Calciomercato.com

  • 1971, due capolavori del Novecento: 'Imagine' e la Juve di Boniperti

    1971, due capolavori del Novecento: 'Imagine' e la Juve di Boniperti

    • Marco Bernardini
    Le pause internazionali che mettono  in stand by i campionati consentono un minimo di relax e forniscono l’opportunità di ripassare un poco la Storia. La qual cosa non ha mai procurato danni a nessuno. Anzi.

    E’ ormai uso lessicale consolidato quello di definire “Generazione Y o Millenials” i nostri figli. Tutti i giovani che, nati sulla soglia del nuovo secolo, procedono verso il futuro dovendo affrontare un presente opaco e assai poco intrigante in quanto a prospettive. Non sono stati granchè fortunati. Certamente molto meno di quanto accadde a chi ebbe a vivere in profondità il Novecento. Al netto di ogni inutile pulsione nostalgica, essendo proprio la nostalgia sempre molto canaglia, nessuno potrà mai negare che il secolo scorso ha rappresentato per l’umanità un momento storico e sociale di cruciale rilevanza. Gli stessi orrori delle due Grandi Guerre, la vergogna dei lager e quella delle foibe, la follia della bomba atomica, le rivoluzioni intrise di lacrime e di sangue sono “servite” a spingere e a indirizzare la razza umana verso la strada della rinascita e ad alimentare il desiderio mirato a un nuovo mondo.

    Di pari passo, anche culturalmente e scientificamente il Novecento va considerato come un grande contenitore di innovazioni e di scoperte epocali. Non vi è settore che sia stato ignorato e privato di quelli che a  ragione possono essere considerati autentici capolavori frutto dell’ingegno e della creatività. Un patrimonio che tutti abbiamo il dovere di difendere e di preservare almeno nella memoria o, volendo essere ancora più funzionali a noi stessi e ai nostri eredi, di riproporre come esempi utili per un ritorno al passato non sterile il quale possa servire a rendere meno tribolato il futuro. A questo, infatti, dovrebbe servire la conoscenza e il ripasso della Storia. Anche quella legata al fenomeno del tempo libero e del divertimento. La musica e il calcio, per esempio.

    Due soggetti, musica e calcio appunto, la cui valenza è anche innegabilmente culturale e tra le cui pieghe è possibile individuare l’esistenza di autentici e immortali capolavori. Il 1971, cioè la bellezza di quarantacinque anni fa, vedevano la luce terrestre un paio di “totem” oggi ancora ben dritti e solidi. Una ricorrenza fa capo a ieri quando, era l’otto di ottobre, nei negozi di dischi di tutto il pianeta usciva ancora in vinile una canzone che ancora adesso viene considerata come l’opera “leggera” più bella di tutti i tempi. La voce era quella dello stesso autore del brano. Quella di John Lennon l’ex braccio e mente, insieme con Paul, dei mitici Beatles. Il titolo di quella poesia in musica era ”Imagine”. Sonorità delicate e oniriche per un testo visionario rispetto a ciò che avrebbe dovuto essere il mondo privo di guerre, prevaricazioni, sfruttamenti, fame, indigenza, violenza e persino religioni. Il mondo degli uomini, donne, bambini, animali e natura insomma. Oggi quelle strofe, al cui “scriptum” collaborò Yoko Ono la compagna di Lennon, sono più che mai attuali e andrebbero insegnate nelle scuole.

    Così come nelle scuole di calcio sarebbe utile che  i nuovi maestri proponessero racconti e filmati relativi ad un altro capolavoro del Novecento. Anche lui datato 1971 e più vecchio soltanto per pochi mesi rispetto alla nascita di “Imagine”. E’ del luglio di quell’anno la telefonata che, in partenza da Villa Frescot a Torino, all’alba tirò giù dal letto Giampiero Boniperti il quale si trovava a Forte dei Marmi in vacanza con la famiglia. Storica e semplice la frase pronunciata dal Gianni Agnelli al suo vecchio “capitano”: “Giampiero pensaci tu”. Alla Juventus e come presidente, naturalmente, il gioiello che per l’Avvocato rappresentava una delle poche occasioni di amore e divertimento autentici e che negli ultimi anni stava navigando a vista. Poche ore dopo, Boniperti entrava nella sede della società bianconera in Galleria San Federico a Torino. In quel preciso momento sulla tela bianca del quadro calcistico internazionale veniva impressa la prima pennellata di quello che sarebbe diventato un capolavoro senza tempo.

    Si inizia proprio da quel giorno e da quell’anno la storia della nuova e contemporanea Juventus le cui radici bonipertiane sono ancora infossate e ben vive nel terreno del successo. Figure ingiallite un poco, forse, ma egualmente ben stampate nella memoria. Quella di Italo Allodi, il primo autentico manager in prestito al mondo del pallone. Quella di Cestmir Vycpaleck, con il quale fu subito scudetto, e quelle successive di Carlo Parola detto “Nuccio Gauloise” per via delle tante sigarette francesi e di Armando Picchi andatosene troppo in fretta e troppo presto. Quelle di Capello, Anastasi, Spinosi, Haller, Salvadore e dei giovani emergenti come Furino, Cuccureddu, Morini e Causio che sarebbero diventati lo zoccolo duro di quella che, con l’arrivo di Giovanni Trapattoni sarebbe diventata l’indiscussa Signora degli scudetti e delle Coppe messa in difficoltà, soltanto per un momento, dall’orgoglio granata del Toro di Gigi Radice e dei fenomeni Pecci-Sala-Pulici-Graziani.

    Ecco, due capolavori per due storie del Novecento. Che sembra ieri.

    Altre Notizie