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  • Zoff compie 80 anni: 'Riparavo motori, non ho WhatsApp. Da Pertini e Papa Wojtyla a Berlusconi...'

    Zoff compie 80 anni: 'Riparavo motori, non ho WhatsApp. Da Pertini e Papa Wojtyla a Berlusconi...'

    L'ex portiere e allenatore Dino Zoff compie 80 anni lunedì e si racconta in un'intervista al Corriere della Sera: "La mia vita? La campagna friulana, un pallone, la porta senza pali. Poi il resto: le corse, i giochi, i primi tuffi nell’Isonzo, i boschi, le bestie, mio padre e mia madre, nonna Adelaide che mi allenava a parare lanciandomi le prugne. E il dialetto. A volte mi accorgo di pensare in friulano. Leggo ancora le Poesie a Casarsa di Pasolini prima di addormentarmi, ho iniziato qualche anno fa. È proprio vero che, quando s’invecchia, riaffiorano nitidi i ricordi dell’infanzia. Quando la vita va verso il 90’, cresce un’esigenza di tornare a dove tutto è iniziato. Il richiamo della terra". 

    "Il primo ricordo dei miei 20 anni? Sempre un pallone. Il calcio che diventa un mestiere. Prima era solo una passione. Lavoravo in officina, riparavo motori a Gorizia: sessantamila lire di paga. Lì è iniziato tutto: Udinese, poi a Mantova dove ho incontrato la mia Anna che ancora oggi mi sopporta, quindi il Napoli, la Juve". 

    "I Mondiali del 1982? La notte di Madrid, Bearzot, Scirea, la partita a scopone con Pertini in aereo. Sì, è vero che poi si scusò per l’errore. Mi scrisse un telegramma: 'Vieni a trovarmi. Giocheremo a scopone e cercherò di non fare più gli errori che mi hai giustamente rimproverato'. Grande uomo". 

    "Gli anni da allenatore? Emozioni diverse, ma sempre intense. Come la storia delle dimissioni da c.t. all’Europeo del 2000. Le frasi di Berlusconi dopo la finale persa con la Francia andarono oltre la critica. Dimettersi, in un Paese in cui nessuno si fa da parte, fu un gesto rivoluzionario". 

    "Papa Wojtyla mi disse che anche lui aveva giocato in porta e capiva le responsabilità che avevo. Mi avete sempre fatto passare da musone, ma non lo ero. Mai stato un festaiolo, eh, però sono stato giovane negli Anni 60 e 70... Festeggerò a casa con la famiglia, come in questi anni di pandemia. Ho rispettato le regole: mi fido di chi sa più di me. Ho un telefono vecchio, come me. Non so neanche cos’è, WhatsApp. Se vogliono farmi gli auguri, mi sa che dovranno telefonare".

    "Tiferò con tutto il cuore per l'Italia al Mondiale, sono sicuro che ce la faremo. Mancini e i ragazzi non devono farmi nessun regalo, sono campioni d’Europa, devono solo fare quel che sanno e tutto andrà per il meglio. Che regalo voglio? Che il buon Dio mi lasci qui ancora un po’, per veder crescere i miei nipotini". 

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