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  • Atalantamania: gioca la Dea, segna Milan, vince l’'Udinese'

    Atalantamania: gioca la Dea, segna Milan, vince l’'Udinese'

    • Marina Belotti
    E l’Inter? L’Inter fa come le piccole di fronte all’Atalanta: pullman e via di catenaccio. Ma, rispetto alla banda di Gotti a metà classifica, al primo e unico tiro in porta della ripresa la capolista buca la rete. Si vince così il campionato italiano, senza dominare né giocare, schierati bassi, lanci lunghi e qualche contropiede? Probabilmente sì. Alla fine, Conte dixit, ci si ricorderà della squadra che ha vinto lo scudetto, non certo della seconda in classifica e, probabilmente, nemmeno di quella che ha giocato meglio di tutte. Ma in Europa, per fortuna, la storia è un’altra, e l’Atalanta ha ancora tempo per scriverla.  
     
    REAL TEST- Alla fine, come era prevedibile, tra i due migliori attacchi ha vinto chi ha saputo difendere meglio, sfruttando la retroguardia per battere l’ultimo uomo. Forza e fisicità non sono mancate e, a una settimana dal Real, l’Atalanta ha di che caricarsi. Il rammarico e la rabbia resta ma possono servire per acciuffare i 3 punti venerdì, per niente scontati contro lo Spezia di cui alla prima riga, e credere nell’impresa spagnola grazie alla consapevolezza acquisita a San Siro. Quella di meritare per qualità e abilità e di raccogliere, finalmente, qualcosa di concreto. Come con il Real Madrid, è solo un episodio a decidere il match: non un rosso questa volta, ma il caos post-corner quando la Dea, messa all’angolo, ne aveva sprecati altri due. Nel primo tempo tutta sulla sinistra, nel secondo sulla fascia destra, all’Atalanta è mancato sempre il guizzo dell’ultimo passaggio. Ma dei bellissimi uno-due Pessina-Gosens rimane solo l’eco di un applauso.
     
    DJIMSIT-DOWN LUKAKU- Ho perso il conto di quante volte Zapata ha raddoppiato Skriniar, e purtroppo anche di quelle in cui dolori muscolari o guai al ginocchio gli hanno fatto alzare bandiera bianca prima del 90’. Altrimenti, chissà se in coppia con Muriel i Double Decker sarebbero bastati. Che tunnel Freuler a Brozovic, che scambi di sovrapposizioni Maehle-Toloi su Perisic e Bastoni (caro Alessandro, quella trattenuta su Romero…). Che intensità e dinamismo de Roon su Barella. E povero Hakimi, gli si è rotta la freccia a furia di star dietro a Gosens. Ma la Palma va a chi è stato oBerato del compito più scomodo: Berat Djimsiti, che ha annullato Lukaku almeno come Romero aveva fatto con Ibra sei settimane fa. Ci si aspettava un incrocio tra il goleador nerazzurro e lo juventino- che comunque riesce a negargli un gol, impegnato sul fronte Lautaro-invece ecco l’albanese che non ti aspetti, con la sua prestanza che a volte sì, cicca, ma poi recupera sempre con lucidità e velocità sul filo del rasosio. Romero-Djimsiti e capitan Toloi che copre pure il ruolo di Freuler: e dire che un anno fa la difesa era il punto debole di questa Dea!
     
    MALINOVSKYI E LA MALIZIA- La gara scivola via-ma anche Toloi e colleghi, cosa c’era sul campo?- fino al cambio Malinovskyi-Ilicic. Lì qualcosa è andato storto, l’ucraino danzava dalla mediana e prendeva il tempo a Vidal, Ilicic perdeva qualche sfera di troppo. Ma, senza quell’episodio, la gara si sarebbe freezata sullo 0-0, l’Inter era crollata fisicamente sotto il dominio del gioco orobico. Il migliore in campo, a fine match, è stato Handanovic, per dire. Ma sono la cattiveria e la malizia delle grandi quei ‘dettagli’ di cui parla mister Gasp che mancano all’Atalanta. Cinismo e furbizia, sotto porta e non solo. Queste qualità impariamole dall’Inter, perché alla fine chi vince ha sempre ragione e scrive la storia. Gli altri, fanno solo un buon campionato.

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