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  • 50 anni fa Italia-Germania 4-3: io c'ero, nella notte in cui Che Guevara lasciò il posto a Rivera. Voi come l'avete vissuta?

    50 anni fa Italia-Germania 4-3: io c'ero, nella notte in cui Che Guevara lasciò il posto a Rivera. Voi come l'avete vissuta?

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Le immagini sono lontane di cinquant’anni. Eppure non hanno perso nulla della loro nitidezza e del fascino originale. Ad un tratto, nel corteo composto da migliaia di giovani che sfilava lungo Corso Buenos Aires a Milano, in mezzo alle bandiere rosse e accanto alla gigantografia di Che Guevara che campeggiava sullo striscione “Movimento Studentesco”, comparvero un vessillo tricolore e la fotografia di Gianni Rivera. Chi protestava venne zittito. Insomma, non si vive di solo pane e rivoluzione.

    Il Settanta, inteso come anno, sorprese l’Italia intera sospesa sull’orlo di un crinale. Da un lato la “fuffa” di una società che si aggrappava a modelli anti-storici o addirittura nostalgici, pronta a sposare le idee golpiste di Borghese e a difendere la torre d’avorio nella quale era asserragliato il peggio della politica democristiana e dei servizi deviati. Dall’altro un grande prato verde dove i sognatori di un mondo nuovo tentavano di coltivare quello che forse era il fiore di un’utopia per la cui realizzazione, in ogni caso, valeva la pena lottare. Nessuno di noi del “Movimento” poteva ancora immaginare che la "fantasia al potere" si sarebbe trasformata e deteriorata fino a diventare "lotta armata".
     
    La politica, vista con gli occhi di allora, possedeva il volto pulito della democrazia autentica e del progresso sociale e culturale per tutte le classi senza distinzione. Cercare di arrivarci era un lavoro lungo che assorbiva, fisicamente e intellettualmente, le intere giornate. Spazio per altro ne restava poco o niente. Neppure per il calcio che pure rappresentava la seconda passione del momento.

    Eppure quella notte del 17 giugno 1970, senza la necessità di alcuna convocazione, ci ritrovammo almeno in un centinaio nell’aula di sociologia della Statale di Milano. C’era anche Mario Capanna. Il che mi stupì non poco ricordando che era stato proprio lui a criticare i "compagni i quali sono andati a fare casino in piazza dopo la vittoria dell’Italia agli Europei". Evidentemente anche per il leader studentesco il Mondiale possedeva una valenza irrinunciabile. A mezzanotte, per la prima volta nella storia della televisione, veniva trasmessa in bianco e nero una partita di pallone. Dall’Atzeca di Città del Messico nientemeno che Italia-Germania. L’evento che avrebbe fatto la Storia dando un senso di compiutezza anche alla teoria del sogno che può diventare realtà mandando "la classe operaia in Paradiso". Sì perché, calcisticamente ragionando, gli azzurri di Valcareggi erano gi "operai" se rapportati alla noblesse teutonica del pallone. Un motivo in più per rendere godibile e appassionata quella riunione, praticamente clandestina, di noi militanti.

    Come finì lo sanno anche i sassi. Oggi i ragazzi di ieri sono quelli ai quali il Covid-19 può essere fatale. Anziani nonni ed ex illusi adesso sempre più delusi perché, malgrado quelle lotte combattute con onestà intellettuale e probabilmente con ingenuità, ciò che poteva essere non è stato per svariate ragioni. Sicchè, per stemperare la malinconia, può essere utile rivedere e rivivere quelle immagini  chiedendoci "dove eravamo quella notte dei miracoli?". E allora benedetto sia il "compagno" che, nel corteo del giorno successivo a Italia-Germania 4 a 3, ebbe il coraggio di affiancare a quella  “Che” la fotografia di Gianni Rivera. Bene o male anche lui dimostrò diessere un rivoluzionario.

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