocampo, dice Balzaretti? Balzaretti mi ha aiutato molto a integrarmi, mi è sempre stato vicino, mi ha dato molto consigli. Devo migliorare sul piede debole, sulla scelta dell'ultimo passaggio, ma mi rivedo in quello che dice". 

    LE TAPPE DEL SUO VIAGGIO - "Giocavo nel Canaletto, poi sono andato allo Spezia, ancora c'erano le iscrizioni, poi dallo Spezia sono tornato al Canaletto, sono andato al Genoa un anno, ma per motivi logistici ho dovuto a cambiare. Quindi sono andato alla Fiorentina, ogni giorno facevo Spezia-Firenze, all'una e dieci partivo e tornavo a casa alle 9 di sera, per tre anni. Poi a 14 anni mi sono trasferito a Firenze in convitto". 

    L'ESSERE CALCIATORE - "Nel settore giovanile non sono mai stato uno di punta, mai visto come uno che doveva arrivare. Sono sempre stato piccolo fisicamente, però ho sempre lavorato, quando la Fiorentina mi ha detto che non potevo restare per motivi tecnici sono andato via con la stessa voglia, sono andato all'Entella e ho trovato persone che hanno creduto in me". 

    ANCORA SULL'ENTELLA - "Sono arrivato a preparazione quasi finita, ero al bar di mio papà a La Spezia e le prime 3 partite non avevo giocato, mi misi a piangere e dissi a mio padre che se non avessi giocato anche lì avrei dovuto cambiare sport o dedicarmi ad altro. Ero titubante, avevo fatto 0 minuti in 3 partite, venivo da una non conferma alla Fiorentina e quindi mi sono detto che le qualità forse non c'erano. Mio padre mi disse di fare l'ultima settimana fatta bene, senza avere rimorsi, a mille... io l'ho fatta, ho giocato col Palermo e da lì non sono più uscito. Parole che non dimenticherò mai". 

    L'ESORDIO IN B - "A Benevento, erano due settimane che mister Breda mi diceva che mi stavo allenando bene. All'80esimo il mister mi disse di scaldarmi, ho fatto gli scatti più veloci della vita mia. Sì, ho preso l'intercalare romano". 

    LA PRESSIONE - "Non ti nascondo che la partita del Bernabeu sapevo di giocare dalla mattina, e guardai tutto il giorno il soffitto incredulo. C'ero già stato, al Bernabeu, ma in gita. Appena sali dal sottopasso vedi una muraglia di maglie bianche, devi essere bravo a gestire tutto. Convocati del ct Mancini? Pensavo a un errore, ero in cena coi miei amici. Poi mi chiama il team manager della Nazionale per dirmi che ero convocato. Mi sono messo a piangere subito, ho chiamato i miei, anche loro increduli. E anche loro in lacrime. A Coverciano sembravo un ragazzo al parco giochi". 

    GLI OBIETTIVI - "Voglio rendere orgogliosi i tifosi della Roma perché meritano tanto e quindi io non mi guardo mai indietro ma guardo solo avanti". 

    IL PRIMO GOL IN A - "Era due tre settimane che cercavo il gol in Serie A, perché avevo iniziato a giocare con continuità. Tutta settimana ho pensato alle occasioni col Cagliari, sono arrivato davanti alla porta contro il Sassuolo, ho visto i difensori a terra e ho provato lo scavetto. E' stata l'emozione più bella che ho vissuto, non sapevo neanche come esultare, volevo togliere la maglietta ma ero già ammonito e l'ho tenuta. Mio padre mi ha detto 'ma come ti è venuta in mente di fare una cosa del genere?'. Ho avuto freddezza, quel cucchiaio è stato istinto puro. Prima ero un ragazzino, dopo quel gol un ragazzo, che mi ha aiutato a integrarmi meglio, ma mi hanno accolto subito come una famiglia. 'Ammazza che c...o hai fatto', questo mi hanno detto Pellegrini e Florenzi in romano stretto". 

    LE CRITICHE - "Nella mia vita calcistica, breve, ho avuto più delusioni che soddisfazioni, a me le critiche sono sempre servite per essere più forte. C'è stato un periodo che si aspettavano tanto da me, l'anno scorso, e non riuscivo, ma non mi sono mai abbattuto, entrando in campo col sorriso per migliorare e dare il massimo. Critiche giuste se le prestazioni non erano all'altezza, una piazza come Roma chiede tanto. Le critiche mi hanno reso più forte, non ci sono rimasto bene, perché passare da idolo a criticato per un ragazzo di vent'anni non è bello, ma ora ho le spalle più larghe". 

    RICORDI AZZURRI - "Il primo che ho è il 2006, ero in Francia, al Mc Donaldo e c'era la partita proiettata là ed esultai al gol di Materazzi davanti a loro. Non la presero bene". 

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